Siria, Assad: pena di morte a chi arma terroristi
Dopo le “buone” notizie di ieri, ovvero della firma del ministro degli esteri siriano Faisal Mekdad, che ha dato consenso all’invio in Siria di osservatori della Lega Araba, oggi Bashar al Assad torna a far parlare di se con una legge che ha veramente poco di democratico e che è in forte contrasto con quanto detto ieri: pena di morte per chi fornisce armi a chi commette atti terroristici.
Questa è la nuova legge indetta quest’oggi che prevede come detto: “la pena di morte per chi fornisce o contribuisce a fornire armi per commettere atti terroristici e 15 anni di lavori forzati per chi contrabbanda armi” lavori forzati a vita “se il contrabbando è effettuato a fini commerciali o per commettere atti terroristici”.
Già ieri il consiglio d’opposizione al regime di Assad aveva manifestato grandi perplessità in merito alla firma sugli osservatori in Siria, giudicando il gesto solo come una strategia di Assad per prendere tempo ed allentare la tensione. Per gli oppositori difatti Damasco non accetterebbe mai una cosa del genere, ed oggi questa nuova legge mina ulteriormente la situazione in Siria in quanto l’interpretazione che le forze militari di Assad potrebbero farne potrebbe veder condannati a morte chi prova a dar sostegno alle proteste dei manifestanti.
Manifestanti lo ricordiamo che protestano dallo scorso marzo, da allora la repressione messa in moto dal regime di Damasco ha causato oltre 5.000 morti (per gli attivisti si parla di 10.000) ed ha richiamato l’attenzione dell’Onu per via delle violenze così crude ed efferate che i militari hanno inflitto ai protestanti.
La richiesta di una democrazia “sana”, sulla scia delle rivoluzioni della primavera araba, sembra in Siria un processo molto più complesso. Assad continua a tenere “duro” e la firma di ieri è arrivata solo per calmare le acque dopo che anche la Russia, che in un primo momento sembrava quasi difendere il regime, ha chiesto all’Onu di procedere quanto prima per una risoluzione volta a far fermare le violenze in atto nel paese mediorientale. La possibilità di una “risoluzione militare” si fa sempre più papabile visto che sia la Russia che gli Stati Uniti si sono detti più volte pronti ad intervenire sul campo con l’invio di navi da guerra e sottomarini, Assad, secondo fonti vicine al regime, avrebbe invece già predisposto le prime esercitazioni per una possibile guerra.
Intanto la repressione continua a mietere vittime e si fa sempre più accesa, solo nelle ultime 24 ore sarebbero cento i morti, tra militari, disertori e civili in tutto il paese. A riferirlo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria.
Segno del forte disequilibrio che si sta creando è il crescente numero di soldati che cercano di disertare e di unirsi ai civili che protestano contro Assad, ieri circa 70 soldati che tentavano di fuggire dalle caserme a Kansafra e Kfar Awid, nella regione nord-occidentale di Idlib, sono stati uccisi dalle mitraiatrici dei soldati fedeli ad Assad.
di Enrico Ferdinandi
20 dicembre 2011