Pena di morte: abolizione vittima del terrorismo
Amnesty International pubblica oggi il rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo. I risultati segnano un passo indietro segnato dal terrorismo che s’insinua come nemico nella lotta alla pena capitale
Un quarto di esecuzioni in più e un altro in meno. Questa la doppia lezione che emerge dall’ultimo bilancio redatto da Amnesty International per l’anno 2014.
L’organizzazione dei diritti dell’uomo stipula due cifre: 2 466 condanne pronunciate e 607 esecuzioni recensite. Queste cifre sono la testimonianza di una realtà poiché le statistiche fornite da alcuni paesi come la Cina non sono attendibili al 100%.
Questa sensazione è corroborata dai numeri. L’ONG pubblica ogni anno il proprio rapporto dal 1977. All’epoca, solo nove paesi abolirono la pena di morte. Contrariamente a quanto sperato dagli organizzatori del bilancio, alcuni paesi hanno visto crescere il numero di condanne nel 2014. È il caso dell’Egitto dove, nello spazio di un solo anno, le esecuzioni sono aumentate da 109 a 509, parallelamente alla repressione del nuovo regime militare contro i terroristi e i Fratelli musulmani, cacciati dal potere. Stessa drammatica tendenza in Nigeria, dove il potere conduce una lotta violentissima contro i terroristi di Boko Haram (che significa letteralmente ‘la cultura occidentale è peccato’) e altre organizzazioni terroriste.
Questi due esempi ai quali potremmo aggiungere quello del Pakistan, evidenziano come chiaramente alcune esecuzioni giustificate dalla lotta al terrorismo hanno avuto un impatto immediato.
L’interrogativo a questo punto è lecito: la pena di morte rende più efficace la lotta al terrorismo? «Non ci sono prove che la pena di morte possa commettere altri crimini», afferma Audrey Gaughram, direttrice delle tematiche mondiali di Amnesty.
“There is no justice in killing in the name of justice.” -Desmond Tutu. We can live without the #DeathPenalty! pic.twitter.com/8WwtebWIbR
— AmnestyInternational (@amnesty) 26 Marzo 2015
Il rapporto 2014 riporta anche un’altra verità. La criminalità, il terrorismo, rischiano, culturalmente, di interrompere vedi peggiorare, la lotta contro l’abolizione. Situazione che vede svanire alcuni degli sforzi degli ultimi trent’anni di progressi del diritto internazionale.
Di Manuel Giannantonio
(Twitter@ManuManuelg85)
1 Aprile