Presidenziali in Uruguay. Verso il ballottaggio
Durante le elezioni di ieri, domenica 27 ottobre, nessuno degli undici aspiranti alla successione di Luis Lacalle Pou è riuscito ad ottenere la maggioranza assoluta dei voti. Ora saranno Yamandù Orsi, il candidato della coalizione di sinistra “Frente amplio”, e Álvaro Delgado del Partido Nacional (considerato di centro-destra) a sfidarsi al ballottaggio che si terrà fra meno di un mese, il 24 novembre.
Orsi, che i sondaggi della vigilia davano come favorito, gode del sostegno dell’ex presidente Jose “Pepe” Mujica, icona della sinistra nazionale e regionale: a lui, con oltre il 74 per cento delle schede scrutinate, va il 42,4 per cento dei voti. Delgado, presentatosi come “continuatore” dell’agenda del governo uscente (di cui è stato parte), ha ottenuto il 28 per cento. Per ottenere la vittoria, però, serviva il 50% dei voti. In Uruguay, il sistema elettorale per le elezioni presidenziali prevede che un candidato debba ottenere più del 50% dei voti validi al primo turno per essere eletto direttamente.
I due contendenti principali hanno basato le proprie campagne elettorali su visioni molto differenti per quanto riguarda il futuro del Paese. Yamandú Orsi ha proposto un programma orientato a rafforzare il sistema sociale e a promuovere l’inclusione economica. Tra le sue promesse principali ci sono l’ampliamento delle borse di studio, l’accesso facilitato alla prima casa attraverso crediti ipotecari e la costruzione di residenze per studenti per sostenere i giovani delle regioni rurali. Inoltre, Orsi intende implementare un piano di salute mentale e migliorare l’accesso ai farmaci e ai servizi sanitari.
Álvaro Delgado, invece, ha proposto una continuità con le politiche del presidente uscente Lacalle Pou. Il suo piano è suddiviso in sette aree principali, tra cui l’incremento della competitività, la promozione delle esportazioni, il miglioramento delle infrastrutture e il rafforzamento della sicurezza nazionale. Delgado ha enfatizzato la necessità di aumentare l’apertura commerciale e di rendere il paese il primo “sviluppato” in America Latina. Promette inoltre di rafforzare il sistema educativo e di combattere il narcotraffico, rendendo l’Uruguay un modello di sicurezza regionale.
In parallelo, gli uruguaiani hanno votato anche per il rinnovo completo del Parlamento e per due referendum, entrambi però non approvati: uno proponeva di autorizzare le perquisizioni notturne della polizia per combattere la criminalità, mentre l’altro mirava a revocare la recente riforma delle pensioni che aveva innalzato l’età pensionabile e reso obbligatoria la contribuzione ai fondi pensionistici privati. L’affluenza alle urne è stata notevolmente alta, influenzata dalla legge del Paese che impone il voto obbligatorio a tutti i cittadini aventi diritto. Secondo gli ultimi dati disponibili, l’affluenza alle urne supera l’80% in queste elezioni, a dimostrazione dell’elevato impegno civico dell’Uruguay nei processi politici.