Il programma di assistenza finanziaria per la Grecia lanciato tre anni fa è un “fallimento” e i creditori dovranno riconoscere un giorno che il paese non potrà rimborsare il suo debito, afferma un rapporto redatto da alcuni economisti dell’istituto Bruegel. “In Grecia, il programma è stato un fiasco”, stimano gli economisti. Gli stessi economisti spiegano la situazione attraverso tre fattori: “Le condizioni di partenza particolarmente sfavorevoli”, un “sistema amministrativo e politico molto debole” e il fatto che la Grecia sia stato il primo paese sotto assistenza finanziaria nella zona euro “assolutamente impreparato”.
Per Bruegel, uno dei centri europei tra i più influenti, il debito greco, in parte ristrutturato alla fine del 2011, sarebbe dovuto essere risanato molto prima. “Il ritardo ha condotto alla sostituzione dei finanziatori privati con quelli pubblici. Ciò comporterà un’inevitabile complicazione quando sarà evidente che la Grecia non potrà risanare il debito, come stimano dagli economisti del Bruegel.
La situazione è meno drammatica per l’Irlanda e il Portogallo. Per l’Irlanda Bruegel parla di un successo nonostante i rischi. Il programma è sostanzialmente “un successo” per il Portogallo, anche se l’economia “resta strutturalmente debole e fragile”.
Un altro fallimento del progetto è il livello della disoccupazione superiore alle attese e che minaccia sempre secondo gli economisti, la sostenibilità degli sforzi budgettari. Bruegel ricorda ugualmente i disaccordi tra l’UE e la FMI che difende una messa a contributo dei finanziatori privati, per la Grecia specialmente, di fronte agli Europei che temono un contagio della crisi.
Gli economisti suggeriscono che la FMI sia in futuro meno implicata nella zona euro, e che possa diventare un catalizzatore mantenendo la possibilità di non partecipare ai programmi. Concretamente, ciò provocherà un incremento del 10% dei programmi, molto inferiore a quello della Grecia, dell’Irlanda e del Portogallo. Gli economisti della Bruegel inoltre stimano che la Banca centrale europea non debba partecipare come partner ma come parte intera, come un partecipante silenzioso.
Manuel Giannantonio
(Twitter @ManuManuelg85)
18 maggio 2013