Speculatori all’attacco: crollano le borse europee, sprofonda Piazza Affari, collassano le banche. E’ la fine!

di Roberto Mattei
Giornata spaventosa quella di oggi sui mercati finanziari. Dopo il crollo di venerdì scorso le principali piazze europee aprono tutte in negativo e vanno nuovamente a picco: l’indice Ftse Mib a Milano perde il 3.96%, tracolla Lisbona (-4.07%), Atene (-2.58%), giù anche Madrid (-2.69%), Parigi (-2.71%), Francoforte (-2.33%), Londra (-1.03%). Aumenta il divario tra il rendimento dei titoli di Stato italiani e quelli tedeschi; spread da record tra Btp (Buono del Tesoro Pluriennale italiano) e Bund decennali (Titolo di stato del governo tedesco), che raggiunge nuovi massimi superiori ai 280 punti. A spaventare i mercati è l’ipotesi che a breve termine anche l’Italia, come la Grecia, possa aver bisogno di liquidità, per una situazione economica e finanziaria sempre più difficile.
I riflettori sono attualmente puntati sulla riunione dell’Eurogruppo di oggi, incentrata sull’emergenza del paese ellenico, ma anche sulla possibilità che la crisi generi una vera e propria reazione a catena, travolgendo tutti i paesi della zona euro con il debito pubblico più alto e con problemi di solvibilità. Insomma si respira un clima strano, di grande attesa e forte tensione, soprattutto per la decisione di Herman Van Rompuy, Presidente del Consiglio Europeo, di far precedere la riunione da un vertice d’emergenza dell’Ecofin (Consiglio Economia e Finanza); generalmente il Consiglio, composto da tutti i ministri dell’economia e delle finanze degli stati membri, si riunisce una volta al mese a Bruxelles (o Lussemburgo) e, in via informale, una volta ogni sei mesi nel paese che in quel momento detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’UE. La convocazione di oggi invece arriva a sorpresa e viene percepita dai mercati con un certa gravità, il timore che a breve potremo assistere a un peggioramento della situazione generale.
I grandi speculatori internazionali sono come dei pirana: quando “fiutano” l’odore del sangue attaccano e riducono a uno scheletro il corpo della vittima. Questa volta hanno “intercettato” il sangue dell’Italia, l’anno assaltata e la stanno “rosicchiando” piano piano per farla colare a picco. E’ così che guadagnano. Come fanno? Semplice: scommettono sui mercati finanziari come si fa in vista di un incontro di calcio quando si punta sulla squadra perdente. Solo che qui azzardano centinaia di milioni di euro o dollari che il nostro Paese prima o poi affonda. Si chiama operatività di Short Selling, o Vendita allo Scoperto, dove è possibile vendere un titolo che non si ha ancora in portafoglio per poi riacquistarlo dopo un certo tempo, guadagnando se nel frattempo il prezzo è sceso o perdendo se il titolo è salito. Nella normale compravendita azionaria invece si acquista un titolo per poi rivenderlo in seguito, guadagnando se nel frattempo il prezzo dell’azione è salito. Fatti del genere sono già accaduti in passato nel nostro paese ma, a differenza di allora, la moneta non era l’euro bensì la lira. Cosa cambia? Praticamente tutto. Il rischio fallimento per uno stato che stampa la propria moneta, è pressoché nullo. Adesso però, con la moneta unica l’Italia non può più produrre denaro a piacimento per tappare il deficit.
Una volta il debito era in lire e quasi tutto dovuto a cittadini italiani e di conseguenza nel peggiore dei casi lo Stato poteva coniare una vagonata di “centomila” e pagare i suoi creditori. Oggi, al contrario, il debito è in euro ed è dovuto in gran parte a istituzioni straniere! Sono circa dieci anni che il nostro Paese è in una situazione di non crescita, cioè nell’incapacità di ripagare i suoi debiti proprio perché li contrae con una valuta, l’euro, che non controlla direttamente. Non potendo stampare soldi a proprio piacimento l’Italia rischia di fallire. Anche la manovra che il governo è in procinto di approvare non servirà a un granché. Oramai il nostro debito pubblico si avvicina al 120% del PIL. Quando la Grecia ha raggiunto questa percentuale è andata in default, cioè non è stata più in grado di onorare il suo debito (in pratica non si dispone più del denaro per rimborsare i titoli che lo Stato ha venduto alla gente con la “promessa” di un interesse nel tempo). Le Agenzie di rating come la Moody’s ci stanno declassando proprio perché i nostri titoli di stato sono meno sicuri di essere rimborsati di quanto non lo fossero prima. Così gli investitori non acquistano più i nostri bot, btp cct e lo Stato non ha più “contante” per fra fronte alla spesa pubblica; le uscite sono infatti maggiori delle entrate e le tasse da sole non bastano a sanare questa situazione. Solo ricevendo in prestito il denaro dagli investitori e promettendo loro un lauto interesse si riesce a controllare lo “sbilancio” entrate-uscite.
Questa mattina al centro dell’attenzione anche il mercato dei cambi, dove abbiamo assistito a un forte calo dell’euro sul dollaro che è scivolato a quota 1.405. La divisa unica continua a perdere terreno anche nei confronti del franco svizzero che oggi ha toccato un nuovo record nei confronti dell’euro portandosi a 1.1708. L’aria che si respira è proprio quella che sia in atto un tentativo di abbattere l’euro. Messaggio incoraggiante è sopraggiunto dalla cancelliera tedesca Angela Merker che ha fatto sapere di avere «piena fiducia» nella manovra economica dell’Italia ricordando tuttavia al paese di mandare «segnali urgenti» attraverso un’approvazione rapida e responsabile. Intervento anche del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha lanciato un appello alla coesione di tutte le forze politiche. Lieta la risposta dell’opposizione che ha fatto sapere che collaborerà nell’approvazione della manovra, a modo suo, ma lo farà e per questo Giorgio Napolitano, attraverso una nota diffusa dal Quirinale, ha fatto sapere di aver «preso nota con viva soddisfazione degli annunci venuti dall’opposizione nel senso di un impegno a concorrere a una rapidissima approvazione della necessaria manovra finanziaria. Ci si attende che a ciò corrisponda la immediata disponibilità di governo e maggioranza a condurre le consultazioni indispensabili e a ricercare le convergenze opportune».
La Marcegaglia infine ha ricordato a tutti che «serve una concordanza politica e sociale».