La Siria e i bambini: un milione di rifugiati e settemila morti. ‘Fallimento della comunità internazionale’
Un fallimento della comunità internazionale. Con queste parole il direttore generale dell’Unicef, Anthony Lake, ha commentato i dati sul numero di bambini rifugiati, fuggiti dalla Siria dall’inizio del conflitto. Si tratta di un milione di bambini, da soli costituiscono la metà di tutti i rifugiati provocati dalla guerra civile siriana. Di questi circa 3.500 hanno attraversato da soli la frontiera siriana per cercare rifugio.
I più fortunati lo hanno trovato prevalentemente nei Paesi confinanti, come il Libano, la Giordania, la Turchia, l’Iraq e l’Egitto, ma negli ultime mesi sempre più siriani stanno cercando di raggiungere il nord Africa e L’Europa. Proprio quest’oggi è arrivato a Siracusa un barcone con circa 140 profughi, tra cui 20 donne e 25 minori, che hanno detto di essere in gran parte siriani.
Ci sono altri, crudi, numeri che fanno riflettere: «All’interno della Siria – ha detto stamani l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani – circa 7mila bambini sono stati uccisi durante il conflitto, mentre le stime di Unhcr e Unicef dicono che oltre 2 milioni di bambini sono sfollati all’interno del paese».
Matrimoni forzati, sfruttamento sessuale, lavoro minorile, traffico di esseri umani: questa è la realtà nella quale migliaia di bambini siriani sono costretti a vivere ogni giorno. A tutto ciò si aggiunge una sanguinosa guerra interna la cui conclusione non sembra esser ancora visibile all’orizzonte. La comunità internazionale discute sulle ‘tattiche’ migliori da attuare, se intervenire o meno: nel frattempo la popolazione siriana, tutta, è chiamata quotidianamente a fare i conti con una guerra che sta logorando il Paese materialmente e spiritualmente.
«Questi numeri raccontano il fallimento della comunità internazionale. Dobbiamo tutti condividere la vergogna – le parole del direttore dell’Unicef Anthony Lake – questi bimbi sono stati strappati alla loro casa, forse anche alla famiglia, di certo al loro futuro. Hanno visto orrori che noi possiamo solo cominciare a capire».
Enrico Ferdinandi
(@FerdinandiE)
23 agosto 2013