Ebola: l’OMS sotto accusa per i suoi ritardi

Una settimana prima dell’appuntamento annuale degli Stati membri dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), un gruppo di esperti mandati dall’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite), ha denunciato le défaillances dell’organizzazione internazionale nella gestione dell’epidemia africana, che ha provocato la morte di oltre 11 000 persone

“Non capiamo perché gli avvisi precoci” lanciati tra maggio e giugno 2014 “non hanno ricevuto una risposta effettiva e adeguata”, scrivono gli esperti nel loro rapporto preliminare, dopo due mesi d’inchiesta. L’epidemia di Ebola, una febbre emorragica pericolosissima, si è rapidamente propagata dalla Guinea ai due paesi confinanti, la Sierra Leone e la Liberia, a un ritmo esponenziale, con centinaia di casi al mese. L’OMS ha lanciato l’allarme soltanto nell’agosto del 2014, scatenando di fatto, un’urgenza sanitaria mondiale, dopo gli allarmi proliferati dalle Ong come Medici Senza Frontiere.
Inoltre, l’OMS ”non ha cercato il sostegno di altre agenzie dell’ONU” dell’Ong specializzate. Se ciò è stato fatto a uno stadio precoce, avrebbe potuto evitare la crisi che ha determinato la necessità della creazione di un’altra struttura, la Missione delle Nazioni Unite per la lotta contro Ebola (UNMEER), indica il rapporto.
Il rapporto degli esperti, che sarà pubblicato nella sua versione definitiva il prossimo giugno, non si pronuncia sulla responsabilità della direttrice generale dell’OMS, la dottoressa Margaret Chan, durante la gestione della crisi.
A year on from #Ebola, why infectious diseases still pose a risk to the whole world http://t.co/WirvAiucMe pic.twitter.com/vsGCH5eJww
— BBC News (World) (@BBCWorld) 10 Maggio 2015
Intervistata su questo soggetto durante una conferenza stampa lunedì a Ginevra, Barbara Stocking, presidente di un gruppo di esperti, ha risposto che “occorre essere prudenti, la responsabilità non può cadere su una sola persona, non abbiamo capito che in questo caso, l’epidemia di Ebola era diversa dalle altre”. Il rapporto contiene anche proposte concrete. Raccomanda il rinforzo delle capacità operative dell’OMS. Gli Stati membri sono invitati a mettere in piedi un fondo d’emergenza così come una forza internazionale di intervento sanitario che possa essere immediatamente mobilitata.

L’OMS deve anche organizzare un team multidisciplinare che sarà privato delle proprie funzioni per rispondete all’emergenza. Si rende necessaria, inoltre, anche una struttura di comando chiaro presso l’agenzia. Gli esperti raccomandano che il Consiglio esecutivo dell’OMS prenda una decisione prima di gennaio 2016. Tra i molteplici motivi del ritardo alla risposta della crisi umanitaria, la direttrice Stocking ha evocato i problemi dei cambiamenti di mentalità in Africa, specialmente le comunità che hanno praticato per anni, riti funebri in cui abbandonavano i corpi, favorendo così la diffusione del virus mortale.
Le Ong locali, avrebbero dovuto essere associate più rapidamente al lavoro degli esperti dell’OMS, secondo la stessa Stockings che ha guidato un gruppo di persone composto da 6 esperti il 9 marzo scorso, per fare luce sulla gestione della crisi Ebola attraverso l’OMS. Il rapporto di oggi, è indirizzato agli Stati membri dell’OMS, che si riuniranno nell’Assemblea generale annuale la settimana prossima a Ginevra.
Questa volta ci siamo, l’epidemia è sotto controllo. Ci sarà “una coda”, pochi casi sporadici nel Paese, ma questa…
Posted by Gino Strada on Giovedì 16 aprile 2015
Ebola, sarà uno dei punti forti dell’assemblea 2015. Prima della visione del rapporto, gli esperti vogliono recarsi nel paese maggiormente colpito dall’epidemia per continuare la loro inchiesta. I paesi più toccati, il segretariato dell’OMS e la comunità internazionale sono in “ritardo” sull’espansione del virus Ebola, secondo le accuse degli esperti.
Il virus ha colpito tre paesi dell’Africa occidentale: la Guinea, la Sierra Leone e la Liberia. Tuttavia, la Liberia non è più considerata come paese coinvolto. Il virus ha ucciso 4 700 persone su 10 500 casi in soli 18 mesi.
Di Manuel Giannantonio
(Twitter@ManuManuelg85)
11 Maggio 2015