Elezioni anticipate in Spagna. La mossa di Sanchez

Dopo le elezioni amministrative di domenica scorsa che hanno visto trionfare di gran lunga il Partito Popolare e Vox, anche la Spagna sembra volgere lo sguardo a destra. Già da tempo si sentiva nell’aria la possibilità di un tracollo del governo Sanchez e i risultati ne hanno adesso dato prova. L’attuale premier spagnolo però non intende restare a guardare e ha lasciato tutti attoniti annunciando le sue dimissioni e l’intento di indire le elezioni anticipate a luglio.
I risultati
La destra dunque stravince in Spagna, sia nella più conservatrice Madrid che in città di notevole peso sullo scacchiere politico come Siviglia e Valencia. Il Partito Popolare ha stracciato il PSOE (Partito Socialista Operaio Spagnolo) guidato da Pedro Sanchez che si è visto minacciato anche dal partito di estrema destra Vox. A indicare un indebolimento generale della sinistra vi è anche il calo nei voti subito dal partito Podemos. Le amministrative, dunque, hanno squarciato il velo sul futuro prossimo della Spagna che sarebbe dovuta andare alle elezioni a dicembre. Ma il futuro è più che mai incerto, soprattutto nel mondo della politica e molto ha lasciato riflettere la decisione di Sanchez di presentare le proprie dimissioni al re Filippo VI.

La mossa
In seguito al chiaro risultato delle amministrative, Pedro Sanchez ha chiesto udienza a re Filippo VI, in seguito all’incontro ha espresso la volontà di sciogliere il Parlamento e dimettersi per poi traghettare la Spagna alle elezioni anticipate che si svolgeranno il 23 luglio.
Queste le parole del premier spagnolo: «Ho appena avuto una riunione con sua maestà il re, nel corso del quale ho comunicato al capo dello Stato la decisione di convocare un Consiglio dei ministri oggi pomeriggio per sciogliere le Corti e convocare elezioni generali». Consapevole del fallimento ha affermato di volersi assumere ogni responsabilità.
Sembrerebbe dunque questo il motivo delle dimissioni ma, osservando attentamente questa scelta, possiamo anche ipotizzare altri scenari. L’elezioni anticipate di fatto colgono impreparato il Partito Popolare che al momento dovrebbe allearsi con Vox per poter vincere le elezioni e dunque scendere a patti e rinnegare i propri principi. Alberto Núñez Feijóo, a capo del partito conservatore, ha sempre affermato di non volersi alleare con gli estremisti di Vox. D’altro canto, la sinistra coglierà il messaggio di unità lanciato da Sanchez? Podemos e il neopartito Sumar hanno poco tempo per decidere di coalizzarsi con il PSOE e riportare lo scenario politico a un bipartitismo compatto che non disperda inutilmente voti.

Il sistema elettorale spagnolo
Premesso che la Spagna è una monarchia costituzione il cui capo dello Stato è rappresentato dal regnante, attualmente Filippo VI, il sistema elettorale spagnolo che sarà strumento per le future elezioni segue il metodo D’Hondt, ciò comporta che il Congresso, composto da 350 membri, verrà eletto con un proporzionale a liste bloccate che, di fatto, facilita i partiti di grossa entità, favorendo dunque il bipartitismo. In Spagna, la Costituzione del 1978 permetterebbe un’eventuale modifica del sistema che però non è mai avvenuta dalla fine del franchismo, sintomo che questo sistema piace e funziona. Alla luce di ciò, il gesto di Sanchez lascia campo aperto a un possibile ribaltamento di scenario.