Schianto Germanwings: Andreas Lubitz era affetto da tendenze suicide e distrutto dalla fine della sua storia sentimentale
Secondo il procuratore generale di Düsseldorf, Christophe Kumpa, il copilota dell’Airbus A320 della Germanwings, manifestò, prima di intraprendere la professione di pilota, tendenze suicide seguite dalla psicoterapia
DUSSELDORF – Continuano le ricerche sul passato del giovane tedesco autore della terribile strage del volo A320 della Germanwings. Emergono nuovi dettagli sulle caratteristiche dei suoi problemi di natura psicologica ampiamente riscontrati in diverse occasioni. Il trattamento al quale si sottopose Andreas per la licenza, diede esito positivo. Andreas Lubitz ottenne così la licenza di pilota. Durante le ultime visite mediche sostenute “il ragazzo non si presentava come un pericoloso suicida e non manifestava aggressività verso gli altri”. La clinica universitaria di Düsseldorf ha trasmesso lunedì mattina il dossier medico del pilota alla compagnia. La struttura universitaria in questione vanta un dipartimento incaricato dei problemi oculari e i problemi di vista di Andreas Lubitz spiegano le ultime consultazioni. Questi problemi avrebbero potuto essere di origine psicosomatica o legati agli effetti collaterali dei psicofarmaci assunti dal ragazzo.
Secondo il giornale tedesco “Bild”, la fidanzata di Andreas Lubitz, insegnante di matematica incinta, avrebbe rivelato agli alunni della sua classe, due settimane fa, che voleva sposarsi. Con ogni probabilità non l’aveva riferito ad Andreas. La loro relazione, infatti, stava concludendosi poiché si prendeva troppe libertà con il suo trattamento a base di antidepressivi. Cosa che l’avrebbe reso irascibile e imprevedibile. La rottura del loro rapporto è il motivo per cui il ragazzo ha acquistato due automobili (una per entrambi), mettendo in atto l’ultimo disperato tentativo di recuperare la loro storia. Un altro fattore di stress che indubbiamente ha contribuito a far traboccare il vaso. L’inchiesta prosegue ma per ora non ha fornito nessun elemento pratico riconducibile al folle gesto come una lettera o un messaggio.
Contattata dallo stesso giornale teutonico, la zia di Lubitz, Brigitte.W, 79 anni, deplora il fatto che suo nipote abbia “deciso di mandare l’aereo contro il fianco della montagna. Per la famiglia è difficile vivere questa situazione”. Descrive un figlio “modello che andava a trovare i nonni quando atterrava a Monaco. Non ho mai saputo nulla dei suoi problemi psichici né dei problemi agli occhi. Alle feste di famiglia era gioioso e non parlava mai dello stress da lavoro”. Eppure, Lubitz era effettivamente malato, la reale natura dei suoi problemi di salute, i suoi problemi psicologici, restano ancora in parte ignoti, in ragione del segreto professionale.
L’inchiesta è condotta dal rappresentante del pubblico ministero tedesco. Più di un centinaio di investigatori della commissione speciale “Alpes” sono all’opera. La priorità, è quella di accedere rapidamente alla lista del DNA dei passeggeri tedeschi, al fine di rendere possibile il confronto con i resti rinvenuti sul luogo del dramma. I punti interrogativi su questo dramma umano, in cui hanno perso la vita 150 persone, sono davvero tanti. Ma resta difficile accettare che 149 passeggeri innocenti abbiano dovuto essere trascinati nell’angoscia e nella depressione di un uomo che si è portato via con la sua vita altre anime del tutto estranee alla sua vicenda. Resta clamoroso quanto inaccettabile che uomo che aveva manifestato tendenze suicide evidenti, catalogato dalla compagnia per la quale lavorava come a rischio (il brevetto era contrassegnato dalla sigla SIC, acronimo che indica la necessità di controlli medici periodici, ndr), potesse trovarsi alla guida di un aereo. Inoltre, causa certificato medico, Andreas quel maledetto giorno non doveva nemmeno trovarsi a bordo. Molti esperti che hanno rilasciato interviste sull’incidente, concordano sul fatto che nessun medico avrebbe effettivamente rilasciato un’idoneità di volo a un soggetto con simili precedenti.
Questione risarcimenti:
La Convenzione di Montreal del 1999, stabilisce che le compagnie aeree sono direttamente responsabili in caso di morte o ferimento accidentale su voli internazionali e devono risarcire le famiglie degli interessati fino a circa 170 000 dollari a vittima. Il caso di Germanwings però costituisce un fatto inedito e cambia le carte in tavola in quanto il pilota ha deliberatamente provocato la precipitazione del velivolo.
Di Manuel Giannantonio
(Twitter@ManuManuelg85)
31 Marzo 2015