Mitt Romney deve ancora convincere
Nel New Hamphsire, il repubblicano spera in una larga vittoria per non temere più i suoi rivali. “ Signor presidente, la smetta di dividere l’america!”, dichiara mentre la folla lo copre di applausi al grido di “ Mitt!, Mitt!, Mitt!”. Romney ribatte: “ Non possiamo accontentarci ancora per molto di avere alla casa bianca il presidente più pessimista che l’America abbia mai avuto, questo presidente se ne frega che voi siate in collera, la userà contro qualcun altro più ricco, questa non è l’america!”.
Ci troviamo nella contea di Exeter, nel sud-est del New Hamphsire, dove si è tenuto il meeting del candidato Mitt Romney, dato vincente dalla maggior parte dei sondaggi ( tra 35 e il 45% dei voti, più 20 punti di vantaggio nei confronti di Ron Paul stimato secondo dagli stessi sondaggi) alle presidenziali repubblicane. Ma l’uomo con la camicia rimboccata oltre le maniche che sta riscaldando la sala non è l’ex governatore del Massasuchets. Si tratta del governatore del New Jersey Chris Christie, un uomo di grossa statura, carismatico e conosciuto per la terapia dell’austerità che ha imposto al proprio stato. Si trova lì per sostenere Romney, pertanto l’uomo della provvidenza sognato dai conservatori sembra essere proprio lui. Il discorso che ha effettuato il candidato Romney qualche minuto prima colpisce per le frasi fatte di contrasti quasi imbarazzanti. Sostanzialmente ripete parola per parola ciò che era stato già detto qualche giorno prima nell’Iowa circa il suo amore per l’America, l’importanza della sua famiglia e il fallimento di Obama su tutti i fronti. La folla non è entusiasta così come lo è per Christie, ma ne rimane soddisfatto. “E vero la timidezza rimane il suo punto debole.” Conferma la madre Teresa Carr dicendo però che: “ Mitt è il migliore sull’economia ed è migliorato dopo il 2008!”. La scena effettivamente rispecchia perfettamente quali siano la forza e le debolezze di Mitt Romney. Un candidato senza brio, ma che ha una grandissima forza di ostinazione, organizzatore meticoloso che riesce ad ottenere il supporto di molti dei pilastri del partito repubblicano come Christie. L’editorialista Drew Cline del Manchester Union lo dipinge così: “ Non ha alcuna forza di persuasione, ma compensa questa mancanza con il lavoro. E questo paga è inevitabile“. Sin dagli inizi Romney, si è imposto come unico “vero rivale” di Barack Obama. Non parla quasi mai dei suoi avversari repubblicani, rispettando uno script elaboratissimo per non prestare il fianco alle critiche, che scaturiscono dall’ala destra del partito, sulla solidità delle sue convinzioni conservatrici, che si tratti dell’aborto o del matrimonio omosessuale. La base conservatrice del partito ha cercato freneticamente un candidato di ricambio. Michelle Bachman, Rick Perry, Herman Cain e l’ex speaker della camera Newt Grinch, ma una volta rivelate le loro debolezze dai media si è imposto come secondo proprio dietro Romney, Rick Santorum, un cristiano ultraconservatore. Romney spera dunque, in un successo confortevole per confermare il suo status di “buldozzer” della campagna elettorale. “ Tutto dipenderà dal margine della sua vittoria.” Evidenzia lo storico conservatore David Pietrusza , “Se vince con il pieno 30% dei voti, sarà percepita come la prova che un candidato conservatore come Gingrich o Santorum hanno ancora le loro possibilità.” Tutti i pretendenti sono perfettamente consapevoli però, che la battaglia decisiva si giocherà il 21 gennaio nella Carolina del Sud, stato di matrice fortemente conservatrice. Drew Line riassume così il suo pensiero: “Tutto il mondo si chiede se Romney sia davvero capace di sconfiggere Obama e i suoi 700 milioni di dollari di campagna. Non è un gladiatore. Sarà il bersaglio ideale per la strategia anti ricchi dei democratici, vista la sua fortuna.” Aggiunge inoltre: “ Cosa succederà se l’economia dovesse migliorare? Romney ha posto come base dell’argomento proprio la sua competenza economica.“ Secondo David Pietrusza invece, i conservatori non sanno se questo candidato sarà un “combattente” o un semplice “gestore”. Gingrich, Perry e Santorum vogliono sfruttare questo dubbio, ma dividendo il voto contro Romney potrebbero concedergli la vittoria. La situazione delle repubblicane americane dunque resta altamente incerta.
di Manuel Giannantonio
11 gennaio 2012