Università di Tor Vergata: via al secondo appuntamento del “Living Seminar” di Maurizio Vanni
Si è svolto a Roma, presso la Facoltà di Economia dell’Università di Tor Vergata, per il Master in Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media, coordinato dalla Professoressa Simonetta Pattuglia, il secondo appuntamento del “Living Seminar – Arte&Impresa: dalla partnership al marketing emozionale” condotto dal Dott. Maurizio Vanni.
Già avevamo partecipato al primo appuntamento (clicca qui per leggere l’articolo precedente) ed eravamo rimasti piacevolmente colpiti sia dalla personalità carismatica del Dott. Vanni, sia dalle sue idee eversive, non convenzionali, sullo sfondo delle quali, iniziamo a intuire, in realtà si staglia l’immagine suggestiva di un nuovo uomo, diciamo pure senza troppo imbarazzo, di un nuovo eroe post-contemporaneo.
L’uomo si fa, non è un sé già dato, non è una realtà chiusa e risolta ma si definisce di volta in volta proprio a partire dal suo agire, afferma se stesso nella responsabilità della propria azione. Posto ciò, a questo punto è chiaro che formare significa fornire le competenze per fare, aumentare la capacità d’azione della persona, offrirgli gli strumenti cognitivi e tecnici per leggere e intervenire in maniera sensata ed efficace su una realtà problematica e complessa ma non per questo tragica.
È fondamentale nell’attuale quadro storico, per poter avviare un’attività valida, che l’individuo sappia ripensare le sue categorie di percezione e valutazione e sappia ristrutturare il suo sistema di credenze e di valori. Giocare con nuove regole, accettare nuove visioni del mondo è decisivo per superare l’impasse che la contemporaneità impone a chi pensa ancora il suo tempo secondo i paradigmi che hanno avuto successo nella modernità e che oggi sembrano non funzionare più. Questo riteniamo essere il filo conduttore che tiene insieme ogni incontro tenuto dal dott. Vanni che sin dall’inizio si intuisce avere come obiettivo didattico non tanto quello di offrire nozioni generaliste o di arringare la platea, ma di mettere in condizione gli uditori di fare, di agire e quindi in qualche modo di estendere il loro perimetro esistenziale arricchendolo di nuove e concrete possibilità.
Che la crisi sia la cifra della contemporaneità ormai è un dato e il superamento della crisi passa proprio attraverso l’accettazione di questo dato, che è un dato duro, non pacificato, non è il terreno solido e armonioso sul quale si immagina di poter costruire una città eterna, al contrario è un terreno accidentato, instabile, paludoso, ma non per questo è un terreno che va rifiutato e sul quale non è possibile costruire comunque una città meravigliosa. Serviranno altre tecniche di costruzione, servirà una nuova mappa del territorio, servirà un modo nuovo di pensare le risorse, magari non sarà una città eterna, non sarà data una volta per tutte, avrà bisogno di continue modifiche e revisioni, ma potrebbe essere comunque un luogo fecondo dove poter iniziare a vivere e a progettare un’esistenza ricca di successi e soddisfazioni.
È nell’accettazione stessa della contemporaneità (intesa come crisi) come dato, che all’individuo si aprono nuove possibilità che, come ribadisce Vanni, nel corso della storia mai si sono date in questa forma così democratica, basta solo saperle intercettare ed esplicitare in maniera orientata.
Ma c’è un paradosso in tutto questo, che poi in realtà non è un paradosso è uno stato di fatto legato alla grande complessità che anima il nostro tempo: l’individuo si trova nella particolare condizione di intuire una libertà senza precedenti, di scorgere davanti a sé un orizzonte di possibilità senza pari che attendono solo di essere colte, ma che di fatto però, a causa dei limiti naturali della persona umana in relazione alla molteplicità di competenze e di risorse necessarie alla realizzazione, sono inattuabili a livello individuale, ma diventano accessibili ed esplicitabili solo in modo plurale, a livello di gruppo.
Riuscire a costituire una squadra valida e vincente è la base, è lo zoccolo duro, sul quale poter iniziare a pensare ogni azione in modo che sia credibile e potenzialmente efficace. Dico potenzialmente perché non c’è nessuna garanzia di successo, è una scommessa; una scommessa sicuramente condotta con cognizione, con misura, attraverso strumenti che permettono di disciplinare il caso e quindi di orientare il risultato, ma è pur sempre una scommessa. Non è una partita a dadi per intenderci, la partita si decide sull’abilità del giocatore, tuttavia il successo non è garantito a priori, c’è sempre una componente di rischio di cui farsi carico, una responsabilità d’assumere e le possibilità di successo aumentano in relazione alla grinta e alle capacità che si riescono di volta in volta a mettere in capo.
Accogliere senza lagna la sfida della contemporaneità accettando di giocare la partita con nuove regole assumendosi la responsabilità del proprio fare (e anche del proprio non fare ovviamente) fa sì che questo “uomo nuovo”, di cui abbiamo parlato, acquisisca appunto le sembianze di un eroe, un eroe post-contemporaneo per l’appunto perché si pone oltre la crisi; un eroe sicuramente randagio ma non solitario, sempre orientato all’altro e al successo, che investe su se stesso e sul gruppo, pieno di entusiasmo, competente, fiducioso del fatto di riuscire a trarre da sé le risorse necessarie per percorrere nuove vie e costruire nuove strade, anche quando i sentieri di fronte a lui si interrompono. In questo incedere il ruolo della passione si fa centrale perché si traduce in un amore del fare professionale che ha il vantaggio di rendere il cammino tanto bello quanto il raggiungimento della meta stessa, con la gradevole conseguenza che lo scenario in questo modo si fa più stimolante e il rischio più sostenibile.
Ospite di questo secondo appuntamento Gianfilippo Napoletano, responsabile di Movie & Arts, agenzia molto cool di post-produzione che realizza, tra le tante cose, molti degli spot pubblicitari di grandi marchi che siamo soliti vedere sulle reti principali del piccolo schermo. In questo incontro ha illustrato il suo lavoro, che spesso viene catalogato sotto la categoria di service, servizio quindi, ma che in realtà è un lavoro molto più creativo di quello che immediatamente possa apparire, al punto da poter rivendicare il diritto di cittadinanza all’interno del più aureo concetto di arte. Anche il dott. Napoletano parlando agli uditori ha sottolineato il fatto che un fare sensato e competente cresce sullo sfondo di un modo di pensare la realtà diverso, non convenzionale.
Questi incontri nel contesto del Master in Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media sono molto fecondi perché alla formazione e alla possibilità di incontrare personaggi del mondo dell’impresa e della cultura, va ad aggiungersi un clima creativo e interattivo che stimola i partecipanti a costruire nuove relazioni che, come abbiamo visto, sono il primo passo per realizzare un’attività competitiva. Ovviamente grande merito va riconosciuto alla professoressa Simonetta Pattuglia, coordinatrice del Master, per la sua lungimiranza didattica che è sicuramente il valore aggiunto a un percorso che ha il fine di preparare gli studenti ad affrontare l’orizzonte professionale da protagonisti.
Lorenzo Echeoni e Valeria Vaticano
2 maggio 2012