Siria: come Putin ha soggiogato l’occidente

E’ un vero e proprio colpo da maestro quello realizzato lunedì dalla Russia. Mentre il mondo intero teneva il fiato sospeso sulla decisione del Congresso Americano concernente l’autorizzazione dell’attacco in Siria, Mosca ha proposto una soluzione suscettibile di ribaltare totalmente la situazione sul conflitto siriano.
Per voce del capo della sua diplomazia, Serguei Lavrov, La Russia ha pubblicamente chiamato il regime siriano a mettere sotto controllo internazionale il suo arsenale chimico, prima di distruggerlo. Un’occasione che Damasco ha colto al volo rispondendo favorevolmente alla proposta.
Scosso da questo coup de théâtre, i paesi occidentali hanno acconsentito alla cooperazione. Fatto davvero raro, ma la proposta russa è stata accolta all’unanimità, da Washington fino a Teheran. Mosca dunque ha ottenuto quello che cercava. La sera stessa, Barack Obama, aveva evocato la possibilità di una “pausa” nel suo progetto di colpire la Siria, mentre il Senato Americano ha riportato a una data indeterminata il voto di procedura sul ricorso alla forza previsto per mercoledì.
Deciso a reagire dopo il massacro chimico perpetrato il 21 agosto scorso, il Presidente Americano, che aveva fissato a Damasco nel 2012 una “linea rossa” da non oltrepassare sul piano chimico, ha riconosciuto lunedì sera che ha avuto notevoli difficoltà nel convincere i membri del Congresso della necessità di un intervento militare. In effetti, la delicata operazione armata che mira a dissuadere Bashar Al-Assad a ricorrere di nuovo ai gas neurotossici perde tutto il suo senso nel caso dello smantellamento del suo arsenale.
Una sorta di uscita di emergenza per Obama, che non ha mancato di ricordare il ruolo decisivo delle minacce americane nella decisione di Mosca. L’unico sconfitto di questa operazione sembra essere per ora l’opposizione siriana, che vede pertanto nell’intervento occidentale un’opportunità insperata di ristabilire l’equilibrio delle forze sul territorio. Denunciando una “manovra politica”, la Coalizione nazionale siriana afferma in un comunicato che la proposta russa “porterà solo morti e distruzione per il popolo siriano”. I bombardamenti convenzionali dell’Occidente e gli attacchi chimici in Siria rappresentano solo l’1% delle 110 000 vittime recensite dall’inizio del conflitto due anni fa.
Le armi chimiche sono armi di distruzione di massa vietate da due trattati internazionali, dato che hanno un effetto discriminante tra i combattenti e i civili. Presto depredato dai suoi gas neurotossici. Il regime siriano avrà comunque modo di proseguire il conflitto con i suoi mezzi convenzionali come aerei, carri armati e missili. Secondo l’ONG Human Rights Watch, Damasco utilizzerebbe armi vietate in ragione del loro effetto esteso nel momento dell’utilizzo del pericolo a lungo termine che fanno correre ai civili.
La Russia ha dunque ottenuto un vantaggio con una semplice vittoria diplomatica. Uno dei limiti significativi della proposta di Mosca però è che la neutralizzazione dell’arsenale chimico siriano, uno dei più importanti del mondo (quasi 1 000 tonnellate), potrebbe rivelarsi estremamente difficile per gli ispettori dell’ONU sul territorio in preda a una guerra civile sanguinosa.
di Manuel Giannantonio
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11 settembre 2013