Angela Merkel: l’addio che fa tremare l’Europa

Il disastro elettorale nell’Assia e quello di due settimane fa in Baviera sono stati determinanti nella decisione della Merkel di rinunciare alla leadership del suo partito.
“Come cancelliera ho la responsabilità di tutto, per quello che riesce e per quello che non riesce. E’ giunto il momento di aprire un nuovo capitolo: non mi ricandiderò come presidente della Cdu, questo quarto mandato è l’ultimo come cancelliera, non mi ricandiderò al Bundestag nel 2021 e non voglio altri incarichi politici”. Con queste parole Angela Merkel ha annunciato la sua volontà di uscire dalla scena politica tedesca ed europea, un addio che potrebbe avere pesanti ripercussioni anche a Bruxelles.
Soprattutto se il governo di Berlino dovesse cadere prima del 2021 (ipotesi non del tutto improbabile vista la fragilità attuale della coalizione CDU/CSU-SPD).
La Germania e l’Europa dopo la Merkel – In vista delle elezioni europee di maggio questo addio potrebbe dare ulteriore slancio ai movimenti politici e ai partiti sovranisti che spesso hanno attaccato l’Unione Europea berlinocentrica (di cui la Merkel era la personificazione). I risultati delle urne nei land tedeschi hanno infatti confermato un trend che dura già da un paio d’anni in Europa: il calo dei consensi per i vecchi partiti classici in favore di nuove realtà politiche euroscettiche, nazionaliste e populiste.
Come già accaduto in Baviera e Assia, con ogni probabilità gli equilibri parlamentari verranno modificati anche a Strasburgo. La fine delle maggioranze schiaccianti di SPD e CDU/CSU (il partito della Merkel) si rispecchierà nella fine del dominio europeo di popolari e socialdemocratici.
A Berlino è già iniziata la corsa per sostituire la cancelliera che ha dominato il panorama politico negli ultimi diciotto anni: il congresso della CDU per rimpiazzarla inizierà a dicembre. I possibili scenari sono sostanzialmente due: un passaggio graduale che consenta alla Merkel di gestire la transizione (in questo caso il nome più papabile è quello di Annegret Kramp-Karrembauer, la delfina della Merkel e attuale segretaria generale) oppure una cesura netta con una nomina di stampo più conservatore e critico nei confronti dell’attuale cancelliera come Merz, ex capogruppo del partito, oppure Spahn, attuale Ministro della Salute.
L’ultima leader dell’Occidente – L’addio di Angela Merkel farà sentire i suoi effetti anche ben lontano da Bruxelles. La cancelliera infatti ha rappresentato con le sue scelte politiche i valori e gli ideali dell’Europa.
Molto più dei vari Presidenti della Commissione o del Parlamento o del Consiglio, è stata la Germania plasmata dalla Merkel a definire il ruolo dell’Unione Europea nel mondo.
Soprattutto ora, in un momento in cui le superpotenze mondiali vivono di grandi personalità (Putin, Trump, Xi Jinping su tutti), l’Europa deve fare i conti con l’addio della sua leader più carismatica, l’unica che dava la sensazione di poter sfidare Washington sulle politiche euroatlantiche o Mosca sulle sanzioni post-Crimea.
L’impressione è che il vecchio continente si stia arricchendo di moltissimi politici nazionali, pochi in grado di avere un ruolo guida di livello continentale a assolutamente nessuno che possa ambire a portare l’UE e i suoi valori al tavolo delle superpotenze.
Ma c’è anche chi ritiene che la scelta di Angela Merkel di dire addio alla politica abbandonando il suo partito e non ricandidandosi per la carica di cancelliera possa avere un altro fine.
Senza la zavorra di un partito legato a un passato novecentesco che sembra ormai tramontato (“Per me si tratta di aprire una strada verso il futuro”) la Merkel adesso ha la possibilità di agire con minori impedimenti per questi ultimi mesi del suo mandato da cancelliera.
Potrebbero essere i mesi decisivi per il futuro dell’Europa e forse è un bene che la Merkel possa muoversi più liberamente per contrastare i nazional-populisti e il ritorno delle politiche sovraniste e per riportare l’Unione Europea a essere forte e credibile nel mondo.