Guaidó si autoproclama presidente: cosa succede in Venezuela

Il Venezuela sta sprofondando nel caos, una caduta ulteriore da una posizione già tutt’altro che stabile, sia per quanto riguarda l’equilibrio politico sia per l’attuale situazione economica. I giorni appena trascorsi erano già sintomatici di un clima niente affatto pacifico. Tra ieri e l’altro ieri si sono contanti ben 14 morti a causa della repressione messa in atto dalla polizia nei confronti delle proteste contro il presidente Maduro. Dopo due giorni di disordini, il leader dell’opposizione Juan Guaidó, non a caso a capo delle proteste, si è autoproclamato legittimo presidente del Venezuela.
Chi è Juan Guaidó
Guaidó è un ingegnere, ma non ha seguito la strada che si è costruito tramite gli studi universitari per dedicarsi maggiormente alla politica di opposizione, rifiutando anche un’offerta di lavoro che l’avrebbe portato in Messico, un posto di certo più sicuro. Già nel 2007 era tra le strade venezuelane per protestare contro Hugo Chàvez, predecessore di Maduro, distintosi anch’esso per una mancata tendenza al pluralismo democratico. L’attività di opposizione Guaidó ce l’ha stampata sulla pelle, precisamente sul collo, dove riporta ancora le ferite causategli da alcuni proiettili di gomma sparatigli contro in una manifestazione del 2017. Il suo partito è Voluntad Popular, uno dei più attivi nella coalizione di opposizione venezuelana. È uno strenuo sostenitore della democrazia ed il suo mentore politico è Leopoldo López, già rinchiuso in carcere per la sua nota attività di opposizione alla politica di Maduro. Per comprendere a pieno la sua figura ed il clima che attualmente c’è nel paese sudamericano basta ascoltare le parole che la madre di Juan ha rilasciato ad un’intervista al New York Times: «Mi state chiedendo se sono spaventata? Certo. Non ha mai voluto lasciare questo paese. È profondamente legato a questa terra». Il terrore è la prima delle preoccupazioni ed il tweet di María Iris Varela Rangel, vicina a Maduro, spiega perfettamente le preoccupazioni: «Guaidó: ti ho già preparato la cella insieme all’uniforme, spero che tu possa nominare rapidamente il tuo gabinetto di modo che si sappia chi ti accompagnerà, stupido ragazzino».
Guaidó ya te acomodé la celda, con tu respectivo uniforme, espero que nombres rápidamente a tu gabinete para saber quienes te van a acompañar "muchacho pajúo"
— maria iris varela (@irisvarela) January 11, 2019
I fatti del 23 gennaio
Guaidó, quasi sconosciuto agli occhi del mondo fino al 23 gennaio, si è autoproclamato presidente, segnando di fatto una svolta dall’importanza mondiale che non sappiamo ancora dove porterà il paese sudamericano. Da presidente dell’Assemblea Nazionale Venezuelana, il parlamento composto dalle opposizioni, ma di fatto svuotato di qualsiasi forma di potere da Maduro, Guaidó ha effettuato l’annuncio durante una gigantesca manifestazione svolta per le strade di Caracas, invocando successivamente un emendamento costituzionale tramite il quale il presidente può guidare un governo provvisorio fino alle nuove elezioni. Ricalcando lo slogan di Obama, Guaidó ha dichiarato: «Sì, se puede!». Ha poi aggiunto, non risparmiando parole dure per Maduro: «Giuro di assumere formalmente le competenze dell’esecutivo nazionale come presidente incaricato del Venezuela per arrivare alla fine dell’usurpazione, ad un governo di transizione e indire libere elezioni». Nel frattempo, però, sono morte altre 4 persone in un clima che sta letteralmente per diventare esplosivo.
Lo scacchiere internazionale
L’annuncio di Guaidó ha dato il via ad una concatenazione di reazioni internazionali. Nel nostro paese l’esecutivo non si è ancora schierato, preferendo attendere i successivi sviluppi. Queste le parole del presidente Conte: «Seguo gli sviluppi in Venezuela ed esprimo forte preoccupazione per i rischi di un’escalation di violenza. Siamo vicini al popolo venezuelano e al fianco della collettività italiana nel Paese. Auspico un percorso democratico che rispetti libertà di espressione e volontà popolare». Subito è arrivato l’appoggio a Guaidó anche da parte di Bolsonaro, presidente del Brasile: «Il Brasile riconosce il signor Juan Guaidó come presidente incaricato del Venezuela. Il brasile sosterrà politicamente ed economicamente il processo di transizione affinché la democrazia e la pace sociale si installino in Venezuela». Anche il presidente americano Trump si è da subito detto a sostegno del presidente autoproclamato: «Oggi riconosco ufficialmente il presidente dell’Assemblea nazionale venezuelano, Juan Guaidó, come presidente ad interim del Venezuela. Incoraggiamo gli altri governi dell’emisfero occidentale a riconoscere Guaidó come presidente ad interim del Venezuela e lavoreremo in modo costruttivo per sostenere i suoi sforzi per ripristinare la legittimità costituzionale». Oltre a questi anche Spagna, Cile, Canada, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Panama, Paraguay e Perù appoggiano il leader dell’opposizione. Dalla parte di Maduro si sono invece schierati molti presidenti noti per governare nei loro paesi con metodi poco democratici. Tra questi troviamo infatti Erdogan, Putin, Hua Chunying (portavoce del Ministero degli Esteri della Cina).