Israele al voto, duello tra Netanyahu e Herzog-Livni
ISRAELE — Giornata di elezioni legislative per Israele. Chiamata al voto per circa 5,9 milioni di cittadini che oggi dovranno decidere a chi affidare il nuovo Parlamento; di questi, l’80% è costituito da ebrei, il 15% di arabi (musulmani, cristiani e drusi) e il 5% da altri.
I seggi sono stati aperti alle 7:00 (le 6:00 in Italia) e chiuderanno alle 22:00 (le 21:00 da noi); l’attuale Premier Benjamin Netanyahu, leader del partito di destra Likud, è stato tra i primi a recarsi alle urne per quella che sarà la ventesima legislatura dello Stato ebraico.
In corsa ci sono venticinque partiti, ma a giocarsi i centoventi seggi della Knesset, il parlamento monocamerale di Israele, sono appunto il Likud di Bibi Netanyahu e la coalizione di centrosinistra del laburista moderato Isaac Herzog e della pacifista di centro Tzipi Livni, che arriva però dalla destra più profonda avendo genitori che erano militanti dell’Irgun, il sionismo più reazionario. Dopo aver votato a Tel Aviv, la Livni ha dichiarato di voler rinunciare all’alternanza per la premiership per facilitare la formazione della coalizione: «Io ed Herzog siamo alleati. Il nostro obiettivo è di rimpiazzare Netanyahu, non la poltrona».
I sondaggi danno come probabile vincente il duo Herzog-Livni, ma Netanyahu non dà segnali di preoccuparsene, anzi rimane convinto della sua vittoria e di un nuovo suo Governo in coalizione con il partito di Naftali Bennett, attuale Ministro dell’Economia favorevole a nuovi insediamenti: «Se i risultati delle elezioni parlamentari saranno quelli che mi aspetto, chiamerò subito il leader del partito Casa ebraica (Benett ndr) per formare un governo di unità. Non vi sarà nessun governo con i laburisti, io formerò un governo nazionalista», affermando che «se sarò premier io, non nascerà uno Stato palestinese. Costruiremo migliaia di case in Giudea e Samaria, nessun terrorista sarà più scarcerato».
Stessa certezza che si legge anche nelle dichiarazioni dell’avversario Herzog, certo di uscire vincente dalla giornata di oggi: «La scelta oggi è fra il cambiamento e la speranza, oppure la demoralizzazione e la delusione».
L’ex premier laburista Ehud Barak ha dato pubblicamente il suo sostegno a Herzog: «Una persona saggia, di esperienza e responsabile», come anche l’ex presidente israeliano e premio Nobel per la pace Shimon Peres, che ha avuto parole di plauso nei suoi confronti.
L’atmosfera che si respira nei corridoi del quartier generale dell’Unione Sionista, la colazione di centrosinistra di Herzog-Livni, situato al 53 di Ygal Allon, rende esattamente il pensiero portato avanti in campagna elettorale: «Il governo è come una canottiera. Se non lo cambi, puzza», dove la canottiera è Netanyahu, a capo del Governo ininterrottamente da sei anni.
Per convincere gli elettori ad andare a votare e avere quindi la possibilità di battere l’attuale Premier, è nata una startup politica V-15, la cui sede è in un appartamento di Tel Aviv. Una delle fondatrici è Polly Bronstein, vicepresidente del movimento pacifista OneVoice, dice: «Noi non diciamo alla gente per chi votare ma di andare a votare. Tre mesi fa, quando ha annunciato le elezioni anticipate, nessuno pensava che potesse essere battuto. Per la gente Bibi era una forza della natura contro la quale non c’era niente da fare, votava per lui anche chi lo temeva o lo detestava», ma « non è possibile avere un primo ministro che ha cattive relazioni con tutti i governi del mondo».
Anche se la coalizione Herzog-Livni sembra avere il giusto connubio per vincere, anche leggendo le percentuali dei sondaggi che danno tra i 24 e i 26 seggi allUnione Sionista contro i 20-23 seggi del Likud, Netanyahu potrebbe perdere le elezioni ma riuscire comunque a vincere la coalizione per il suo quarto mandato, il terzo consecutivo, grazie all’aiuto dei partiti minori della destra.
Paola Mattavelli
17 marzo 2015