Nucleare Iran: ripresa delle negoziazioni a Ginevra

La ripresa delle negoziazioni sul programma nucleare iraniano a Ginevra, ha suscitato un movimento diplomatico senza precedenti, mobilitando le grandi potenze, pressate alla fermezza da parte di Israele ed esortando l’Iran a non fallire questa opportunità per regolare la crisi.
Il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dopo essersi assicurato del sostegno della Francia durante una visita del Presidente François Hollande, è volato mercoledì a Mosca per incontrare il Presidente Putin.
Netanyahu non ha fatto nessuna dichiarazione alla sua partenza dall’aeroporto di Tel-Aviv. Incontrerà il Presidente Putin al Cremlino nella serata e si esprimerà giovedì di fronte ai membri della comunità ebraica russa. Putin, che ha avuto una conversazione telefonica con il Presidente iraniano Hassan Rohani, ha evocato “una reale opportunità” di regolare la questione nucleare iraniana.
Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto martedì che non sapeva se le negoziazioni di Ginevra potessero generare un accordo in settimana. “Non so se saremo capaci di pervenire a un accordo questa settimana o la settimana prossima”, ha affermato il 44° Presidente degli Stati Uniti.
Durante uno dei suoi incontri alla Casa Bianca, Barack Obama aveva chiesto a importanti senatori americani un’opportunità per il dialogo e di evitare il rafforzamento di pesanti sanzioni come suggerito da molti.
Il primo ministro britannico David Cameron ha chiamato martedì il Presidente Rohani, una chiamata inedita da “più di un decennio” come annunciato da Downing Street. I due hanno discusso del miglioramento delle relazioni tra il Regno Unito e l’Iran, con la nomina di incaricati di affari non residenti la settimana scorsa, ma anche di “progressi significativi” nelle negoziazioni sul programma nucleare iraniano e della necessità di una “soluzione politica” in Siria, secondo il comunicato di Downing Street.
Un primo round di discussioni si è svolto il 9 novembre a Ginevra con scarsi risultati. Tutti i partecipanti hanno tuttavia evidenziato i progressi compiuti, resi possibili in grande parte dalla politica di apertura condotta dal Presidente Rohani eletto lo scorso giugno.
“Vorremmo che i Russi fossero più comprensivi delle nostre inquietudini e della necessità di impedire all’Iran di essere in misura di disporre rapidamente della bomba atomica”, ha indicato un alto responsabile iraniano.
Il gruppo 5+1 (Russia, Stati Uniti, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania) negozia con l’Iran che Israele e gli Occidentali accusano in quanto sospettato di volersi dotare di armamenti atomici sotto la copertura di un programma nucleare civile, cosa puntualmente smentita da Teheran.
Al Congresso di Washington, alcuni democratici e repubblicani intendono votare un nuovo pacchetto di sanzioni economiche contro Teheran, persuasi che le precedenti sanzioni che hanno spinto i dirigenti iraniani al tavolo delle negoziazioni potrebbe farli crollare.
Un gruppo di sei influenti senatori democratici e repubblicani, tra i quali l’ex candidato alle elezioni presidenziali John McCain, ha fatto parte martedì della sua inquietudine al segretario di Stato americano John Kerry in una lettera in cui ribadisce la sua convinzione che Teheran stia andando oltre il programma di arricchimento: “Nonostante l’accordo suggerisca che l’Iran è sia potenzialmente pronto a rallentare in modo temporaneo la sua ricerca della capacità nucleare, potrebbe anche continuare ad avanzare verso il suo obiettivo sotto la copertura delle negoziazioni”.
Questa offensiva inquieta Teheran. Il Presidente Rohani ha messo in guardia nella sua conversazione con Putin contro le “richieste eccessive”, delle grandi potenze che rischiano di complicare la conclusione dell’accordo.
Manuel Giannantonio
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