Le ripercussioni del conflitto siriano nel Caucaso del Nord
L’impatto internazionale del conflitto siriano sta dimostrando la sua capacità di influenzare la partecipazione alla jihad dei militanti provocando ripercussioni dirette nella regione nord caucasica
Dal coinvolgimento dei combattenti di origine nord caucasica nel conflitto siriano confermata nell’agosto del 2012, i siti officiali afferenti all’Emirato del Caucaso (Imarat Kavkaz) hanno cercato di bilanciare i loro interessi inerenti la Siria. Allineandosi con il movimento jihadista globale, i siti web dell’Emirato hanno riferito ampiamente sugli eventi della guerra civile siriana e sull’attività dei gruppi etnici del Nord Caucaso coinvolti nei combattimenti contro le forze di Damasco.
Anche se il supporto mediatico da parte dei gruppi nord caucasici nei confronti della Siria è costante e puntuale, lo stesso leader dell’Emirato Doku Umarov ha espresso la preoccupazione circa gli effetti che il conflitto siriano possa avere nella lotta e nell’insorgenza nel Caucaso del Nord: diversi articoli pubblicati sui siti caucasici hanno infatti sottolineato come i militanti locali abbiano come obbligo quelli di impegnarsi nella jihad nord caucasica e, soltanto se impossibilitati, possano andare a combattere in Siria.
La partecipazione di militanti nord caucasici nel conflitto siriano è stata confermata nell’agosto del 2012 dalla morte di Rustam Gelayev, evento chiave che ha decretato la presenza della componente caucasica nello stato mediorientale come incontrovertibile con la maggior parte dei propri militanti impegnati a combattere con Jaish al-Muhajireen wa al-Ansar, gruppo di cui sono la colonna portante e guidato dal ceceno Umar al-Shishani e attualmente facente parte di ISIL (Islamic State of Iraq and the Levant). Oltre alla Siria i militanti nord caucasici sono presenti in Afghanistan ed Iraq, anche se lo stato mediorientale rappresenta il loro maggior impegno al di fuori della regione. Kavkazcenter, il portale direttamente collegato alla militanza armata nord caucasica, tra il 2012 ed il 2013 si è occupato assiduamente dello stato siriano menzionandolo nei propri articoli e nelle dichiarazioni tramite Twitter maggiormente rispetto agli altri stati: dei 7200 articoli pubblicati sul sito tra il 1 agosto 2012 ed il 24 agosto 2013, più di 400 riguardano la Siria.
L’attenzione e la presenza ingente caucasica nello stato siriano ha comportato però problemi all’interno dell’Emirato specialmente per quel che riguarda il numero di uomini a disposizione per fronteggiare la “minaccia russa”; ciò che è possibile rivelare da un’analisi della compagine nord caucasica in Siria è che questa sia formata da militanti provenienti anche dalle comunità al di fuori della Russia oppure da quelle create dalle guerre cecene. Al-Shishani, ad esempio, sembrerebbe provenire dalla comunità cecena georgiana di Pankisi mentre Galayev, insieme ad altri combattenti, aveva viaggiato in Medio Oriente prima del conflitto per poter ricevere una giusta educazione religiosa.
Il problema del coinvolgimento nel conflitto siriano ha provocato nel tempo differenti reazioni tra le file della militanza nord caucasica facendo distinguere la jihad nel Caucaso del Nord come un fard al-ayn, ossia un dovere individuale che il musulmano deve seguire come la salat (preghiere del giorno), o l’hajj (il pellegrinaggio alla Mecca da compiere almeno una volta nella vita), da contrapporre invece alla lotta in Siria o all’estero da considerare un fard al-kifaya, ossia un dovere comunitario imposto dalla umma. Con tale differenziazione l’Emirato del Caucaso ha avviato una campagna pubblicitaria ideologica che non ha disconosciuto la lotta nel conflitto siriano, ma è stata mirata principalmente a renderlo meno attrattivo e quindi a convogliare le forze all’interno della Russia ed al di fuori ad unirsi nella jihad nel Caucaso del Nord.
Giuliano Bifolchi
8 settembre 2013