Siria: Obama apre al piano russo
Barack Obama ha accolto lunedì 9 settembre la proposta russa di porre l’arsenale chimico siriano sotto controllo internazionale. Allontanando la prospettiva di attacchi contro il regime di Damasco accusato di essere responsabile di un attacco chimico che ha provocato la morte di una centinaia di persone tra i quali ci sono molti bambini. “Ciò potrebbe costituire un passo importante”, ha lanciato il Presidente Obama sul canale televisivo NBC, in una giornata ricca di colpi di scena che hanno suscitato molti interrogativi sulla linea assunta dall’amministrazione Obama sul caso siriano.
Riconoscendo che era in una situazione difficile con il Congresso al quale ha strappato il consenso per procedere con un’operazione militare in Siria, Barack Obama ha stimato tuttavia che: “Era improbabile arrivare a questo punto (…) senza una minaccia militare degna di nota per trattare la questione del ricorso alle armi chimiche in Siria”.
Considerato come uno dei più importanti del mondo, l’arsenale chimico siriano è stimato a circa “1 000 tonnellate” di materiale. Neutralizzare queste armi potrebbe essere estremamente delicato sul territorio, nel bel mezzo di una guerra civile che ha già fatto più di 100 000 morti.
Intervistato dall’ABC sulla possibilità di una “pausa”, nel caso in cui le armi chimiche dovessero essere neutralizzate, Barack Obama ha risposto: “Certamente, se ci riusciamo”. L’ex segretaria di Stato Hillary Clinton, ha dichiarato uno sviluppo positivo ma come il Presidente Obama, ricorda che non si deve mollare la pressione esercitata sul regime di Damasco.
Assicurando che Damasco è sempre pronta a delle negoziazioni di pace, il ministro degli Esteri russo Serguei Lavrov aveva concepito questa idea prima di tutti annunciando di aver proposto ai Siriani di sottoporre il loro stock di armi chimiche sotto controllo internazionale e di distruggerlo. La Siria ha accolto favorevolmente questa proposta, secondo le dichiarazioni del suo ministro degli esteri Wallid Mouallem.
Il segretario generale dell’ONU Ban Ki Moon ha proposto la creazione di zone supervisionate dalle Nazioni Unite in Siria dove le armi chimiche del paese potrebbero essere distrutte. “Studio la possibilità di chiedere in maniera urgente al Consiglio di sicurezza il trasferimento immediato delle armi chimiche nelle zone della Siria dove potrebbero essere distrutte”, ha precisato giudicando sostanzialmente impossibile superare “l’imbarazzante paralisi” del Consiglio sul caso siriano.
Qualche ora prima l’annuncio di Lavrov, il capo della diplomazia americana, John Kerry, aveva evocato, durante una conferenza stampa a Londra, l’ipotesi secondo la quale Bachar al-Assad potrebbe “restituire l’integralità del suo arsenale chimico alla comunità internazionale”. Il suo portavoce si è preso cura di precisare che questa affermazione puramente “retorica” non costituisce un’offerta di negoziazione fatta a Damasco.
Lunedì mattina, Bachar al-Assad aveva lanciato un messaggio a Washington durante un colloquio televisivo diffuso successivamente sul canale americano CBS. Sottolineando che la situazione potrebbe diventare imprevedibile in una regione “ai bordi dell’esplosione”, ha insistito sulle conseguenze imprevedibili di eventuali operazioni militari nel suo paese. Ha aggiunto: “Se non sarete prudenti ne pagherete il prezzo”. Assad inoltre ha dichiarato: “ Non sono un indovinello, non voglio dirvi ciò che succederà”, senza escludere l’uso di armi chimiche se i ribelli o altri nella regione ne sono in possesso.
L’opinione pubblica americana appare ostile nei confronti di un intervento in Siria – sei Americani su dieci si sono opposti, secondo un sondaggio pubblicato lunedì -, Barack Obama si gioca la credibilità del suo popolo in questo caso spinoso. Dopo una serie infinita di interviste, Obama dovrebbe oggi, rivolgersi alla Nazione dalla Casa Bianca.
di Manuel Giannantonio
10 settembre 2013