Stati Uniti: ultimi giorni per evitare la paralisi del governo
La Camera dei rappresentanti americana ha adottato nella notte tra sabato e domenica un progetto di legge finanziaria provvisoria qualificata come inaccettabile per i democratici, mentre restavano due giorni per evitare una paralisi dello Stato federale.
Centinaia di migliaia di funzionari americani cominciano lunedì la settimana di lavoro senza sapere se potranno tornare a lavorare martedì, mentre i parlamentari hanno fino a mezzanotte per accordarsi su un budget provvisorio e impedire una paralisi parziale dello Stato federale.
Il Senato Americano riprende i lavori alle 18H00 GMT e dovrebbe rifiutare un progetto di legge di finanze adottato nella notte tra sabato e domenica dalla Camera dei rappresentanti, rinviando così le negoziazioni a meno di dieci ore dal debutto dell’esercizio budgettario 2014.
Senza allocazioni di nuovi crediti, le agenzie federali potrebbero ridurre al minimo vitale l’effettivo delle amministrazioni, eliminando quindi 800.000 impiegati giudicati non essenziali. Un atto di “automutilazione“, ha stimato sabato il Presidente Barack Obama.
Un eventuale risultato potrebbe essere raggiunto lunedì sera, anche se in molti sembrano non sperarci.
“Noi sappiamo cosà succederà. Il Senato tornerà in sessione. E la posizione della Camera (…) sarà ancora rifiutata, e ci troveremo di fronte alla prospettiva dell’arresto delle operazioni di governo a mezzanotte lunedì, martedì mattina”, ha detto domenica il senatore democratico Richard Durbin sul canale CBS.
La Camera ha adottato un progetto di budget di due mesi e mezzo, che fornirebbe fino al 15 dicembre per negoziare un budget formale per il resto del 2014. Ma, sotto pressione degli eletti del Tea Party, due modifiche sono state aggiunte al testo: il differimento di un anno dell’entrata in vigore di una parte centrale della legge di riforma di Barack Obama sulla sanità (2015 invece di 2014), e l’eliminazione di una tassa sui dispostivi medici creati da questa legge. Una provocazione secondo i senatori democratici, che rifiutano di toccare le riforme del primo mandato di Obama.
Nell’aprile del 2011, un simile confronto fu risolto solo un’ora prima della data limite grazie ad un accordo di finanziamento di sette giorni.
Di fronte all’eventualità della prima paralisi federale dopo il 1996, ogni campo ha tentato domenica di guadagnare preventivamente la battaglia dell’opinione pubblica.
“E’ il Presidente che dice che fermerà lo Stato federale se non gli diamo quello che vuole sull’”Obamacare”, ha spiegato il senatore Rand Paul su CBS. “Per me, ciò evidenzia che il Presidente è intransigente e rifiuta qualsiasi compromesso”.
“La strategia sul filo del rasoio del presidente della Camera M.Boehner non mira ad evitare una chiusura dello Stato federale, è unicamente sotterfugio per addossare la colpa sugli altri, ma non funzionerà”, ha dichiarato il senatore democratico Charles Schumer.
Ma un dirigente repubblicano della Camera, Kevin McCarthy, ha lasciato intendere domenica che i repubblicani preparano un nuovo piano di soccorso.
“Penso che la Camera si riunirà e invierà un altro testo per evitare una chiusura e finanziare lo Stato federale e ci saranno altre opzioni che il Senato dovrà esaminare”, ha dichiarato su Fox News, senza svelare la strategia repubblicana.
di Manuel Giannantonio
(Twitter @ManuManuelg85)
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30 settembre 2013