Fisco, rebus fumo: ogni aumento della tassazione può favorire il contrabbando
“Ogni intervento sulla tassazione del tabacco in Italia, in questo momento difficile per l’economia e per il settore, dovrebbe essere attentamente ponderato in quanto la sostenibilità del gettito fiscale assicurato dal comparto risulta esposta a un rischio crescente di cospicue riduzioni (a tutto vantaggio del commercio illecito)”. Un monito severo quello con cui tre professori dell’Università Luiss di Roma, Stefano Marzioni, Alessandro Pandimiglio e Marco Spallone, hanno concluso il loro ultimo studio avente ad oggetto la tassazione dei prodotti del tabacco, pubblicata con il finanziamento di British american tobacco (Bat) e Japan tobacco international Italia (Jti).
Un appello mosso dalla forte scossa provocata dai dati negativi del consuntivo del gettito erariale 2013 da tabacco, il quale registra 13,6 miliardi, ovverosia 600 milioni in meno del 2012. E ciò non per un calo dei consumi ma, purtroppo, per l’aumento del contrabbando gestito dalla criminalità organizzata.
Secondo la ricerca, la famosa teoria della “curva di Laffer”, secondo la quale qualunque aumento della tassazione, arrivati ad un certo livello di carico fiscale, non genera più maggior gettito ma maggiore evasione, dimostra che è da fine 2012 che gli aumenti delle accise sul fumo danneggiano le casse erariali. Pertanto, un ulteriore aumento, sia per quanto riguarda l’incidenza totale che per la componente fissa, o un rincaro sbilanciato della accisa minima (che peserebbe maggiormente sui consumatori più sensibili ai prezzi) porterebbe alla diminuzione del gettito complessivo, oltre a danneggiare gli operatori.
Un problema significativo per il ministero dell’Economia, che si trova davanti alla necessità di aumentare il gettito senza discriminare tra produttori e, soprattutto, senza incentivare il fumo, ma riportando i consumi dal mercato nero a quello legale. Un’esigenza che mostra ancor più la sua impellenza se si considera che, come rileva lo studio, “il recupero di un solo punto percentuale dal mercato illecito a quello legale, rappresenterebbe per l’erario un incremento di gettito complessivo, tra Iva e accise, di circa 120 milioni all’anno”.
Giuseppe Ferrara
7 maggio 2014