Yemen, kamikaze contro moschee sciite fanno 130 morti
I primi sospetti ricadono su Al Qaeda ma ISIS rivendica gli attentati su Twitter.
SANA’A – Sono stati cinque gli attentatori che oggi hanno scosso lo Yemen causando almeno 130 vittime e 350 feriti, stando alle prime stime provvisorie delle autorità locali e dei media internazionali.
I bersagli sono state le moschee sciite dei gruppi Houti che proprio oggi, venerdì, erano affollate essendo giorno di preghiera collettiva.
Il primo kamikaze si è fatto esplodere nella moschea di Badr nella capitale, a cui ha fatto subito seguito un secondo attentatore che ha colpito la folla in fuga mentre usciva dall’edificio. Mezzora più tardi con le stesse modalità (un uomo all’interno e uno all’esterno, stavolta con un’auto-bomba) è stata attaccata anche la moschea di Hashoush. Nel frattempo un quinto attentato a Sa’da, nel nord del Paese, è stato sventato causando la morte del solo kamikaze prima che potesse farsi esplodere. Le moschee a Sana’a erano luoghi di culto sciiti frequentati dagli Houthi, mentre Sa’da è una roccaforte sciita nello Yemen del nord.
Secondo una fonte medica tra le vittime ci sarebbe un importante imam Houthi, Al Muhatwari, rimasto ucciso nella moschea di Badr.
I sospetti: Al Qaeda e Califfato – I primi sospetti si sono diretti subito verso Aqpa, la branca yemenita di Al Qaeda (sunnita), ritenuta tra le più violente e pericolose. Le modalità dell’attentato infatti sembravano di stampo qaedista ed erano avvalorate anche da motivazioni politiche per il controllo del territorio dopo il colpo di stato che ha portato al potere gli Houthi due mesi fa.
Ma alcune ore dopo il sito Site Intelligenge Group (che monitora le attività online dei jihadisti) ha reso note le rivendicazioni dell’attentato da parte dello Stato Islamico.
Il gruppo Wilayat al-Yemen (un gruppo terroristico associato allo Stato Islamico e costituito pochi mesi fa) ha infatti diffuso tramite Twitter, da un account considerato attendibile, una nota intitolata “Rivendicazione dell’operazione di martirio in Yemen”. Si tratterebbe del primo attentato nel Paese da parte dello Stato Islamico.
Reazioni USA, UE, ONU – Washington però è cauto prima di associare il Califfato con gli attentati. Josh Earnest, un portavoce, ha infatti dichiarato che “spesso ISIS si è attribuito attentati per puri fini propagandistici”. Ha poi continuato sostenendo che gli USA stanno investigando sulla eventuale matrice degli attacchi e che da Washington non arriva nessuna conferma circa il coinvolgimento dell’ISIS.
Ban Ki-Moon, Segretario Generale dell’ONU condanna fermamente gli attentati e chiede alle parti coinvolte di “esercitare moderazione e rispettare gli impegni per risolvere le divergenze in maniera pacifica e impegnarsi nei negoziati facilitati dalle Nazioni Unite”.
Stessa linea seguita anche da Federica Mogherini, lady PESC della UE: “Gli attentati e i combattimenti mirano a far deragliare il processo di transizione del Paese”. E conclude invitando tutti a tornare al dialogo e ai negoziati.
Yemen nel caos – Il Paese adesso si trova in una situazione senza precedenti dal punto di vista politico. Gli sciiti Houthi (che sono sempre stati esclusi dalla vita politica dalla maggioranza sunnita) infatti hanno preso il controllo della capitale Sana’a gradualmente tra settembre e gennaio deponendo anche il presidente sunnita Mansour Hadi con un colpo di stato due mesi fa. E da allora Mansour (dopo essere evaso dagli arresti domiciliari forzati) si è rifugiato ad Aden (principale città e porto nel sud dello Yemen) dichiarando di essere il legittimo presidente dello Yemen, ma senza avere de facto alcun potere nel nord controllato dagli sciiti. E proprio ad Aden giusto ieri si sono verificati scontri che hanno paralizzato l’aeroporto e raid aerei da parte degli Houthi sopra la città per colpire il palazzo presidenziale che hanno costretto le forze sunnite ad usare la contraerea.
La paura principale degli USa e dell’Occidente ora è che, in un simile caos politico e in mancanza di un leader in grado di unificare le varie fazioni, lo Yemen possa diventare una roccaforte del terrorismo internazionale e offrire rifugio non solo all’ala yemenita di Al Qaeda (Aqap, che gli USA considerano come una delle più pericolose organizzazioni terroristiche globali) ma anche a gruppi legati al Califfato e allo Stato Islamico.
Andrea Speziale
20 marzo 2015