Stati Uniti: 13 morti in una sparatoria nella capitale
A due settimane da un nuovo confronto con i repubblicani sul debito pubblico, Barack Obama intendeva approfittare del quinto anniversario della crisi finanziaria, lunedì 16 settembre, per fare il punto sul cammino percorso che ha permesso la creazione di 7,5 milioni di posti di lavoro nei settori privati. Un discorso era previsto per la mattinata alla Casa Bianca ma è stato ritardato. I consiglieri della sicurezza nazionale hanno infatti informato il Presidente che era in corso una sparatoria, in un palazzo a 2km dal Capitol: il Navy Yard. Il complesso storico ospita i servizi della marina americana, e la residenza dell’ammiraglio Jonathan Greenert, il comandante della Navy che è stata immediatamente evacuata.
Questa è solo l’ennesima sparatoria avvenuta negli ultimi mesi in America. Dal 2009, il bilancio redatto parla di una sparatoria al mese come media. Questa non aveva certamente la carica emotiva del massacro di Newton (Conneticut), dove 20 bambini e 6 adulti sono morti nel dicembre del 2012. Non avrà infiammato il conflitto politico, come quella di Tucson (Arizona) ma resta sicuramente un fenomeno preoccupante quanto allarmante.
Ma chi è l’autore di questo episodio di violenza armata? Nato a New York, Aaron Alexis, un afro-americano di 34 anni, residente a Fort Worth, in Texas è cresciuto nel quartiere di Brooklyn con i genitori, Cathleen e Anthony Alexis. Il “New York Times” riporta che il suocero di Alexis, Anthony Little, ha riferito che Alexis non parlava con sua sorella da cinque anni. “Non abbiamo visto nulla di quanto accaduto, siamo scioccati”. Alexis era un ex soldato dei Marines in cui ha prestato servizio del 2007 al 2011, conseguendo il grado di elettricista d’aviazione di terza classe nel dicembre del 2009.
Ha ricevuto la medaglia del “Global War” del servizio antiterrorism e la medaglia della Difesa nazionale. Ma durante questo periodo, è stato all’origine di una fonte anonima di una “serie di incidenti legati al suo comportamento” .
Se le circostanze della sua partenza dalla U.S Navy sono ancora confuse, sembra che un suo conoscente abbia dichiarato allo “Star telegram” che ha lasciato il servizio in quanto sottopagato. Aaron Alexis in seguito ha comunque ottenuto dalla Navy una carta che gli permetteva di accedere alle zone militari, come dichiarato da Thomas Hoshko, capo di esperti. Tuttavia, nemmeno Alexis avrebbe potuto penetrare all’interno del palazzo 197 della Marina grazie al badge di un collega che è sospettato ora di complicità.
Circa un mese fa, Alexis si è recato a Washington, dove è stato assunto dalla Hewlett Packard, come dichiarato da alcuni amici e confermato dall’azienda stessa: lavorava come informatico per un sottotenente incaricato di aggiornare l’intranet dell’US Navy. Questo mese avrebbe dovuto iniziare a lavorare per l’arsenale marittimo di Washington. Il fatto che abbia preso di mira un palazzo della Marina di Washington è senza dubbio legato al suo percorso professionale, ma le motivazioni restano ancora del tutto sconosciute.
“Non c’è nessuna ragione di pensare che si tratti di un atto terrorista”, ha affermato il sindaco di Washington, Vincent Gray, senza tuttavia scartare nessuna pista.
La polizia federale americana ha lanciato un appello al pubblico per ottenere informazioni. “Cerchiamo di sapere e di conoscere quanto possibile sui recenti movimenti, sui contatti e sulle conoscenze di Alexis”, ha dichiarato Valerie Parlave, una responsabile dell’FBI incaricato dell’inchiesta.
Secondo le informazioni del Washington Post, l’uomo che ha ucciso 12 persone ferendone altre 8 in prossimità di un tempio buddista è stato descritto dai suoi conoscenti come “un tipo intelligente e dolce”. Alexis però è stato arrestato nel maggio del 2004, a Seattle, dove viveva con la nonna. Ma a ribadire la gentilezza di questa contraddittoria persona ci sono i salvataggi che ha compiuto dopo il crollo delle torri gemelle di Manhattan nel 2001. Puntualmente però viene arrestato in Georgia poco dopo per guida in stato d’ebbrezza e nel 2010 per aver sparato verso il soffitto della vicina che gli rimproverava di fare troppo rumore.
di Manuel Giannantonio
(Twitter @ManuManuelg85)
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17 settembre 2013