Egitto: caos nel paese e paura per i turisti
L’Egitto affronta questo ferragosto con grandissima tensione. I manifestanti del Cairo reclamano il ritorno del Presidente Morsi. 525 sono i morti secondo un nuovo bilancio ufficiale, 2 200 secondo le stime della fratellanza musulmana. La calma che si è diffusa ieri sera sembra essere solo temporanea e la violenza è diffusa a ripetersi per le strade.
Le forze dell’ordine hanno fatto sapere che non accetteranno altri sit-in dopo essersi impadroniti delle due piazze del Cairo mentre i Fratelli musulmani invitano tuttavia i loro sostenitori a manifestare, invocando in questo modo una nuova inevitabile ondata di violenze nel paese.
Le autorità hanno decretato lo stato di emergenza e un coprifuoco nella metà delle province, tra le quali Alessandria e il Cairo. L’ultimo bilancio ufficiale è di 525 morti secondo il governo. Un totale di 3 572 feriti sono stati ugualmente recensiti in tutto il paese secondo le cifre fornite dal Ministero della sanità. Secondo lo stesso bilancio, quasi 200 persone sono morte solo nelle piazze Rabaa al –Adawiya e Nahda del Cairo, che erano occupate da quasi un mese dai sostenitori del Presidente islamico Mohamed Morsi arrestati il 3 luglio dall’esercito.
Questo bilancio potrebbe peggiorare. Lo stato di emergenza è stato decretato per un mese e un coprifuoco è stato imposto nella metà del paese. Prima che il premio Nobel Mohamed ElBaradei si ritirasse dal suo posto di vice-presidente, rifiutando di assumersi le conseguenze delle decisioni di cui non era d’accordo”, il Primo ministro nominato dall’esercito Haem Beblawi ha elogiato il lavoro della polizia. In mattinata, un’altra figura morale ha voluto agire contro l’operazione omicida delle forze dell’ordine: l’imam d’Al-Azhar, più alta autorità dell’islam sunnita, ha spiegato di non essere stato informato dei metodi usati dalla polizia.
La comunità internazionale, che ha tentato una mediazione per evitare un risvolto drammatico nel braccio di ferro tra i pro-Morsi e il nuovo potere, ha condannato l’uso della violenza e reclamato il ritorno del Presidente eletto democraticamente.
Hazem Beblawi è apparso alla televisione nazionale per assicurare “che nessuna condizione che non si rispetti non sarà tollerata”. Da Washington il segretario di Stato John Kerry ha esortato le elezioni e condannato il bagno di sangue mentre il Qatar, principale alleato della fratellanza musulmana, ha denunciato “il metodo usato contro i manifestanti pacifici”.
di Manuel Giannantonio
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15 agosto 2013