Sud Carolina, agente spara e uccide afroamericano disarmato
L’America, ancora scossa per i fatti di Ferguson dell’agosto 2014 e l’uccisione di un giovane afroamericano disarmato Michael Brown, da parte dell’agente di polizia Darren Wilson, è costretta ad affrontare un nuovo episodio di violenza.
Sabato scorso, a North Charleston, in Sud Carolina, l’agente di polizia Michael Thomas Slager ha sparato otto colpi di pistola ed ucciso il cinquantenne afroamericano Walter Lamer Scott.
L’agente, un uomo bianco di 33 anni, è stato fermato, incriminato per omicidio e immediatamente licenziato dal corpo di polizia.
Poco chiara la dinamica dell’accaduto che, in un primo momento, era stato giustificato da Slager come un atto di legittima difesa contro Scott, il quale, secondo il racconto dell’uomo, avrebbe tentato di sottrargli il taser, la pistola elettrica fornita agli agenti di polizia. Le parole di Slager verrebbero però smentite dal video registrato con un telefono cellulare da un testimone ancora ignoto, che avrebbe poi consegnato le immagini ai familiari della vittima. Il video in questione, reso noto dal New York Times, mostra con chiarezza il poliziotto mentre spara ripetutamente in direzione di Scott, colpendolo alle spalle e rendendogli vana la fuga. Solo un breve confronto tra i due uomini, precede gli spari. Slager si avvicina poi all’uomo a terra e lo ammanetta per poi tornare nel punto in cui aveva iniziato a sparare, afferrare un oggetto –probabilmente il taser- e in un secondo momento, dopo essersi accostato di nuovo a Scott, posizionare il taser accanto al corpo dell’afroamericano, ormai immobile. Nessuno dei colleghi del poliziotto, sopraggiunti in seguito, avrebbe praticato manovre di soccorso o avrebbe tentato di aiutare l’uomo a terra.
A scatenare l’evento pare essere stato un banale controllo stradale: l’agente Slager avrebbe fermato Scott, alla guida di una Mercedes, per un fanalino guasto. Sarebbe poi iniziata una discussione fra i due, degenerata infine in sparatoria. Non è chiaro se le ragioni della fuga dell’uomo vadano ricercate nel mancato pagamento del mantenimento dei figli e nel timore di tornare in prigione.
Il fratello della vittima fa sapere che Scott aveva servito nella Guardia costiera statunitense per due anni e che non avrebbe mai tentato di sottrarre il taser all’agente. Questa invece la testimonianza disperata del padre dell’uomo ucciso, dopo aver visionato il video e i colpi di Slager contro il figlio: «Era come se cercasse di uccidere un cervo in fuga nella foresta». Chris Stewart, legale della famiglia Scott, ha reso nota la volontà della famiglia di avviare una causa contro Slager, il dipartimento di polizia e la città, per violazione dei diritti civili.
Keith Summey e Eddie Driggers, rispettivamente, sindaco della città di North Charleston e capo della Polizia della città, hanno indetto una conferenza stampa nell’immediato, per esprimere cordoglio e vicinanza alle famiglie della vittima e del poliziotto incriminato e per tentare di evitare nuove polemiche sull’operato della polizia. La conferenza stampa è però stata interrotta varie volte dalle grida delle persone radunate fuori «Niente pace senza giustizia!», sintomo di insofferenza, indignazione e bisogno di giustizia e cambiamento. Si cerca dunque di schivare la questione razziale, di spazzare via le controversie, ma è lampante la somiglianza tra i fatti di Ferguson e gli eventi più recenti: dunque, Stati Uniti, luogo per eccellenza di libertà e di civiltà, ancora amaramente imbrigliati nell’ennesimo episodio di violenza e, presumibilmente, di discriminazione razziale.
Michela Maggi
9 aprile 2015