Stati Uniti: Darren Wilson ritenuto non colpevole per l’omicidio di Michael Brown
Il tribunale di Ferguson ha concluso che “non ci sono ragioni sufficienti per incriminare il Sig. Darren Wilson”, autore degli spari che uccisero il 9 agosto Michael Brown. Una decisione che ha suscitato la collera di questa città del Missouri e del paese. Una collera che rischia di deflagrare in violenza nelle periferie.
Saint Louis – Durante la conferenza stampa che ha reso pubblica la notizia, il procuratore McCulloch ha elencato le ragioni che hanno portato a questa scelta. Il suo ruolo, come lo ricorda l’autorevole The New York Times, non era quello di determinare la colpevolezza di Darren Wilson, ma di giudicare se vi erano prove sufficienti per giustificare la sua condanna.
Dopo l’analisi delle testimonianze di 70 persone, il risultato del medico legale e la lettura di centinaia di documenti, tra i quali il resoconto dell’autopsia e la produzione mediatica sul caso, il gran giurì ha stimato che nessun elemento permette di affermare che si trattasse di un atto qualificabile come volontario o come omicidio.
Questa considerazione aggrava la posizione della difesa che sosteneva che il giovane afroamericano non fosse armato. Se questa trascrizione contiene numerose informazioni che chiariscono lo svolgimento degli eventi, agevola secondo alcuni la posizione del poliziotto.
Darren Wilson, che pattugliava nel quartiere, spiega di aver intuito, vedendo Michael Brown accompagnato da un altro ragazzo, che si trattassero di due ladri precedentemente segnalati. Decide quindi di interpellarli chiedendo loro di avvicinarsi. “Cosa vuoi?”, avrebbe risposto seccato il giovane Brown, che gli avrebbe chiuso la porta della macchina in faccia.
Questa testimonianza corrobora la tesi finale di una prima provocazione da parte del ragazzo e non del poliziotto. Darren Wilson, dichiara inoltre la nascita di uno scontro fisico tra i due, evocando la legittima difesa. Secondo un testimone, Michael Brown avrebbe colpito il poliziotto che impugna la pistola e minaccia di fare fuoco. A questo punto il giovane avrebbe provocato verbalmente Darren che si è visto mettere le mani sulla sua pistola, come spiegato agli investigatori. L’uomo riprende il controllo dell’arma e spara. Brown viene ferito alla mano, come riportato dal Washington Post che ha pubblicato i risultati delle tre autopsie praticate sul corpo di Brown.
Brown tentò di colpire ancora Wilson prima di darsi alla fuga. Wilson lo insegue. Afferma di aver avvisato i colleghi via radio chiedendo rinforzi ma il dispositivo si è rotto nella colluttazione. Quando i due si trovano faccia a faccia per strada, Brown avrebbe iniziato a correre verso il poliziotto portando la mano sulla sua cintura. Spaventato della possibilità che potesse tirare fuori un’arma e dal fatto che il ragazzo continua a dirigersi verso di lui minaccioso senza prestargli ascolto, decide di sparare.
Photos show Officer Darren Wilson after Michael Brown shooting http://t.co/4pZRb98M9p pic.twitter.com/6dIUAlbnpq
— Bradd Jaffy (@BraddJaffy) 25 Novembre 2014
Secondo l’inchiesta, Wilson ha sparato due volte quando era in auto e dieci volte fuori dal veicolo. Un proiettile è stato ritrovato all’intero della macchina lato guidatore. L’altro non è stato ritrovato.
Gli esperti hanno ritrovato sangue e tracce di DNA di Brown in diversi luoghi:
• All’esterno della macchina lato guidatore
• All’interno della macchina
• Sulla gamba destra del pantalone di Darren Wilson, sul collo della camicia e sull’arma
Il poliziotto è stato oggetto di un esame medica dopo la sparatoria. Diversi testimoni hanno assicurato che la vittima aveva le mani in alto in sega di resa nel momento in cui il poliziotto ha sparato.
Secondo il procuratore, un certo numero di testimonianze non sono attendibili. Diversi testimoni oculari hanno affermato che Michael Brown è stato colpito alla schiena, dato che non trova conferma nell’autopsia del giovane. “Alcuni testimoni hanno cambiato la loro versione dei fatti mentre altri credono sinceramente che ciò che dicano sia vero”, ha spiegato Robert McCulloch, precisando che questa variazione di testimonianze ha complicato la ricostruzione dei fatti nelle prime ventiquattro ore successive.
Infine, il procuratore ha confermato le informazioni riportate dal Washington Post lo scorso ottobre, concernenti altre testimonianze. Secondo McCulloch, alcuni testimoni afroamericani hanno dichiarato che Brown minacciò effettivamente il poliziotto durante lo scontro, testimonianze che avvalorano la deposizione di Darren Wilson. Tuttavia, queste persone non avrebbero ammesso pubblicamente queste informazioni poiché spaventate dalle possibili rappresaglie.
Di Manuel Giannantonio
(Twitter@ManuManuelg85)
25 Novembre 2014