Russia: la superpotenza a prezzi low cost

Le divisioni politiche europee, i teatri di guerra in medio oriente e i bisogni energetici cinesi: tutte le sfide diplomatiche vinte da Mosca che portano la Russia al rango di superpotenza
Negli ultimi anni la Russia di Putin ha saputo imporsi come un attore globale di primissimo piano grazie ad una politica estera piuttosto aggressiva e ad una rete di alleanze importanti. E tutto questo ad un costo quasi nullo per una economia che non è neanche lontanamente paragonabile a quella di potenze come gli USA o la Cina.
Mosca ha saputo muoversi agilmente sui terreni a lei più congeniali (diplomazia, partnership strategiche e potenza militare) evitando accuratamente lo scontro aperto con i nemici ed estendendo la propria area di influenza su vaste regioni del mondo.
Europa: la politica del divide et impera – Il capolavoro diplomatico russo è ben visibile nello scacchiere europeo. Qui Mosca ha saputo sfruttare al meglio le divisioni interne dell’Unione Europea sponsorizzando i principali partiti nazionalisti del continente e i loro leader.
In questo modo il confine occidentale della Russia, che poteva essere una UE forte politicamente e militarmente, è rimasto sostanzialmente un agglomerato di tanti Stati ricchi incapaci di serie azioni comuni contro Mosca (se non qualche sanzione invocata dagli USA) e strettamente dipendenti dalle risorse energetiche russe.

I principali Paesi dell’UE sono tutti rimasti in qualche modo invischiati nella rete di Mosca. Putin ha fortemente sostenuto il governo britannico di Theresa May nel portare avanti il processo della Brexit nonostante le opposizioni dei negoziatori di Bruxelles e dei “remainers” inglesi e scozzesi.
La Germania di Angela Merkel, principale oppositore europeo di Putin, si è trovata nella scomoda posizione di dover promuovere il gasdotto Nord Stream 2 (che dalla Russia porta gas alla Germania e all’Europa attraverso il Mar Baltico) inimicandosi l’intero Parlamento Europeo, il Congresso degli Stati Uniti e soprattutto gli Stati dell’est, tra cui il più importante membro orientale dell’UE e principale partner tedesco a est, la Polonia.
Francia e Italia si sono trovate su fronti opposti nella questione della Libia: Parigi ha sostenuto il Generale Haftar mentre Roma al-Serraj. Un’occasione d’oro per Mosca che ha mantenuto eccellenti rapporti politico-diplomatici con l’attuale governo italiano sostenendo però militarmente e politicamente Haftar nonostante l’opposizione dell’ONU (di cui la Francia è membro permanente nel Consiglio di Sicurezza). In questo modo la Russia ha creato una frattura anche tra le due maggiori potenze europee del Mediterraneo e si è creata una solida presenza in Nordafrica in un Paese chiave per gli equilibri della regione.
A questo si aggiunge anche la percezione della minaccia russa che hanno soprattutto i Paesi orientali (repubbliche baltiche in primis) e che hanno assistito all’annessione della Crimea e alle azioni militari russe in Ucraina cui ha fatto seguito una risposta europea praticamente nulla. Per questi Paesi la Russia rappresenta una minaccia militare concreta e Bruxelles non fornisce alcuna difesa militare.
Medio Oriente: il controllo su Siria e Iran – Differente è invece la situazione per i confini meridionali della Russia.

Le azioni militari in Georgia nel 2008 e soprattutto l’intervento in Siria hanno chiaramente mostrato che la Russia non è disposta a perdere la posizione dominante in quella parte del mondo. Il recente annuncio del Presidente Trump di ritirare le forze americane dal teatro siriano inoltre apre ad ulteriori sviluppi in favore di Mosca che potrà rafforzare la propria influenza su Damasco. Un’influenza che farà sentire il suo peso anche sugli altri attori regionali non propriamente alleati di Mosca come Turchia, Israele e Iraq.
Anche la partnership con l’Iran è di vitale importanza per due motivazioni ben differenti. Per una questione ideologica in primis: l’Iran è la principale potenza regionale del Medio Oriente insieme all’Arabia Saudita, e se Ryad è un alleato strategico di Washington allora per Mosca diventa vitale sostenere l’alleanza con Teheran per controllare l’altra sponda del Golfo Persico (da cui transita gran parte del greggio mediorientale diretto in Europa).
L’altra motivazione che spinge Mosca verso Teheran è di natura diplomatica: le sanzioni degli Stati Uniti verso l’Iran hanno indispettito parecchio gli alleati europei dell’America che non sono intenzionati a seguirla in questa azione e dunque la Russia potrebbe proporsi come partner alternativo agli USA in quest’area così delicata.
Cina e India: un confronto con i giganti asiatici – Pechino è l’altra grande superpotenza mondiale che, insieme a Mosca, è in grado di sfidare l’egemonia americana. Storicamente i rapporti tra Russia e Cina sono stati altalenanti e segnati da stagioni di grande intesa alternate da ostilità manifeste. Oggi pare che si sia trovato un equilibrio basato su interessi reciproci: a Putin servono i capitali cinesi e un confine tranquillo o oriente, Xi ha bisogno delle forniture energetiche russe e della partnership politica con Mosca per la SCO (Shangai Cooperation Organization, l’alleanza militare sinorussa anti-NATO che include anche altri importanti Paesi dell’Asia) e per completare il colossale progetto della Belt and Road Initiative, la Nuova Via della Seta.
Ed è proprio sulla BRI che la Russia ha saputo muoversi egregiamente. Non potendo contrastare apertamente Pechino sul piano economico, Mosca è diventata parte integrante del progetto inserendosi direttamente nelle rotte commerciali settentrionali (che transitano dalla Siberia fino all’Europa) e indirettamente in quelle meridionali aumentando la propria influenza politica in tutti i Paesi di transito delle varie rotte commerciali (Iran, Turchia, ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale).
Non solo: per non lasciare troppo potere in Asia alla Cina, Putin ha anche rafforzato i legami con l’India, l’altro gigante che rivaleggia con Pechino.

Nuova Delhi è un partner fondamentale per la Russia negli equilibri asiatici perché, essendo quasi del tutto esclusa dal progetto della BRI (che passa per il Bangladesh, i porti dello Sri Lanka e il Pakistan, storico rivale dell’India) ha tutta l’intenzione di opporsi all’egemonia commerciale cinese.
Così Mosca ha incrementato le relazioni commerciali con Nuova Delhi, soprattutto in ambito militare. Russia e India stanno lavorando insieme ai nuovi caccia multiruolo di quinta generazione che dovrebbero rivaleggiare con gli F-35 della NATO, hanno stretto accordi miliardari per la vendita di armi russe all’India e hanno rafforzato la cooperazione negli ambiti spaziale e nucleare.
Alla luce di questa linea diplomatico-politica degna di una superpotenza globale ma praticata sostanzialmente “low cost”, senza gli investimenti multimiliardari cinesi e americani, la Russia si trova oggi in una posizione tale da poter ambire ad un ruolo primario nel mondo.
Soprattutto se saprà mantenere gli equilibri geopolitici e la fitta ragnatela di alleanze strategiche che ha creato negli ultimi anni.