Turchia: Erdogan vince le elezioni e assume poteri quasi assoluti

A Erdogan è bastato il primo turno senza andare al ballottaggio e il suo partito AKP, insieme a MHP (estrema destra destra nazionalista), conquista anche la maggioranza assoluta del Parlamento. Trionfo totale che garantisce al leader turco poteri più ampi dopo la riforma costituzionale dello scorso anno.
Il risultato – I sondaggi della vigilia sono stati clamorosamente smentiti dai fatti. Se fino a due giorni fa per le opposizioni sembrava possibile una sconfitta di Erdogan, o quantomeno la possibilità di andare al ballottaggio per le elezioni presidenziali e di aggiudicarsi la maggioranza parlamentare, già ieri sera era diventato evidente il trionfo su tutti i fronti dell’uomo che domina la scena politica turca da oltre quindici anni.
Il partito di Erdogan, AKP, si è infatti aggiudicato il 43% circa dei voti (in calo rispetto alle elezioni precedenti) che insieme al 11% del MHP, il partito ultra-nazionalista alleato, consente alla coalizione di Erdogan di conquistare la maggioranza dei seggi (342 su 600). Non va oltre il 34% la coalizione dei tre partiti di opposizione che ottiene quindi solamente 192 seggi, mentre a sorpresa entrano in parlamento i rappresentanti del HDP, il partito curdo, riuscendo a superare la soglia di sbarramento del 10% e garantendosi 66 seggi.
Ma la sfida principale si giocava nella corsa alla presidenza del Paese dove però la vittoria di Erdogan è stata netta (circa il 53% dei voti, abbastanza per vincere al primo turno senza andare al ballottaggio) mentre il principale sfidante, Ince, CHP, si è fermato al 30% circa.

I nuovi poteri quasi assoluti del Sultano Erdogan – Il risultato delle elezioni è ancora più importante perché segna la fine della repubblica parlamentare in favore del presidenzialismo. Infatti, dopo il referendum dello scorso anno sulla riforma costituzionale passato con il 51% dei voti favorevoli (seppur con molte ombre e contestazioni), i poteri del Presidente saranno ampliati e verrà abolita la figura del premier.
Erdogan avrà così il potere esecutivo e potrà nominare i ministri senza più confrontarsi con un premier e senza passare per l’approvazione del parlamento. Inoltre avrà la facoltà di nominare i membri del Consiglio Superiore della Magistratura, i principali pubblici ministeri, alti funzionari dello Stato e persino rettori delle università. Per poter deporre il Presidente servirà l’approvazione dei due terzi del Parlamento (cosa altamente improbabile dato che APK e MHP hanno una salda maggioranza) e il giudizio favorevole della Corte Costituzionale (i cui membri saranno per la maggior parte di nomina presidenziale).
Con il referendum, la modifica della legge elettorale e le elezioni anticipate Erdogan ha concentrato su di sé il potere esecutivo, tramite il suo partito (di cui sarà comunque leader mantenendone la guida) avrà il controllo dell’attività legislativa e persino il potere giudiziario dipenderà dalle nomine dei pubblici ministeri e dei giudici del Presidente.
Così, dopo quindici anni di attività politica ad alti livelli come ministro, premier e Presidente, Erdogan è diventato di fatto l’uomo solo al comando di uno Stato di 80 milioni di abitanti alle porte dell’Europa: il nuovo Sultano.
Le reazioni internazionali – Ben prima della fine dello spoglio dei voti Erdogan ha tenuto il suo discorso affermando che si tratta di una vittoria della democrazia e del popolo turco e nella mattinata di oggi anche il principale avversario, Ince, ha ammesso la sconfitta.
Le prime congratulazioni sono arrivate dai partner della Turchia: dall’Azerbaijan Haydar Aliyev, dall’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani, dalla Palestina Mahmoud Abbas, dall’Ungheria Viktor Orban, dalla Bosnia Bakir Izetbegovic, dall’Uzbekistan Shavkat Mirziyoyev.
A seguire anche Putin che, tramite un messaggio, ha fatto sapere che “i risultati del voto testimoniano pienamente la grande autorità politica di Erdogan” sottolineando anche l’importanza di continuare la cooperazione strategica tra la Russia e la Turchia.

Nessuna reazione invece da Washington e dai principali Stati europei, preoccupati della deriva autoritaria e islamista che sta prendendo la Turchia. Solo dalla Commissione Europea è arrivata una nota stringata da parte del portavoce Schinas in cui Bruxelles “si augura che sotto la presidenza di Erdogan la Turchia rimanga impegnata con l’Unione europea sui principali temi comuni come le migrazioni, la sicurezza e la stabilità regionale e la lotta contro il terrorismo”.
Curiosamente, sono stati anche i voti dall’estero a influire molto sull’esito delle elezioni. Le comunità turche in tutta Europa (con le grandi eccezioni di Italia e Regno Unito) hanno votato in maggioranza per Erdogan mentre quelle in Russia, Stati Uniti e Cina si sono espresse a favore di Ince.