Turchia: quali sono gli obiettivi di Erdogan per rinforzare il proprio potere?

Il presidente turco gode di una quantità vastissima di potere attraverso un sistema denunciato come autocratico dai suo detrattori. Quali sono i suoi obiettivi per rinforzare la sua posizione di forza quasi totalizzante?
ANKARA – Due anni dopo essere sfuggito a un colpo di Stato militare, il presidente turco Erdogan inaugura una nuova era nella storia contemporanea della Turchia con il passaggio al sistema presidenziale al termine di una revisione costituzionale adottata di giustezza grazie al referendum dell’aprile 2017. Questo nuovo sistema, denunciato come autocratico dai suoi detrattori, dovrebbe tradursi come accrescimento dei poteri.
Al potere dal 2003 prima come primo ministro e poi come presidente, Erdogan, 64 anni, è stato rieletto senza problemi il 24 giugno. Ha ottenuto l’elezione presidenziale al primo turno con il 52,6% delle preferenze, lasciando le briciole alla concorrenza.
COME SI CONTESTUALIZZA LA SUA ELEZIONE?
La sua ascesa a questa presidenza ha luogo dopo due anni dal fallimento di un colpo di Stato, il 15 luglio 2016, condotto dai militari e seguito da molti uomini tra le fila delle forze armate, la polizia e le amministrazioni, con l’arresto di decine di migliaia di persone.
L’ultima purga annunciata domenica ha coinvolto oltre 18 000 persone in maggioranza soldati e poliziotti che sono stati arrestati per effetto di un decreto legge presentato come l’ultimo sotto lo Stato d’urgenza instaurato all’indomani del fallito colpo di Stato.
Il presidente Erdogan “ormai gode del sostegno istituzionale e legale per controllare quasi tutto”, nell’ambito del nuovo sistema, ha spiegato Ayse Ayata, professoressa di Scienze politiche presso l’Università tecnica del Medio Oriente (ODTU) ad Ankara.
PERCHÉ SI PARLA DI “SUPERPESIDENZIALISMO”?
Il posto di primo ministro sarà soppresso, il capo di Stato sarà detentore dell’insieme dei poteri esecutivi e potrà promulgare decreti. Nominerà ugualmente sei dei tredici membri del Consiglio dei giudici e dei procuratori (HSK), incaricati di nominare e di destituire il personale del sistema giudiziario.
Come il presidente e come capo della sua formazione politica, ”avrà il controllo dei deputati del suo partito ciò significa che il presidente avrà il controllo sui rami del potere dell’esecutivo, del giudiziario e legislativo del paese”, spiega Emre Erdogan, professore di Scienze politiche presso l’Università di Bilgi a Istanbul.
CON QUALE FORZA GOVERNERA’?
Durante le elezioni legislative, che si sono svolte contemporaneamente a quelle presidenziali, il partito della Giustizia (AKP, islamo – conservatore) di Ergodan ha ottenuto 295 seggi su 600 e i suoi alleati, il Partito di azione nazionalista (MHP), 49 seggi.
Nella nuova legislatura, l’AKP non dispone da solo della maggioranza e conterà sul sostegno del MHP per controllare il Parlamento. Numerosi esperti temono che l’alleanza con il MHP conduca a un inasprimento della politica condotta da Erdogan, specialmente per quanto concerne la questione curda.
COME SARA’ IL NUOVO GOVERNO?
Il nuovo governo avrà sedici ministri, contro i ventisei del governo uscente. Diversi ministeri saranno dunque accorpati, come il ministero degli Affari Europei che farà ormai parte del ministero degli Esteri. La presidenza si appoggerà ugualmente a delle “commissioni” e degli uffici consacrati a diversi settori.
QUALI SFIDE ATTENDONO IL PRESIDENTE?
Il problema più grande sembra essere l’economia e l’elevata inflazione, la svalutazione della moneta e un deficit dei conti correnti. Chiaramente, parte dei problemi citati sono originati dalla mancanza di fiducia dei mercati circa la strategia economica del presidente turco, che non cessa di evocare l’abbassamento dei tassi d’interesse mentre gli economisti sostengono apertamente il contrario.
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