La morte di Trong e l’esplosiva eredità politica vietnamita
A metà luglio è morto, all’età di 80 anni, Nguyen Phu Trong, storico segretario generale del Partito Comunista vietnamita ed ex Presidente della Repubblica Socialista del Vietnam.
La sua morte arriva in un momento di grande incertezza politica, dovuta a diversi cambi repentini nella dirigenza del Paese, nati dalla necessità di mettere a tacere presunti scandali che negli ultimi anni hanno moltiplicato gli episodi di corruzione. Il suo successore dovrà ristabilire la stabilità ad Hanoi per rassicurare gli investitori internazionali sulla gestione economica del Paese, anche se, in termini di politica, nel prossimo futuro possiamo aspettarci più continuità che cambiamenti.
Sebbene abbia assunto posizioni di alto livello relativamente a tarda età, Trong ha avuto un impatto significativo cambiando radicalmente la politica nazionale, quella estera e la società del Vietnam. Sin dalla prima nomina a segretario generale del Partito nel 2011, ha consolidato il potere nel sistema decisionale del Partito, precedentemente basato sul consenso: ha lanciato una grande battaglia anticorruzione che gli ha anche permesso di epurare i suoi oppositori politici; represso il dissenso popolare; adottato una politica estera più audace che ha portato anche a un rafforzamento dell’esercito.
Sicuramente molte di queste strategie verranno portate avanti dal suo successore. In effetti, i cambiamenti dell’era Trong danno la possibilità al prossimo leader del Vietnam di esercitare poteri quasi dittatoriali. Tuttavia, questa scelta probabilmente alimenterà la crescente rabbia popolare in Vietnam nei confronti del Partito comunista.
Trong assunse il suo primo mandato quinquennale come segretario generale dopo aver ricoperto vari incarichi come ideologo del Partito. Durante il suo secondo mandato ha anche assunto la Presidenza della Repubblica, un accumulo di ruoli senza precedenti nella recente storia vietnamita. Nel periodo successivo alle guerre d’Indocina, Hanoi aveva lavorato per evitare il culto della personalità come quello che aveva creato Ho Chi Minh, distribuendo il controllo delle istituzioni e del processo decisionale tra tre o quattro posizioni di vertice, tra cui il segretario generale del VCP e gli uffici esecutivi del Presidente dello Stato e del Primo ministro.
Ciononostante, Trong ha aperto un’era di “centralismo democratico” che è sempre più andata in direzione del governo di un solo uomo, sulla falsariga del mandato del Presidente Xi Jinping a Pechino. Come Xi, Trong, verso la fine del suo primo mandato da segretario generale, ha lanciato a livello nazionale una campagna anticorruzione chiamata “Fornace ardente”. La corruzione era -ed è tutt’oggi – molto diffusa all’interno del Partito, e le evidenti disuguaglianze tra la classe dirigente e il vietnamita medio hanno dato grande popolarità a questa strategia.
Ben presto, sempre sulle orme di Xi, dopo aver spazzato via alcuni funzionari evidentemente corrotti, ma anche fatto sparire i suoi semplici rivali politici e oppositori, Trong ha utilizzato la campagna per emarginare i membri del Partito che rappresentavano potenziali minacce, compresi coloro che avevano semplicemente messo in discussione il suo approccio unilaterale alla governance e la sua diffidenza nel liberalizzare maggiormente l’economia vietnamita.
Un’economia più libera e privatizzata avrebbe potuto essere veramente la chiave di volta della crescita del Vietnam, ma Trong temeva che questo minasse la presa del Partito sul potere. Trong ha inoltre utilizzato la campagna contro la corruzione per riempire i ranghi del Partito con i suoi uomini più leali. Ovviamente questo è stato da subito l’anello debole nella strategia di crescita del suo Paese, sia dal punto di vista etico-politico che economico, anche se il Vietnam negli ultimi anni è diventato comunque appetibile per molte multinazionali che hanno lasciato la Cina (Foreign Policy; Companies Are Fleeing China for Firendlier Shores, August 2, 2022).
Con funzionari così concentrati sulle trame di palazzo e Trong – che non è mai stato accusato di corruzione – impreparato per la gestione di un’economia che invece diventava sempre più moderna, il Vietnam e il suo popolo hanno sofferto per le conseguenze di questa importante carenza. Un vero peccato per un Paese con grandi potenzialità.
Sempre più controllato dai sostenitori di Trong, il Partito lo ha eletto per un terzo mandato come segretario generale nel 2021, segnando un’altra presa di potere senza precedenti dal dopoguerra. Come ha detto all’Associated Press Nguyen Khac Giang dell’ISEAS-Yusof Ishak Institute di Singapore dopo la morte di Trong, “il Vietnam è diventato sempre più simile alla Cina, dove le istituzioni e le norme non contano tanto quanto il potere personale”.
Questo può essere vero in termini di politica interna del Paese, ma le istituzioni e le norme sono fondamentali per un ‘economia moderna e soprattutto per gli investitori internazionali. Il successore di Trong, il Presidente To Lam, ha guadagnato sempre più potere negli ultimi due anni, quando la salute ha cominciato invece a portare Trong verso il declino. Il suo percorso all’interno del Ministero della Pubblica Sicurezza lo ha preparato ad avanzare ancora più speditamente verso il governo di un solo uomo, anche se ha ancora bisogno di “legittimare” la sua forza e ruolo. Pura formalità.
Il generale Lam si è già costruito una reputazione da duro per aver presumibilmente avuto un ruolo nel rapimento extraterritoriale di un uomo d’affari vietnamita fuggito in Germania nel 2017. Sia Trong che Lam hanno probabilmente avuto un ruolo diretto nella destituzione di altri funzionari di alto livello con la pratica dell’epurazione che ha ulteriormente dimostrato il crescente potere delle forze militari e di sicurezza, sia nella politica interna vietnamita e nella sua politica estera.
Queste forze che erano vicine a Trong e rimangono fedeli a Lam, si stanno ora muovendo per allontanare le figure politiche più importanti che non hanno stretti legami con l’esercito. Con ogni probabilità rimarranno al fianco di Lam finché potranno continuare a guidare gli affari interni.
Visto il potere che Trong ha consegnato all’esercito e alle forze di sicurezza, probabilmente anche questo aspetto della vita politica vietnamita rimarrà inalterato per molto tempo. Con le forze di sicurezza che lo fiancheggiano, i legami personali che prevalgono sulle istituzioni e una leadership centralizzata, Lam ha tutte le carte in regola per giocare il ruolo del prossimo autocrate del Vietnam.
Tuttavia, quasi tutti i cambiamenti messi in atto da Trong appaiono come tante bombe ad orologeria pronte a scoppiare all’interno della vita politica ed economica del Vietnam, e Lam deve essere abile nel disinnescarle. Trong era un consumato professionista della politica estera. Nonostante la posizione strategica del Vietnam nel pericoloso Mar Cinese Meridionale e di fronte a forti pressioni da parte di Stati Uniti, Cina e anche Russia che volevano abbandonasse la tradizionale diplomazia multilaterale di Hanoi, Trong ha tenuto duro.
Ha rafforzato i legami di sicurezza con Washington, mentre la sua amministrazione ha abilmente accolto in Vietnam Xi e i leader russi in visite di alto profilo politico, anche poche ore dopo che Trong aveva stretto nuovi accordi con Tokyo o Washington.
Trong dimostrò che Hanoi intendeva farsi tutelare dalle grandi potenze il più a lungo possibile, ma anche qui non è riuscito a pianificare il futuro. L’era dell’equilibrio regionale potrebbe finire se l’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump vincesse le prossime elezioni presidenziali americane il prossimo novembre. Questo potrebbe inaugurare un periodo in cui sia Trump che Xi cercheranno di costringere gli Stati del sud-est asiatico a sbilanciarsi e scegliere da che parte stare nella competizione tra Stati Uniti e Cina.
Trong non ha lasciato una strategia chiara su questo, il che potrebbe tradursi in un grande problema per il suo successore. Sotto Trong, il Vietnam ha anche aggiunto ulteriori ostacoli alla liberalizzazione della politica interna, chiudendo i canali che avrebbero potuto concedere alla rabbia popolare di sfogarsi e raffreddarsi, soffocando anche l’innovazione, che è la chiave per permettere all’economia di risorgere.
Il Vietnam non era certamente una società aperta prima dell’era Trong, ma durante i suoi mandati la repressione di scrittori, blogger, attivisti religiosi, manifestanti ambientalisti e politici, leader sindacali e altri gruppi della società civile è molto peggiorata.
Inoltre, il governo di Trong ha imposto nuove e severe misure sull’accesso dei cittadini vietnamiti ad Internet e sulla possibilità di praticare le proprie fedi religiose in privato, facendo sì che venga ricordato come uno dei leader più duri degli ultimi decenni.
Ci vorrà molto tempo perché in tutti questi campi avvenga qualche cambiamento. Ideologo per una vita intera, Trong ha sempre avuto paura di qualsiasi tipo di liberalizzazione per l’integrità del Partito Comunista, che fosse sociale, religiosa o politica.
Di conseguenza, il Vietnam ha ora alcune delle regole più severe al mondo in materia di dissenso, società civile e utilizzo di internet. Ma, rispetto alla Cina, che ha un sistema molto più sofisticato di monitoraggio e blocco di Internet, i metodi di controllo del Vietnam sono più grossolani e le forze di sicurezza non sono in grado di anticipare e fermare la maggior parte delle proteste. È anche vero che la popolazione del Vietnam è relativamente giovane, e quindi in grado di accedere ad Internet applicando vie d’accesso che non seguono gli archetipi.
Inoltre, i vietnamiti non sono affatto timidi nelle proteste su larga scala contro il regime. Ad esempio, neo 2016 e 2017 sono scoppiate massicce proteste in tutto il Paese dopo che il governo aveva ignorato una catastrofe ambientale causata dal deflusso tossico nelle acque costiere da una fabbrica gestita da Formosa Steel. Sebbene il governo avesse da subito utilizzato duri metodi di dissuasione per cercare di soffocare le manifestazioni, i manifestanti non si sono fermati ottenendo alla fine alcune concessioni.
Sotto Trong prima e sotto Lang oggi, il governo si è mosso per soffocare più vie di dissenso. Ma l’opinione pubblica è diventata invece sempre più insofferente per i limiti posti alle proprie libertà fondamentali. Trong ha lasciato una popolazione carica di risentimento e un Partito pieno di lacchè incapaci di gestire il dissenso se non con la forza.
Questo è un grande passo indietro rispetto a 15 anni fa, quando i membri più anziani del Partito davano meno importanza alla lealtà nei confronti della dirigenza che alla costruzione della crescita economica, spostando il loro interesse sulle industrie di maggior valore e tollerando alcune espressioni della società civile.
Trong ha lasciato in eredità al suo successore dei dispositivi, tra i quali un esercito potenziato e la campagna anticorruzione, che gli permetteranno di arrivare al potere assoluto utilizzandoli per sbarazzarsi di chiunque sfidi il Presidente o il segretario generale. Il malcontento è latente e la massa arrabbiata esploderà presto di nuovo. Questa eredità stona con quella scintillante appena delineata ai funerali di Stato di Trong. Ma è quella vera, quella che Lang dovrà veramente contrastare.