Siria: intervento militare? Bisogna pensarci mille volte
Si fa sempre più acceso il dibattito su un possibile intervento militare in Siria. A rilanciare l’idea il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che negli scorsi giorni dopo aver appreso di un nuovo, seppur finora solo ipotizzato, attacco con armi chimiche, ha fatto sapere al mondo che gli Usa sono pronti ad intervenire, con o senza l’appoggio dell’Onu.
Intanto in Siria alcuni ispettori Onu stanno proprio cercando di capire se mercoledì scorso vi sia stato effettivamente un attacco con armi chimiche, se ad effettuarlo siano stati i soldati di Assad o quelli dell’Esercito siriano Libero ma sopratutto che tipo di armi siano state usate. Un compito decisamente arduo il cui responso potrebbe giocare un ruolo fondamentale per un possibile intervento.
Il lavoro degli ispettori dell’Onu è reso ancor più difficile dal clima di ostilità che aleggia nel Paese. Secondo fonti ufficiali stamani è stato aperto fuoco contro le auto di alcuni ispettori, il portavoce Martin Nesirky ha dichiarato: «Un veicolo della squadra che indaga sulle armi chimiche è stato deliberatamente e più volte preso di mira con colpi di arma da fuoco da cecchini non identificati».
In attesa di questo responso molte nazioni cominciano a dichiarare la loro posizione.
Cautela da parte dell’Italia. Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, nel corso di un intervista su Radio Radicale ha affermato: «Un intervento militare in Siria senza la copertura del Consiglio di sicurezza dell’Onu non è praticabile -ed ha aggiunto che – dovremmo evitare di rendere mondiale un dramma che è internazionale. Prima di assumere qualunque iniziativa in Siria bisogna pensarci mille volte perché le ripercussioni potrebbero essere drammatiche».
L’intervento militare si potrebbe evitare, ha poi concluso la Bonino, attraverso una campagna internazionale per l’esilio del presidente siriano Bashar al Assad o il suo deferimento alla Corte penale internazionale.
Russia e Cina, alleate del governo di Assad e che più volte hanno posto il veto su un possibile intervento militare dell’Onu, concordano nell’affermare che l’unica soluzione possibile è quella politica. Il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, ha stamani detto chiaramente che un eventuale attacco occidentale in Siria senza l’approvazione dell’Onu sarebbe una gravissima violazione del diritto internazionale e che: «l’Occidente accusa la Siria senza avere le prove. La Russia non andrà in guerra con nessuno in caso di occupazione militare della Siria».
Il Daily Telegraph ha invece reso noto, nell’edizione odierna, di una telefonata di 40 minuti tra Obama e Cameron, quest’ultimo avrebbe già dato il via libera per un intervento occidentale in Siria “entro dieci giorni”. Notizia subito smentita dalla Casa Bianca: «Obama non ha preso alcuna decisione di passare all’azione sul piano militare».
Favorevole all’intervento già da tempo anche la Francia. Il ministro degli esteri, Laurent Fabius, non a caso ha affermato: «Dopo un massacro di una tale gravità, non potrà non esserci una reazione forte».
Anche la Germania è pronta a supportare un attacco occidentale in Siria. Il portavoce della Merkel, Steffen Seibert, ha dichiarato: «Se sarà verificato l’utilizzo delle armi chimiche, esso dovrà essere punito in qualche modo. Abbiamo prove molto chiare che si è trattato di un attacco chimico».
Ricordiamo inoltre che nei prossimi giorni si riuniranno in Giordania i capi di stato maggiori di diversi Paesi coinvolti nella crisi siriana e facenti parte della Nato e della Lega Araba. Una riunione organizzata in breve tempo durante la quale si discuterà della disponibilità dei singoli Paesi a far parte di una coalizione simile a quella che nel 2011 portò all’intervento in Libia ed al conseguente crollo del regime di Gheddafi.
In attesa del responso degli ispettori dell’Onu sull’uso delle armi chimiche si cominciano a delineare le possibili alleanze pronte a sostenere l’intervento militare proposto da Obama.
Enrico Ferdinandi
(@FerdinandiE)
26 agosto 2013