L’inverno caldo dell’Europa

Italia, Brexit ed elezioni. I prossimi mesi saranno decisivi per definire il futuro dell’Europa
Italia e spread – In Europa la manovra finanziaria del governo gialloverde non ha trovato il sostegno sperato. Le tensioni tra Roma e Bruxelles si sono acuite soprattutto negli ultimi giorni quando è arrivata la bocciatura ufficiale della proposta italiana a cui hanno fatto seguito pesanti dichiarazioni da entrambe le parti.
Mentre da un lato la Commissione Europea ha parlato di “una violazione grave e manifesta delle raccomandazioni adottate dal Consiglio”, da Roma la risposta è stata altrettanto secca: il Ministro Tria ha difeso l’operato del governo definendolo una scelta “necessaria”.
La situazione sta purtroppo evolvendo verso un punto di frattura insanabile. Infatti, in caso di scontro aperto tra Italia ed Europa, entrambe le parti ne uscirebbero perdenti. Roma non può realisticamente sperare di sfidare la Commissione senza mandare nel panico i mercati e senza far lievitare lo spread. Bruxelles invece non può permettersi una crisi peggiore persino di quella greca col rischio che il debito italiano possa ricadere sugli altri Paesi membri.
La Brexit imminente – Sono trascorsi due anni e mezzo dal referendum e ancora tra Europa e Regno Unito non c’è stato alcun accordo. Le negoziazioni si sono trasformate in una trappola per il governo May e in una incognita per Bruxelles.
A Londra la Premier si è trovata coinvolta in un triplice negoziato che di fatto ha bloccato ogni possibile sviluppo. Oltre alle trattative con l’UE, infatti, Theresa May ha dovuto combattere con le resistenze interne del Paese, dai Laburisti fino ai falchi presenti nel suo stesso partito, a partire da Boris Johnson.
E così, mentre a Londra si sono susseguite manifestazioni per un secondo referendum, rimpasti di governo e negoziatori alterni, sul continente il rischio maggiore è che si arrivi alla fine ad una Brexit senza accordo. Una prospettiva altamente caotica per via della moltitudine di interessi comuni tra le due sponde della manica: dagli accordi sulla sicurezza, al commercio fino alla delicatissima situazione del confine nordirlandese che di fatto diventerebbe una nuova frontiera dell’Unione.
Le elezioni dei nazional-populisti – A complicare ulteriormente il quadro c’è anche l’imminente appuntamento elettorale che aprirà il 2019. Le principali coalizioni europee, i popolari e i socialdemocratici, probabilmente non otterranno più le vittorie e le maggioranze schiaccianti delle scorse elezioni. A rimpiazzarli ci saranno i neonati movimenti euroscettici nazionalisti e populisti che hanno già ottenuto risultati simili nelle elezioni nazionali.
Da Orban in Ungheria alla Lepen in Francia, passando per Austria, Germania, Spagna e Polonia fino ovviamente all’Italia del M5S e di Salvini (che potrebbe concorrere persino per la Presidenza della Commissione), le principali forze politiche del continente al momento corrono divise ma non è detto che a marzo non si presentino insieme.
Tra pochi mesi dalle urne del vecchio continente potrebbe emergere un risultato elettorale che può portare alla distruzione dell’Unione Europea in favore di un ritorno alle politiche nazionali e sovraniste.