Bielorussia vs Europa. Il racconto di una nuova crisi umanitaria

Una nuova crisi umanitaria si è aperta al confine fra Bielorussia e Polonia. Migliaia di migranti provenienti da Siria, Afghanistan, Sudan e Kurdistan iracheno si trovano oggi ai confini della Polonia, in condizioni estreme senza sapere che cosa ne sarà del loro destino. I governi dei due paesi stanno rimandando di giorno in giorno le decisioni, lasciando senza cibo, cure sanitarie e al freddo uomini, donne, bambini e anziani.
Migliaia i migranti al confine
Tutto è cominciato nel mese di agosto quando i governi di Polonia, Lituania e Lettonia hanno accusato il governo del presidente bielorusso Alexander Lukashenko di aver dato vita ad un flusso di migranti che dai paesi del Vicino Oriente, in particolare Siria, Afghanistan, Sudan e Kurdistan iracheno, sarebbe arrivato alle porte dell’Europa. Si pensa che Lukashenko abbia agito in questo modo per provocare un danno alla comunità europea che avrebbe espresso il proprio appoggio all’opposizione bielorussa – il presidente infatti governa nel paese dal 94 in maniera autoritaria, con sospetto di brogli elettorali nelle recenti elezioni presidenziali del 2020 – e avrebbe emesso alcune sanzioni contro di lui.
Nelle scorse settimane il Guardian ha raccontato nel dettaglio come il presidente avrebbe creato questo flusso di persone: i migranti sarebbero stati indotti a compiere questo viaggio da un visto e un volo per Minsk, capitale bielorussa, completamente spesati e con la promessa di poter entrare in Europa. Ma una volta giunti al confine con la Polonia, una brutta sorpresa. A difendere i confini del proprio paese migliaia di soldati, mossi anche dalla paura che l’accesso di questi migranti possa portare all’ingresso clandestino di altre persone.
La situazione quindi si sta facendo sempre più drammatica: le ONG umanitarie fanno difficoltà a portare i propri aiuti in quelle zone dal momento che la Polonia ha dichiarato fin da subito lo stato d’emergenza ed è per questo diventato difficile raggiungere i migranti. Attualmente al confine ci sarebbero duemila persone, di cui 200 bambini.
Le responsabilità politiche
In Bielorussia Lukashenko si è fin da subito dichiarato estraneo ai fatti, minacciando in più riprese di chiudere il gasdotto che riscalda una gran parte dell’Europa. Se da una parte i soldati polacchi non lasciano passare, dall’altra anche la Bielorussia blocca il loro percorso di ri-entrata nel proprio paese. L’obiettivo del presidente bielorusso è quello di far vedere come la UE non si voglia far carico di queste persone bisognose e scelga invece di lasciare la situazione invariata. A rimetterci però sono i migranti che si trovano bloccati in questo limbo, dove con il passare dei giorni stanno allestendo ripari di fortuna dove potersi rifugiare nei vari momenti della giornata.
A proposito della questione gasdotto, è intervenuto anche il presidente Putin, che dopo aver avuto un contatto telefonico con Angela Merkel, ha preso le distanze da quanto sta succedendo e ha chiesto al presidente bielorusso di non bloccare l’erogazione del gas perché la cosa porterebbe danni anche alla Russia.
La cancelliera tedesca in questi giorni avrebbe anche contattato telefonicamente Lukashenko per avviare dei colloqui fra Minsk e l’Unione Europea.
In Polonia invece si è acceso un grande dibattito interno tra le due ali del governo. L’opposizione infatti sostiene che i partiti di maggioranza stiano pensando più alla questione dei migranti che agli interessi dei cittadini polacchi. Nel paese inoltre più volte è circolata l’idea di innalzare una barriera al confine che potrebbe così impedirebbe l’ingresso dei migranti: le voci che erano circolate secondo le quali il muro sarebbe stato costruito con i soldi del bilancio dell’Unione Europea, sono state fortemente smentite dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen. Qualora però una tale iniziativa andasse in porto, è importante segnalare che questa barriera si aggiungerebbe alle già innumerevoli sbarramenti presenti in alcuni confini d’Europa come ad esempio fra Bosnia e Croazia, Ungheria e Serbia, Bulgaria e Turchia e Turchia e Iran.
Da parte sua l’Europa , per cercare di risolvere al più presto questa delicata situazione, ha deciso di sanzionare chiunque abbia contribuito a creare questa emergenza, sia le compagnie aeree che hanno contribuito a creare il flusso di migranti per disincentivare le loro azioni – e per farle desistere la UE ha minacciato di chiudere l’accesso a diversi aeroporti d’Europa – sia qualsiasi persona coinvolta in questo traffico.