L’ultima ora. Christian Raimo e la scuola democratica
"L'ultima ora" di Christian Raimo analizza criticamente il sistema educativo italiano, evidenziando la necessità di una riforma che promuova una scuola inclusiva, meritocratica e democratica.

La scuola, oggi, subisce a più riprese la macchina del fango. Già Pasolini nel 1975 al Corriere della sera scriveva di un’urgente riforma del sistema educativo, di uno scardinamento di una scuola borghese che ha condotto negli anni (soprattutto nel movimentato ’68) all’omologazione, creando studenti incapaci di porre il piede nel mondo esterno, assuefatti da programmi troppo poco aderenti e utili alle concrete necessità del domani. Pasolini, però, viveva di pane e istruzione, era un docente, e forse bisognava ascoltarlo.
Ancora oggi molte persone (assai meno colte) criticano il sistema educatvo italiano, sebbene spesso siano incapaci di discernere il grano dal loglio. La scuola italiana è davvero tutta da buttare?
In un mondo democratico è giusto, anzi, è vitale che ognuno esprima il proprio pensiero, ma forse ci si dimentica spesso di non essere tuttologi. Avrebbe, infatti, senso se un infermiere sindacasse con un ingegnere sulla solidità strutturale e sulle fondamenta di una casa?
Si parla tanto di scuola, ma chi è a farlo? A parlare sono quei docenti che dedicano anima e corpo all’insegnamento, a volte fino a notte fonda, a dispetto delle fantomatiche 18 ore settimanali tanto vituperate dall’italiano medio? O forse è quello studente che, spinto da una motivazione intrinseca, vuole contribuire per sé e per gli altri a riformare un sistema di cui è parte integrante? No, a teorizzare sulla scuola e a criticarla a più riprese sono spesso i professionisti di altri campi, ben lontani dalla pedagogia.
L’ultima ora
Di questo, e di tanto altro, discute Christian Raimo nel suo volume L’ultima ora. Scuola, democrazia, utopia, edito da Ponte alle Grazie nell’ottobre del 2022. Raimo vive e insegna Roma, è un docente discepolo di Tullio De Mauro, un difensore della democraticità di una scuola che, per fortuna, resiste ancora alle spinte classiste di qualche critico.
Il libro passa in rassegna alcuni nodi centrali della situazione scolastica attuale, dalla formazione e immissione in ruolo dei docenti al taglio costante dei fondi, dal malcontento degli studenti alle continue riforme ministeriali, ma puntando sempre sull’importanza di una pars construens che segua la tanto necessaria destrutturazione del sistema.

Al di là dello stivale
Per capire cosa mietere sarebbe forse prima il caso di guardarsi intorno e sbirciare un po’ i sistemi educativi dei nostri fratelli europei e non solo. In Finlandia, per esempio, la scuola è concepita come una comunità. I ragazzi hanno a disposizione delle aree ricreative all’interno della struttura didattica, sale dedicate alla musica e alla fotografia o, più semplicemente, alla possibilità di fraternizzare con i compagni. Ciò contribuisce alla creazione di un clima didattico positivo e stimolante, che non spinga il discente a vedere l’edificio scolastico come un carcere da cui evadere al suono della sirena, bensì come una seconda casa, in cui restare anche, e perché no, dopo l’orario delle lezioni.
Il concetto di scuola come comunità, in Italia, sta prendendo piede pian piano al livello universitario, con la creazione di campus inclusivi che consentano ai ragazzi di vivere il periodo formativo come un’esperienza immersiva. Perché però non riesce ad affermarsi nel contesto dell’istruzione secondaria? Negli istituti di secondo grado, a mala pena, è possibile rirovare un bar; è sufficiente? Certo che no, il vero ostacolo verso una crescita da questo punto di vista viene dal frequente ed evidente taglio dei fondi all’istruzione, dal carente interesse verso l’edilizia scolastica e dal rapporto spesso poco fruttuoso tra scuola ed Enti locali. Al livello ministeriale noi possiamo fare ben poco ma come si può agire nel piccolo? Un esempio potrebbe essere la realizzazione di progetti in convenzione con gli Enti locali, con il fine di creare hub all’aria aperta, luoghi di ricreazione limitrofi agli edifici scolastici e che offrano ai discenti la possibilità di riunirsi, svolgere attività curricolari e non solo, con e senza la presenza del docente
Raimo immagina una scuola egualitaria in cui la democrazia faccia da padrone e, nonostante qualche imprecisione e un’impronta a volte un po’ troppo soggettiva, il volume merita un’attenta lettura, col fine di estrapolare spunti interessanti su cui riflettere e da cui partire per una riforma del sistema educativo. È sulla pedagogia che di certo dobbiamo puntare, sugli insegnamenti di Don Milani, Danilo Dolci, Maria Montessori o bell hooks, sull’esempio di docenti normali che ogni giorno sorridono quando pensano ai propri studenti e ai loro progressi umani e didattici, su una scuola inclusiva, meritocratica e democratica, che non produca alla fine delle macchine per il mondo del lavoro ma persone, emancipate e istruite.