Israele: paese diviso sulla morte di Sharon “genio crudele”

Nelle sue ore gloriose come nei suoi periodi più bui, la storia di questo personaggio controverso quanto singolare viene ricordata in tutte le sue ambiguità dalla stampa israeliana il giorno del suo funerale.
Ariel Sharon l’ex primo ministro israeliano, che si è spento sabato all’età di 85 anni dopo otto anni di coma profondo, ha incarnato lo “spirito combattivo” che si trova al cuore di una politica nazionale, come sottolinea il “Daily Telegraph”. Ariel Sharon “incarnava tutto ciò che i padri della nazione sognavano di vedere con la generazione dei loro figli nati in Israele: belli, forti, lavoratori della terra e soldati tutta la vita”, stima il giornalista Nahum Barnea nello “Yenidot Aharnot” nel suo editoriale intitolato “il Guerriero va a riposarsi”.
“Un primo ministro guerriero per uno Stato guerriero”. Di fatto, l’ex capo governo (dal 2001 al 2006) ha conosciuto una carriera militare fuori dal comune. È stato in tutte le guerre condotte dallo Stato ebraico quella del 1948 per l’indipendenza, del 1956 (crisi di Suez), del 1967 (sei giorni) e del 1973 (Kippur). Agli occhi della storia resterà come l’artigiano dell’invasione in Libano nel giugno del 1982, ma anche dell’evacuazione della Striscia di Gaza nel 2005.
Secondo il quotidiano gratuito di Israele “Israel Hayom”, vicino all’attuale primo ministro Netanyahu, “tutto il mondo è d’accordo per considerarlo come uno di quelli che hanno eretto l’immagine dello Stato di Israele nonostante le critiche che ha subito dalla destra sulla guerra del Libano e sulla Striscia di Gaza”.
Uomo complicato, capace di agire con tanta cortesia quanto tanta impetuosità, suscitò opinioni discordanti, osserva il “Times of Israel”. “Fu un genio generoso quanto crudele” scrive Shalom Yerushalmi nel quotidiano israeliano “Maariv”.
D’altronde, ha provocato un vespaio di reazioni antagoniste, sopranominato dai suoi sostenitori “Buldozzer” era odiato dai suoi nemici palestinesi. Nelle strade palestinesi come nella Striscia di Gaza, la sua morte è stata accolta da fuochi d’artificio e da manifestazioni di gioia. Il canale televisivo del movimento sciita libanese Hezbollah, “Al-Manar” ha riportato la notizia di della “morte di un criminale”.
L’agenzia stampa siriana ufficiale SANA ha descritto Sharon come “uno dei responsabili del massacro di Sabra e Shatila della carneficina della Palestina occupata”. La sua morte è stata qualificata come “insignificante” da un ex consigliere del Presidente egiziano Mohammed Morsi, stimando che “ci sono ancora altre sei milioni di Sharon che vivono sulla terra che hanno rubato e che continueranno a rubare”.
Il quotidiano israeliano critica anche i suoi successori Ehoud Olmert e Netanyahu:
“Dopo la partenza di Sharon, Israele manca di una leadership politica che riconosca i limiti della forza, mantenga l’alleanza con gli Stati Uniti e faccia prova di coraggio nei Territori palestinesi senza lasciarsi impressionare”.
Il “New York Times” suggerisce che senza il suo attacco cerebrale sarebbe potuto arrivare a un accordo di pace. Idea condivisa con “Haaretz” sulla base delle rivelazioni fatte da Wikileaks.
Il vuoto che lascia dietro di sé sembra essere impossibile da colmare, almeno per ora, pronostica il “Washington Post”. Per “Haaretz” e il “Jerusalem Post” Israele ha perso il suo ultimo “gigante”. Un quasi “De Gaulle”, stima lo storico e politologo Shlomo Avineri.
Manuel Giannantonio
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13 gennaio 2014