Gerusalemme: quattro israeliani uccisi in un attentato rivendicato da Hamas
Quattro israeliani sono stati uccisi martedì in un attacco all’interno di una sinagoga a Gerusalemme condotto da due palestinesi successivamente uccisi dalla polizia. L’attacco è senz’altro il più pesante da anni nella città già in preda a violenze quotidiane.
Gerusalemme – Il Primo ministro Benjamin Netanyahu ha stimato che questo attacco “è il risultato diretto delle incitazioni alla violenza condotte da Hamas e Mahmoud Habbas”, il Presidente palestinese. Netanyhau ha promesso di reagire con fermezza a questo omicidio di ebrei in una sinagoga, un atto raro che fa temere ulteriormente che le violenze cittadine possano mutare in degenerazione religiosa.
I due principali movimenti islamisti palestinesi, Hamas e la Jihad islamica, hanno rivendicato l’attentato. Una rivendicazione non avvenuta nell’immediato ma che ha comunque ferito nove persone, delle quali cinque si trovano in grave stato. L’attacco è stato perpetrato in un quartiere ortodosso situato nella parte ovest della città all’indomani di quello che i Palestinesi hanno denunciato come un “crimine razzista”.
La polizia israeliana ha chiuso il caso come suicidio, una versione contestata dal medico legale che ha esaminato il corpo di Youssef Ramouni, un Palestinese di Gerusalemme di 32 anni, padre di due bambini e “felice” secondo la famiglia che rifiuta categoricamente l’ipotesi suicidio. Dalla scoperta del suo corpo, la città Santa, entrata lo scorso giugno in ciclo di rappresaglie senza fine, è ulteriormente sotto tensione.
Mentre le tensioni si sono moltiplicate nelle ultime settimane, i Palestinesi denunciano le provocazioni e le numerose visite di estremisti ebraici, Hamas vede in questo attentato la giusta risposta ed evoca a continuare le operazioni mentre la Jihad ha qualificato l’attentato come una risposta naturale ai crimini dell’”occupante”. In un comunicato il Presidente Abbas ha condannato “l’omicidio di fedeli in preghiera in una sinagoga”. Il Presidente dovrà chiedere al Consiglio di sicurezza dell’ONU un calendario per la fine dell’occupazione dei Territori palestinesi, ha ripetuto martedì che “l’occupazione è la causa delle tensioni”.
Gli autori dell’attentato, originari di Jabel Mokabber, un quartiere in periferia di Gerusalemme, sono entrati nel momento della preghiera ebraica di mattina. Il ministro dell’Economia Nafali Bennett, capo del partito nazionalista religioso, Asilo ebraico, ha denunciato la responsabilità del Presidente palestinese. L’attacco è stato denunciato come un atto di una “brutalità insensata” dal capo della diplomazia americana John Kerry, in visita nella capitale londinese.
Di Manuel Giannantonio
(Twitter@ManuManuelg85)
18/ Novembre 2014