Stati Uniti: 4 morti e 16 feriti nella base di Fort Hood
Un soldato americano ha ucciso tre militari ferendone altri 16 prima di togliersi la vita nella base americana di Fort Hood (Texas), mercoledì 2 aprile, come annunciato dal generale Mark Milley, comandante dalla base. Il soldato stazionava nella base di Fort Hood dallo scorso febbraio.
La cultura del grilleto facile ha colpito di nuovo negli States. L’autore della strage è stato impiegato qualche mese in Iraq nel 2011 e soffriva di “problemi mentali”, specialmente di depressione, per la quale era sotto trattamento, ha precisato il generale Milley nel corso di una conferenza stampa.
“Non conosciamo le sue motivazioni. Sappiamo che questo soldato soffriva di problemi mentali. Era sotto apposito trattamento per depressione e altri problemi psichiatrici e psicologici”, ha confidato il generale. Inoltre, l’autore della strage soffriva di stress post traumatici.
Tra i feriti, almeno quattro persone, ospedalizzate presso lo Scott and White Memorial Hospital, che sono in uno stato “critico”, secondo i medici. Tutte le vittime sono dei militari.
Il fatto si è prodotto verso le 16h00 (ora locale), nelle due zone distinte, quella assegnata alla parte medica e al battaglione di trasporto dell’immensa base militare, la più grande degli Stati Uniti. La sparatoria è durata tra i “10 e i 15 minuti”, ha precisato il generale Milley. Le trasmissioni televisive hanno interrotto i programmi per divulgare la notizia che il sospettato era ancora a piede libero prima di rassicurare il popolo annunciandone il suicidio.
L’uomo è entrato nella struttura, ha aperto il fuoco prima di salire a bordo di un veicolo per poi sparare di nuovo con una pistola semi-automatica Smith & Wesson calibro 45, acquistata recentemente in un negozio limitrofo. Il soldato è successivamente uscito dal veicolo ed è penetrato in un altro edificio per sparare ancora, come spiegato dal generale Milley.
Le forze dell’ordine sono intervenute “rapidamente” mettendo alle strette il sospettato, che ha deciso di togliersi la vita puntandosi l’arma e aprendo il fuoco. Il soldato Jose Lopez, la cui arma è stata introdotta illegalmente nella base, è sposato e ha una famiglia, ma di lui si sa molto poco.
La base militare di Fort Hood, la più grande del paese, è restata blindata per ore, prima che le misure di sicurezza siano state tolte.
Fort Hood è già stata teatro di una sparatoria omicida. Il 5 novembre 2009,il maggiore Nidal Hasan aprì il fuoco nella base, uccidendo 13 persone di cui 12 militari, ferendone 30. Il tiratore fu neutralizzato dalla polizia.
Il segretario della Difesa americana, Chuck Hagel, in visita nelle Hawaii, ha deplorato questa ennesima sparatoria in una base militare. “Quando abbiamo questo genere di tragedia nelle nostre basi, c’è qualcosa che non funziona. Il Presidente Obama da Chicago invece ha dichiarato: “Molte delle persone della base hanno servito il paese diverse volte in Afghanistan e in Iraq. Hanno servito l’America con coraggio. Quando sono a casa, devono potersi sentire al sicuro”.
Il Presidente, che ha espresso il proprio cordoglio alla famiglie delle vittime, vuole comunque attendere i risultati. Si è riaperta una ferita tipicamente americana che sembra non volersi chiudere, quella delle stragi. Che sia nelle scuole, per strada o nelle base militari, come quella di Fort Hood che contiene oltre 50 000 soldati, il paese deve ancora risolvere questo problema.
di Manuel Giannantonio
(Twitter@ManuManuelg85)
3 Aprile 2014