Lussemburgo: i segreti dell’evasione fiscale
Miliardi di euro di ricette fiscali svanite tramite accordi segreti. Più di 300 multinazionali coinvolte, tra le quali colossi dell’economia mondiale del calibro di Amazon, Apple, Heinz, Pepsi, Ikea, Deutsche Bank e altri.
Lussemburgo – In un’inchiesta realizzata con la collaborazione del consorzio giornalistico d’investigazione americana ICIJ (International Consortium of Investigative Journalist), e quaranta media stranieri tra i quali il The Guardian nel Regno Unito, lo Süddeutsche Zeitung in Germania, la televisione pubblica canadese Canadian Broadcasting Corporation, e l’Asahi Shimbun fiscal, il Lussemburgo è risultato, insieme ai Paesi Bassi e l’Irlanda, nel cuore di una polemica di vantaggi fiscali accordati alle grandi imprese. L’OCDE (Organizzazione di cooperazione e di sviluppo economico), incaricata dal G20 a lottare contro le pratiche di evasioni fiscali aggressive condotte dalle multinazionali, esercita forti pressioni su questo piccolo Stato dell’Unione Europea perché rinunci ai suoi dispositivi fiscali più controversi. Giudicati legali, risultano comunque nocivi. Privano gli Stati di ricette fiscali sostanziali in una realtà caratterizzata da un bilancio carente.
La commissione europea indaga dallo scorso giugno, sulle pratiche di un paese che ha edificato un regime fiscale su misura per questi grandi gruppi. Dalle sue ricerche stima che i vantaggi accordati ad alcune imprese siano potenzialmente assimilabili ad aiuti di Stato illegali. È nato un autentico braccio di ferro giuridico con il Lussemburgo.
Il prossimo summit dei capi di Stato e di governo, previsto a Brisbane, in Australia, il 15 e il 16 novembre, deve adottare un piano di lotta contro l’ottimizzazione fiscale aggressiva delle multinazionali.
L’ICIJ ha reso noto 28 000 pagini di accordi fiscali segreti datati dal 2002 al 2010 e firmati tra il gran duca del Lussemburgo e 340 grandi aziende. Questi documenti evidenziano come i giganti del cyberspazio e della finanza internazionale si appoggino a questo piccolo paese e alle sue morbide regole fiscali, ma anche le scappatoie sfruttate per amministrare e trasferire profitti esentasse o tassati lievemente.
Questi gruppi realizzano un miliardo di euro di economia ogni anno grazie alla creazione di una holding o di una filiale in Lussemburgo con pochissima attività. Gli accordi ricoprono delle operazioni di un’ampiezza e di una natura molto diversa. Si va dallo spostamento di una sede sociale in Lussemburgo alla creazione di entità ad hoc destinate a creare attivi ma anche a realizzare acquisizioni.
La presenza in questo paese di grandi multinazionali americane e le strategie di ottimizzazione che organizza sono conosciute da diversi anni. Tuttavia, i documenti fiscali raccolti ne evidenziano l’intera ampiezza. Provano l’ottimizzazione fiscale qualificata dagli esperti dell’OCDE. Tedeschi, svedesi, belgi sono molti i grandi gruppi investiti da questa ondata di rivelazioni. Il caso emblematico è certamente quello del colosso svedese Ikea. Sotto pressione, il Lussemburgo prevede di modificare le regole di concessioni fiscali l’anno prossimo con l’intento di rendere più trasparenti le operazioni fiscali e soprattutto armonizzarle. Il paese intende dunque perpetuare queste pratiche, conferendo forza di legge ad accordi per ora sprovvisti di valenza legale.
Di Manuel Giannantonio
(Twitter@ManuManuelg85)
11 Novembre 2014