Le conseguenze del G20: partnership commerciali e speranza per i BRICS

Nel suo intervento stampa a Nuova Delhi, la Meloni ha ribadito l’importanza strategica che ricopre il G20 quale punto di dialogo con i paesi emergenti. “Non vogliamo contrapposizioni tra i paesi del Nord e i paesi del Sud”, sono queste le parole della Premier ed è chiaro il richiamo ai BRICS. Fondamentale la partnership tra Italia ed India, in vista del prossimo G7 che ospiteremo. La premier ha poi sottolineato il suo appoggio alla presidenza di Modi e all’organizzazione indiana del forum internazionale. L’India è stata al centro di un corteggiamento da molti paesi occidentali nel corso del G20, a discapito della Cina, sulla scia dell’idea di porre in essere una rotta alternativa alla Via della Seta: il presidente indiano Modi e la leader della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno annunciato il lancio della partnership strategica commerciale tra India e Europa con l’aiuto anche di Arabia Saudita, Giordania ed Emirati Arabi Uniti.
A tal proposito, la Meloni ha annunciato che l’Italia si tira indietro ufficialmente al maxi piano di investimenti grazie al quale la Cina sta aumentando il suo potere.
Nonostante l’omaggio dei leader internazionali al Memoriale del Mahatma Gandhi, un diverso messaggio di pace era fortemente atteso. La vera assente di questo forum è stata una condanna alla Russia per la guerra in Ucraina. Nella consueta dichiarazione finale, al termine dei lavori, vi è anche una sezione dedicata alla guerra in Ucraina in cui si raccomanda approssimativamente e senza un esplicito soggetto che “tutti gli Stati devono astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza per perseguire l’acquisizione di territori contro l’integrità territoriale e la sovranità o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato”. Sebbene si tratti un documento privo di vincoli legali per i capi di governo firmatari, la sensazione che aleggia è che nessuno se la sia sentita di condannare apertamente la Russia di Putin. La Meloni ha commentato il compromesso raggiunto nella dichiarazione definendolo un notevole successo diplomatico. Il Presidente del Consiglio ha spiegato che l’obiettivo dei leader di governo era creare una dichiarazione che facesse specifico riferimento all’Ucraina, e questo non era affatto scontato, considerato che le riunioni ministeriali precedenti si erano concluse senza una dichiarazione finale.
La Meloni ha enfatizzato che, nonostante si tratti di una dichiarazione di compromesso, è pur sempre significativa in questo delicatissimo contesto. Ma il colpo di scena sulla questione Russa-Ucraina giunge per mano del premier brasiliano Luiz Inàcio Lula Da Silva: il Brasile, che ospiterà il prossimo G20, è pronto ad ospitare Putin. Lula ha invitato il presidente russo a partecipare al forum internazionale, garantendogli che non sarà arrestato. Riguardo a Putin, occorre ricordare la sua mancata partecipazione sia al G20 di New Delhi che a quello dello scorso anno tenutosi a Bali. La Corte penale internazionale, primario istituzione a livello internazionale in materia di crimini di guerra e contro l’umanità, ha emesso un mandato d’arresto a marzo per i crimini di guerra commessi in Ucraina dal febbraio 2022. In linea di principio, Vladimir Putin potrebbe essere arrestato se decidesse di lasciare la Russia per recarsi in uno degli Stati che hanno ratificato lo Statuto di Roma, ossia il trattato che ha istituito la Corte penale internazionale. Nonostante il Brasile faccia parte di questo novero di stati firmatari, nella pratica la prospettiva di un ipotetico arresto non è poi così concretamente immediata.
Di fatti, la Corte penale Internazionale non dispone di una forza di polizia e dipende dalle forze dell’orine dei paesi membri. Dunque per arrestare Putin in Brasile, le forze di autorità competenti sarebbero quelle brasiliane, che rispondono a Lula. Il premier brasiliano ha affermato più volte che, fin quando ci sarà lui al governo, il premier russo Vladimir Putin non ha ragion di temere un’eventuale cattura internazionale.