360 milioni di euro per salvare Fukushima
La vita del Giappone divisa tra esercitazioni e rischi per la salute
47 miliardi di yen, 360 milioni di euro. Questa la cifra definita dal governo di Tokio per far fronte alle infinite conseguenze ambientali del terremoto che ha danneggiato la centrale di Fukushima nel marzo del 2011.
Il premier giapponese Shinzo Abe ha ritenuto necessario un intervento finanziario per far fronte alla bonifica dell’impianto in cui sono stati rilevati problemi importanti alle tubature che connettono due serbatoi e che hanno prodotto perdite d’acqua radioattiva.
Secondo la Tepco (Tokio Electric Power) ,l’agenzia elettrica che gestisce l’impianto, le infiltrazioni di acqua contaminata hanno fatto aumentare il livello di radioattività di 18 volte negli ultimi 10 giorni; ” questo nuovo livello” ,ammette l’agenzia, ” è in grado di uccidere una persona esposta in 4 ore”.
L’organizzazione mondiale della sanità, dopo due settimane dal disastro aveva affermato che ” gli effetti sulla catena alimentare e sull’ambiente sono più gravi di quanto finora si fosse pensato” e a febbraio di quest’anno è tornata a parlare del Giappone e dei rischi per la sua popolazione.
In un rapporto di 200 pagine, l’ Oms ha illustrato la situazione sanitaria del Paese dopo due anni dall’incidente e Maria Neira, responsabile della salute pubblica e dell’ambiente, ha spiegato che nei luoghi limitrofi a Fukushima esiste un rischio maggiore di ammalarsi di tumori rispetto ad altre zone e questo rischio è aumentato proprio dal marzo 2011.
Secondo i dati previsti dal documento, il 70% delle donne e dei bambini è esposto al rischio di tumori alla tiroide, il 7 % degli uomini e dei bambini alla leucemia e il 6 %delle donne al cancro al seno.
Dietro a questi dati allarmanti la popolazione,coordinata dalle autorità, cerca di lasciarsi alle spalle lo spettro della catastrofe attraverso le esercitazioni per simulare i terremoti di magnitudo 9.1, esercitazioni che si sono svolte domenica e che si ripetono dal 1961: il loro scopo è quello di testare l’efficienza del sistema di emergenza e di garantire maggiore tranquillità ai cittadini.
Molti giapponesi hanno partecipato alla simulazione, circa un milione, dimostrando che la migliore sicurezza è spesso la prevenzione.
di Benedetta Cucchiara
3 settembre 2013