Siria: liberate le religiose di Maalula
Sono libere di rientrare nel loro monastero le monache del convento greco ortodosse di Santa Tecla di Maalula, villaggio cristiano a 60 chilometri a nord di Damasco.
Già ieri pomeriggio lo riferiva un tweet della tv Al Arabiya, seguito da una serie di notizie incerte e confuse che rimbalzavano qua e là e suggerivano di usare un condizionale prudenziale.
Poi finalmente la conferma della liberazione per le 13 suore, tutte di nazionalità siriana e libanese, tenute in ostaggio dal 2 dicembre scorso quando le religiose erano state rapite insieme a tre cameriere laiche (aiutanti nell’orfanotrofio attiguo al convento) e trasferite a forza nella vicina città di Yabrud dai ribelli islamici, gruppo jihadista, legato ad Al Qaeda di Al Nusra.
Le monache, liberate nei pressi di Jdaydet Yabouss (Siria), stanno bene come mostrava anche un video amatoriale, diffuso venerdì e come ha confermato la superiora, Pelagia Sayaf, che ha riferito di essere state
trattate bene dai loro carcerieri: “Dio non ci ha abbandonate. Il Fronte è stato buono con noi, ma ci siamo tolte i simboli religiosi perché eravamo nel posto sbagliato dove indossarli”. Dopo una sosta in Libano, ad Aarsal, sono rientrate a Damasco.
Decisivo sembra essere stato l’intervento del responsabile dell’intelligence del Qatar, Saadé el-Kabyssi, arrivato nel pomeriggio a Beirut, che ha giocato un ruolo fondamentale nei negoziati per la liberazione delle suore.
Il prezzo da pagare per la liberazione delle ostaggio, secondo fonti libanesi, sarà la scarcerazione di 153 donne detenute in prigioni della Siria.
Cristiani Cavacchioli
10 marzo 2014