La BCE abbassa i tassi: una mossa storica per sostenere la crescita
La Banca Centrale Europea abbassa i tassi di interesse di 25 punti base, con l’obiettivo di riportare l’inflazione al 2% e facilitare gli investimenti. Dopo l’incessante ciclo di rialzi iniziato a luglio 2022, la BCE ha deliberato di ridurre i tassi di interesse. Per la prima volta in 25 anni, la BCE taglia i tassi prima della FED. Secondo gli analisti si tratta di un chiaro segnale di autonomia e ripresa.
La decisione del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ha visto l’ufficialità in data 6 giugno 2024. È stato predisposto un taglio di 25 punti base che porta il tasso sui rifinanziamenti principali dal 4,50% al 4,25%, quello sui depositi dal 4% al 3,75% e quello sui prestiti marginali dal 4,75% al 4,50%. La deliberazione è stata quasi unanime, il governatore austriaco Robert Holzmann si è detto contrario e non ha appoggiato la scelta sostenuta da tutti gli altri colleghi della Euro Tower. La notizia del taglio dei tassi era nell’aria già da qualche mese e non ha destabilizzato l’andamento dei marcati; Christine Lagarde ha spiegato che la decisione arriva perché “la nostra fiducia nel cammino dell’inflazione è cresciuta negli ultimi mesi”.
Tuttavia, nonostante le parole di fiducia per il monitoraggio del processo inflattivo durante gli Spring Meetings, Lagarde rammenta che “persistono forti pressioni interne sui prezzi poiché la crescita delle retribuzioni è elevata e l’inflazione resterà probabilmente al di sopra dell’obiettivo fino a gran parte del prossimo anno”. La Lagarde ha sottolineato l’importanza di mantenere un atteggiamento vigile e di continuare con determinazione la lotta contro l’inflazione, che rimane una sfida cruciale.
“Per i cittadini diminuirà il costo del denaro e per le imprese sarà più conveniente indebitarsi a fini di investimento. La nostra decisione segna anche un momento importante della lotta all’inflazione. Riducendo i tassi abbiamo quindi deciso di moderare il grado di restrizione della politica monetaria. Ma la strada è ancora lunga per eliminare l’inflazione dall’economia. E non sarà una strada del tutto facile da percorrere. Occorrono un atteggiamento vigile, impegno e perseveranza. I tassi di interesse dovranno quindi restare restrittivi finché necessario per assicurare la stabilità dei prezzi su base duratura”.
Dunque, l’obiettivo di riportare l’inflazione al livello del 2% permane. Basti pensare che la BCE ha deciso, in sostanza, di agire ad ogni dimezzamento dell’inflazione, poiché questa è passata dal picco di ottobre 2022, quando era al 10,06%, al 5,2% di settembre 2023, al 2,6% di oggi. Con la decisione del 6 giugno scorso, la Banca Centrale Europea ha anticipato nel ciclo espansivo di politica monetaria il resto delle banche centrali del G7, dando il via a un periodo di divergenza rispetto alla Federal Reserve americana.
Le decisioni future di politica monetaria in zona Euro dipenderanno da tre fattori: dall’eventuale ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2%, dal possibile allentamento delle pressioni complessive sui prezzi nell’economia e dall’efficacia della politica monetaria contenitiva dell’inflazione. Il taglio dei tassi rappresenta un tentativo di sostenere la crescita economica e facilitare gli investimenti, ma l’obiettivo di riportare l’inflazione al 2% richiederà ulteriori sforzi e una politica monetaria ancora restrittiva. La BCE dovrà quindi monitorare attentamente l’andamento dell’inflazione e le pressioni sui prezzi, regolando le proprie decisioni future in base all’efficacia delle misure adottate e al contesto economico in continua evoluzione.