Notte di sangue in Medio-oriente: le mosse di Netanyahu

La relazione tra Israele e Hezbollah è stata segnata da decenni di ostilità e conflitti. Hezbollah è emerso come un gruppo militante e politico sciita in Libano negli anni ’80, con il supporto dell’Iran, in risposta all’invasione israeliana del Libano nel 1982. Durante gli anni ’80 e ’90, Hezbollah ha condotto una guerriglia contro le forze israeliane nel sud del Libano, che si sono ritirate nel 2000. Tuttavia, le tensioni non si sono mai completamente risolte.
La guerra del 2006 tra Israele e Hezbollah è stata un punto di svolta significativo. Il conflitto, durato 34 giorni, ha visto pesanti bombardamenti su entrambe le parti, causando gravi perdite civili e danni infrastrutturali. La guerra si è conclusa con una fragile tregua, mediata dalle Nazioni Unite, ma le ostilità non sono mai cessate del tutto. Hezbollah ha continuato a rafforzare il suo arsenale e la sua influenza politica in Libano, mentre Israele ha mantenuto una politica di deterrenza attraverso attacchi preventivi e rappresaglie.
Negli anni recenti, la situazione è rimasta tesa, con scontri periodici e attacchi transfrontalieri. Hezbollah è anche coinvolto nella guerra civile siriana, sostenendo il regime di Bashar al-Assad, il che ha complicato ulteriormente la dinamica regionale. L’Iran continua a essere un alleato chiave di Hezbollah, fornendo supporto finanziario e militare, e utilizzando il gruppo come parte della sua strategia di influenza nella regione.
Il bombardamento su Beirut
In questo quadro, l’escalation militare di questa notte riflette la complessità e la volatilità delle relazioni israelo-libanesi, con il rischio costante che gli scontri locali possano degenerare in un conflitto più ampio. Infatti, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno lanciato un raid aereo su Haret Hreik, un sobborgo sciita di Beirut. Questo quartiere è una roccaforte di Hezbollah e l’obiettivo dell’attacco era il consiglio della Shura di Hezbollah e un ufficio delle Guardie Rivoluzionarie Iraniane. L’operazione ha portato alla morte di almeno due membri di Hezbollah, tra cui Fouad Shukr, un alto ufficiale considerato il numero due dell’organizzazione, anche se Hezbollah nega la sua morte.
In risposta al raid israeliano, Hezbollah ha lanciato dozzine di razzi Katyusha verso il nord di Israele. Israele ha giustificato il raid come una rappresaglia per un attacco su Majdal Shams, un villaggio druso nel Golan, attribuito a Hezbollah. Questo attacco aveva causato 12 vittime tra i giovani, di età compresa tra 10 e 16 anni. Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha dichiarato che Hezbollah ha oltrepassato la “linea rossa”, giustificando così l’azione militare israeliana.
Il governo israeliano sta monitorando attentamente la situazione. Il primo ministro Benjamin Netanyahu è stato fotografato mentre valutava la situazione di sicurezza presso il quartier generale militare di Kirya a Tel Aviv, affiancato dal suo capo di stato maggiore, dal suo segretario militare e dal consigliere per la sicurezza nazionale. Dall’altra parte, il premier libanese Najīb Mīqātī ha definito l’attacco israeliano una “flagrante aggressione”. L’Iran, che ha una presenza significativa in Libano attraverso le sue Guardie Rivoluzionarie, ha condannato l’attacco israeliano. Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, ha dichiarato che l’azione dei “criminali sionisti” non fermerà la resistenza libanese e il sostegno ai palestinesi oppressi. Anche Hamas e gli Houthi yemeniti hanno condannato l’attacco, definendolo rispettivamente una “pericolosa escalation” e una “palese violazione” della sovranità del Libano.
Secondo la CNN, Israele ha informato gli Stati Uniti prima di condurre il raid. Il Dipartimento di Stato americano ha commentato l’accaduto attraverso il vice portavoce Vedant Patel, che ha affermato che la diplomazia è ancora la strada migliore e che il sostegno degli Stati Uniti a Israele è incrollabile, ma ha anche sottolineato la necessità di evitare un’escalation. La portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, ha dichiarato che una guerra totale tra Israele e Libano può ancora essere evitata. La Russia ha condannato l’azione israeliana, definendola una “palese violazione del diritto internazionale”.
Israele ha lanciato un raid aereo su Haret Hreik, sobborgo sciita di Beirut, colpendo una roccaforte di Hezbollah. L’operazione, secondo le Forze di Difesa Israeliane (IDF), aveva come obiettivo il consiglio della Shura della formazione sciita e un ufficio delle Guardie Rivoluzionarie Iraniane. L’attacco ha causato la morte di almeno due membri di Hezbollah, tra cui Fouad Shukr, alto ufficiale considerato il numero due dell’organizzazione. Tuttavia, Hezbollah nega la morte di Shukr.
In risposta, Hezbollah ha lanciato dozzine di razzi Katyusha verso il nord di Israele. Tel Aviv ha giustificato il raid come rappresaglia per un attacco su Majdal Shams, villaggio druso nel Golan, attribuito a Hezbollah. Questo attacco ha causato 12 vittime, tra cui bambini e adolescenti. “Hezbollah ha oltrepassato la linea rossa”, ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. Israele monitora attentamente l’evolversi della situazione. Il primo ministro Benjamin Netanyahu è stato fotografato al telefono presso il quartier generale militare di Kirya a Tel Aviv, impegnato in una valutazione della sicurezza con i suoi più stretti collaboratori.
Da Beirut, il premier libanese Najīb Mīqātī ha definito l’attacco israeliano una “flagrante aggressione”. L’Iran, presente in Libano con le sue Guardie Rivoluzionarie, ha condannato l’attacco, con il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, che ha dichiarato: “L’azione dei criminali sionisti non fermerà la resistenza libanese e il sostegno ai palestinesi oppressi”. Anche Hamas e gli Houthi yemeniti hanno criticato l’attacco, definendolo rispettivamente una “pericolosa escalation” e una “palese violazione” della sovranità libanese.
Secondo la CNN, Israele ha informato gli Stati Uniti prima di condurre il raid. Il Dipartimento di Stato americano, tramite il vice portavoce Vedant Patel, ha affermato che la diplomazia rimane la strada migliore e ha ribadito il sostegno incrollabile degli Stati Uniti a Israele, sottolineando però la necessità di evitare un’escalation. La portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, ha dichiarato che una guerra totale tra Israele e Libano può ancora essere evitata. La Russia, dal canto suo, ha condannato l’azione israeliana, definendola una “palese violazione del diritto internazionale”.
Ucciso Haniyeh, leader di Hamas
Come non bastasse, sempre nella stessa notte, Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, è stato ucciso in un attacco aereo compiuto dalle forze armate israeliane a Teheran. Haniyeh, 62 anni, viveva fuori dalla Striscia di Gaza dal 2017, anno in cui fu nominato a capo del gruppo, risiedendo principalmente in Qatar da dove coordinava le attività politiche e diplomatiche di Hamas.
L’attacco è avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì mentre Haniyeh si trovava in Iran per partecipare alla cerimonia d’insediamento del presidente Massoud Pezeshkian. L’agenzia di stampa iraniana Fars, vicina alle Guardie Rivoluzionarie, ha riferito che Haniyeh è stato ucciso intorno alle 2 locali (poco dopo la mezzanotte italiana) da un missile. Israele non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sull’attacco.
La Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, ha reagito duramente all’accaduto, affermando che «Israele ha fornito motivi per ricevere una dura punizione. Vendicare l’uccisione di Haniyeh ora è il dovere di Teheran». Oltre a essere il capo politico di Hamas, Haniyeh era anche un importante negoziatore palestinese nelle trattative per un cessate il fuoco, svoltesi principalmente in Egitto e Qatar. Nonostante la sua retorica dura, era considerato dai leader internazionali un interlocutore relativamente più pragmatico rispetto ai leader dell’ala armata di Hamas.
L’incarico di Haniyeh come capo del Politburo di Hamas, il consiglio di 15 membri che prende le decisioni politiche del gruppo, aveva una certa influenza, sebbene la sua lontananza dalla Striscia di Gaza e dalla Cisgiordania limitasse il suo potere decisionale. Non è ancora chiaro quanto fosse coinvolto nell’organizzazione degli attacchi del 7 ottobre 2023 contro i civili israeliani.