Stati Uniti: gelo tra Washington e Ryad

Contrariamente alla maggior parte dei suoi omologhi, il capo dei servizi segreti saudita, Bandar Ben Sultan, è un uomo loquace e la situazione tra Washington e Ryad si sta complicando notevolmente.
Secondo diverse fonti citate dall’agenzia Reuters e dai giornali arabi, Bandar ben Sultan avrebbe incontrato negli ultimi giorni dei diplomatici europei ai quali ha riferito la collera del proprio paese nei confronti degli Stati Uniti, considerato da sempre un alleato storico.
Le ragioni della sua collera contro Washington si riassumono in due punti: la “riluttanza“ degli Americani nel conflitto siriano e il riavvicinamento degli Stati Uniti con Teheran dopo l’elezione del nuovo Presidente Rohani. Bandar ben Sultan avrebbe detto ai suoi interlocutori che l’Arabia saudita procederà a un cambiamento sostanziale nelle relazioni con Washington. Il capo dei servizi segreti ha lasciato intendere che l’Arabia saudita desidera ora uscire dalla sua condizione d’indipendenza.
L’alto responsabile saudita ha spiegato che i cambiamenti a venire nelle relazioni con gli Stati Uniti riguardano l’approvvigionamento di armi e la vendita di petrolio. D’altronde, Bandar ben Sultan ha spiegato che non ci sarà più nessun tipo di coordinamento con gli Stati Uniti nel conflitto siriano. Il regno saudita è il principale fornitore di armi e di denaro ai gruppi della ribellione siriana e il sostegno della Coalizione nazionale siriana. L’attuale capo della Coalizione, Ahmad Jarba, vicino all’Arabia saudita: è a capo di una tribù alleata con la famiglia reale saudita.
Qualche giorno prima della pubblicazione dei propositi di Bandar ben Sultan, l’Arabia saudita ha declinato il posto di membro non permanente presso il Consiglio di sicurezza dell’ONU. Il ministro degli Esteri saudita ha inoltre rifiutato di pronunciare il discorso annuale all’Assemblea nazionale, invocando la “duplicità” dell’istanza onusiana.
Ryad spiega che il suo rifiuto nei confronti del Consiglio di sicurezza dell’ONU è dovuto al “fallimento dell’ONU” nella risoluzione della questione palestinese e del conflitto siriano, così come dall’incapacità delle Nazioni Unite di fare del Medio Oriente una regione sprovvista di armi nucleari.
Manuel Giannantonio
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25 ottobre 2013