Russia, Ucraina ed Europa: la crisi dal Mar Nero al G20

Dopo l’annessione russa della Crimea e la secessione delle regioni orientali, l’Ucraina ora deve battersi con Mosca per il controllo del mare. Europa e USA sono con indecisi mentre Putin schiera i sistemi antimissile.
Una regione divisa tra Mosca e Kiev – Il Mar d’Azov è la propaggine settentrionale del Mar Nero ed è particolarmente strategico per i due maggiori attori della regione: Russia e Ucraina.
Per Kiev è necessario continuare a poter operare su questo tratto di mare perché da qui transita circa il 9% delle esportazioni ucraine attraverso i due porti di Mariupol e Berdyansk, soprattutto verso la Turchia. Mosca invece vuole prendere il controllo della regione per poter ottenere una continuità territoriale che legherebbe la Crimea, la regione russa di Rostov sul Don e i territori filorussi dell’Ucraina orientale.

Lo stretto di Kerch in questo gioco di potere rappresenta un tassello fondamentale. Si tratta infatti dell’unico collegamento tra il Mar d’Azov e il Mar Nero e da qui deve transitare obbligatoriamente tutto il traffico navale da e per il Mediterraneo. In quest’ottica la costruzione del ponte sullo Stretto di Kerch (un’opera fortemente voluta da Putin e costata circa 4 miliardi di dollari) ha garantito alla Russia di ottenere di fatto il controllo del Mar d’Azov. L’altezza del ponte però è troppo bassa per consentire alle grandi navi mercantili di poterci passare sotto e dunque i porti ucraini, dopo l’inaugurazione dello scorso maggio, sono stati tagliati fuori da una fetta importante del traffico navale perdendo profitti importanti.
Gli scontri navali e la crisi – La situazione è degenerata rapidamente a partire da domenica scorsa quando la marina russa si è apertamente scontrata con navi ucraine. Secondo le ricostruzioni tre navi di Kiev dirette da Mar Nero allo Stretto di Kerch non hanno chiesto il permesso a Mosca per dirigersi verso Mariupol (principale porto ucraino nel Mar d’Azov).

Come conseguenza la marina russa avrebbe aperto il fuoco ferendo due marinai ucraini, sequestrando le tre navi e arrestando i marinai.Mosca e Kiev si accusano a vicenda di aver deliberatamente provocato la crisi. Dal Cremlino i servizi segreti del Fsb sostengono che si tratti di una provocazione messa in atto dal governo di Poroshenko che spera di sfruttare la situazione per fini elettorali (in Ucraina si voterà tra pochi mesi e l’attuale esecutivo non gode del favore dei pronostici). Kiev invece ha parlato di un “atto barbaro” da parte di Mosca e di un atteggiamento “tipico dei regimi autoritari”.
L’escalation – Alla crisi navale ha fatto seguito una crisi diplomatica tra i due Paesi, già ai ferri corti in seguito all’annessione russa della Crimea nel 2014.
Dopo l’arresto dei 24 marinai ucraini da Mosca è stato diffuso un video che testimonierebbe la confessione di alcuni uomini dell’equipaggio che davanti ad una telecamera confessano di aver agito su ordine di Kiev per provocare deliberatamente una reazione dei russi.
I servizi segreti ucraini hanno prontamente negato le accuse sostenendo che alcuni dei marinai hanno dei parenti nelle regioni controllate dalla Russia o dai separatisti filorussi e che quindi potrebbero aver subito pressioni in tal senso per fare delle dichiarazioni false.
La tensione è aumentata ulteriormente nei giorni successivi quando la Russia ha annunciato di voler schierare in Crimea dei sistemi antimissile e antiaerei S-400, tra i più avanzati al mondo e in grado di colpire e intercettare missili da crociera e balistici a 400 km di distanza.

Una provocazione a cui Poroshenko ha reagito facendo entrare in vigore la legge mariale in dieci regioni ucraine che confinano con la Russia. La legge marziale durerà trenta giorni per evitare di sovrapporsi al periodo delle elezioni e non sessanta come chiesto inizialmente da Poroshenko (che forse sperava di poter aumentare la propria popolarità nei sondaggi in vista della tornata elettorale). A questo si è aggiunto anche il divieto per gli uomini russi di età compresa tra i 16 e i 60 anni di entrare in Ucraina. Una legge che ha lo scopo di impedire ai russi di formare milizie private in territorio ucraino.
L’Europa e Trump – La Germania e la Francia si sono immediatamente proposte di mediare tra Mosca e Kiev ma dal Cremlino è stata declinata l’offerta della Merkel e di Macron. Il Presidente russo sperava di poter contare sulla cancelliera tedesca per poter fare pressioni su Poroshenko e indurlo ad ammorbidire le sue posizioni ed evitare una escalation.
Gli Stati Uniti hanno invece preso le parti dell’Ucraina e, in vista del vertice del G20 di Buenos Aires, Trump ha annullato l’incontro bilaterale inizialmente previsto con Putin.
Dopo uno scambio verbale piuttosto acceso tra i tweet della Casa Bianca e le risposte del Cremlino in realtà c’è stato un colloquio informale di alcuni minuti tra i due leader a margine del summit internazionale.

L’impressione è che l’Unione Europea stia cercando di restare fuori dalla vicenda per non trovarsi con una opinione pubblica spaccata a metà in vista delle elezioni europee dei prossimi mesi. Italia, Francia e Germania possono fare da mediatori ma sicuramente non hanno intenzione di esporsi troppo in un senso o nell’altro e, a parte valutare ulteriori sanzioni contro Mosca (la cui approvazione comunque non è scontata), non vogliono farsi coinvolgere in quella che è una disputa tra la Russia e un Paese non-UE e non-NATO in cui non ci sono particolari interessi in gioco.
L’ipotesi di una invasione russa della Crimea ventilata da Poroshenko sembra molto poco realistica e pare essere più che altro una strategia elettorale del premier ucraino.
Difficilmente in questo contesto Trump e l’Unione Europea spenderanno più di qualche parola nei confronti di Putin.