Perugia, Snowden via Skype: “Il mondo è il più grande sistema di oppressione dell’umanità”

La talpa del Datagate prende parte al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia via Skype insieme alla regista Laura Poitras. Partecipa dalla Russia dove si trova come rifugiato politico in seguito al mandato di cattura degli Stati Uniti emesso nei suoi confronti per le rivelazioni sul programma di sorveglianza della CIA. La sala dei Notari è colma per l’evento

PERUGIA – Edward Snowden nasce il 21 giugno 1983 a Elizabeth City nella Carolina del Nord, ma passa la sua infanzia nella città di Wilmington. Suo padre, Lonnie Snowden, originario della Pennsylvania, è un ex ufficiale della guardia costiera degli Stati Uniti. Sua madre, Wendy, originaria di Baltimora, Maryland, lavora alla corte federale del distretto. Ha una sorella più grande che fa l’avvocato.
Nel 1999, Edward trasloca con la sua famiglia a Ellicot City nel Maryland, dove studia informatica presso l’Anne Arundel Community College. A Crofton, dove abita, quasi tutti lavorano per l’esercito o la NSA (National Security Agency), il cui quartiere generale non è lontano da Fort Meade. Snowden è visibilmente molto intelligente anche se non si dimostra un buon studente: non riesce a finire gli studi. Suo padre spiega che il ragazzo è mancato per diversi mesi a scuola a causa di una malattia e ha finito per concludere gli studi con corsi online.
Avendo lavorato in una base militare in Giappone, Edward Snowden avrebbe avuto modo durante quell’occasione di sviluppare un forte interesse nei confronti della cultura giapponese e ha ammesso di aver una comprensione base del cinese mandarino essendo molto appassionato di arti marziali rivendicando il buddismo come propria religione. Prima di fuggire per Hong Kong Snowden si trovava nelle Hawaii a Honolulu.
Nel 2009, Edward lascia la CIA per lavorare con un fornitore privato della NSA in una base militare americana in Giappone. Il direttore della NSA, Keith B. Alexander ha confermato che Snowden ha lavorato per l’agenzia un anno prima di diventare consulente. Susseguentemente lavora per Booz Allen Hamilton per tre mesi in qualità di amministratore di sistemi per la NSA alle Hawaii.
Il ragazzo descrive la sua vita come molto confortevole, con uno stipendio annuale di circa 200 000 dollari prima del suo impiego con Bozz Allen Hamilton. In un’intervista con il quotidiano di Hong Kong “South China Morning Post”, realizzata il 12 giugno 2013, ma pubblicata soltanto il 25 giugno 2013, Snowden afferma di aver ricercato l’impiego con Booz Allen Hamilton al fine di raccogliere delle prove sulle attività della NSA: «Le mie funzioni mi davano accesso alle liste dei dispositivi [Computer, smartphone], notebook spiati attraverso il mondo dalla NSA». «È per questo che ho accettato questo posto».

Snowden lavora nelle Hawaii da un mese quando deruba delle informazioni ultra confidenziali grazie all’ausilio di una chiavetta USB. Trasporta in seguito i dati (con l’aiuto di quattro computer portatili) a Hong Kong, dove si rifugia dal 20 maggio 2013 al 23 giugno 2013, data della sua partenza verso la capitale russa. Il suo lavoro di amministratore di sistemi gli forniva un accesso facile ai metadati contenuti nei computer della NSA. Secondo l’autorevole ‘Los Angeles Times’, il tecnico sapeva perfettamente come sfuggire ai controlli di sicurezza destinati ad impedire qualsiasi download illegale di documenti ufficiali. Snowden è licenziato da Booz Allen Hamilton il 10 giugno 2013 per violazione del codice etico della politica aziendale.
Quando Edward lascia gli Stati Uniti nel maggio del 2013, dopo la perdita del suo lavoro che gli assicurava uno stile di vita privilegiato, lui spiega: “Sono pronto a sacrificare tutto ciò perché non posso lasciare che il governo americano distrugga la vita privata, la libertà di internet e le libertà essenziali delle persone del mondo intero con questo sistema enorme di sorveglianza che stanno gestendo segretamente”.
Dopo diversi giorni di attesa, il governo ecuadoregno, che ha già offerto asilo al cofondatore di Wikileaks Julian Assange, ha indirettamente rifiutato la sua richiesta. Nell’attesa, il ragazzo resta sospeso nella zona internazionale dell’aeroporto russo. Tuttavia, la talpa del Datagate non si da per vinta e presenta richieste in 20 ambasciate diverse. “Ed” chiede successivamente asilo a una ventina di paesi, gli Stati dell’Unione europea dovrebbero riservargli la migliore accoglienza perché se gli Stati Uniti sono uno dei paesi che portano più in alto l’ideale della libertà d’espressione, la loro attitudine è chiaramente contraria a quanto sostenuto nel primo emendamento della loro Costituzione.
Non ottenendo risposte da altri paesi, cinque settimane dopo il suo arrivo in terra russa, l’avvocato moscovita di Snowden gli accorda un asilo temporaneo della durata di un anno, rifiutandosi di svelare la località precisa scelta dal suo assistito. Da allora, sono state diverse le offerte di lavoro nei suoi confronti in Russia, dove ha dichiarato di volersi rifare una vita.
Oggi, Edward partecipa al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia via Skype dalla Russia. Il collegamento inizia dopo le 18H:00 nella sala dei notari. La connessione si avvia. Eccolo lì, l’uomo più ricercato d’America che ci guarda dal suo dispositivo. Appare rilassato, sereno. Risponde con un sorriso all’applauso della sala dei Notari colma.

Quando il suo volto appare sul maxischermo della Sala, gremita come non mai, si leva un lungo applauso, e lui risponde con un sorriso, ringraziando. Vederlo lì, su quello schermo fa un certo effetto. La gola profonda più ricercata dalla NSA dichiara subito la motivazione per cui ha accettato di partecipare al Festival ideato dai giornalisti Arianna Ciccone e Chris Potter: “Il giornalismo – sostiene – è una delle armi più efficaci che abbiamo, forse l’unica. I governi non si riformeranno da soli, il potere non funziona così”. Introducendo l’Italia nella questione dello spionaggio Snowden dice: “Non è un segreto che l’intelligence italiana e americana lavorino a stretto contatto. Il rapporto è solido e segreto. Magari i premier non conoscono i dettagli perché non vogliono saperli, ma devono rispondere alle domande, perché la gente si chiede perché non rispondono”.
L’ex tecnico della CIA, inoltre, fotografa l’attuale situazione che non definisce certo rassicurante: “I politici credono che tutto sia lecito per garantire la sicurezza, ma la sorveglianza di massa è inefficace contro il terrorismo. In Francia questi sistemi sono stati legalizzati prima che avvenisse l’attacco a Charlie Hebdo, ma questo non ha impedito la strage. Lo stesso è avvenuto in Canada e Usa. Essere perfettamente al sicuro non vale a nulla, se non siamo liberi”.
Il mondo dunque, secondo la sua visione non è affatto al sicuro come vogliono farci credere. “È il più grande sistema di oppressione dell’umanità, ed esiste in più parti del mondo. Basta un capo di governo mal intenzionato e noi accenderemo questo sistema e non si potrà più tornare indietro. Dobbiamo agire subito, altrimenti potrebbe diventare sempre più difficile”.
Collegata con lui c’è anche Laura Poitras, giornalista e regista di “Citizenfour”, il documentario premio Oscar nell’apposita sezione, incentrato sulle modalità con le quali le informazioni di Snowden sono state rivelate al mondo. Laura via Skype si rivolge alla sala attenttissima: “Dall’uscita del documentario la mia vita è cambiata, ci è stato consigliato di evitare di viaggiare in Usa, ho dovuto vivere a Berlino e sono stata fermata più volte alla frontiera americana. Però quello che abbiamo pubblicato ci ha dato in qualche modo protezione”. “Spero con il mio lavoro di diffondere la consapevolezza della minaccia nei confronti della democrazia rappresentata dai sistemi di sorveglianza. Presto pubblicheremo altro materiale di Hong Kong (ultima tappa di Snowden prima dello stop in Russia). Noi registi dobbiamo saper concentrare tutto in pochi minuti, ma c’è ancora tanto materiale che merita di essere pubblicato.
Di Manuel Giannantonio
(Twitter@ManuManuelg85)
17 Aprile 2015