10 febbraio, «Rembrandt» al cinema solo per un giorno
Il 10 febbraio «Rembrandt» è al cinema. Una proiezione all’interno del ciclo «La Grande Arte sul Grande Schermo» che permetterà di immergersi negli ultimi anni di vita dell’artista olandese. Un viaggio che, partendo dalla National Gallery di Londra e dal Rijkmuseum di Amsterdam, catapulterà gli spettatori alla scoperta della rivoluzionaria ricchezza e vivacità di un pittore alla fine dei suoi anni ma non della sua capacità umana ed espressiva. Un tour cinematografico che dilata il tempo consentendo di toccare con mano, solo per un giorno, la commovente potenza di questi ultimi lavori realizzati tra il 1652 e il 1669, anno della morte.
Una data quindi da non perdere e segnare assolutamente sul calendario perché queste opere tardive rappresentano il periodo migliore di Rembrandt van Rijn, il più umano e toccante, in cui riesce a dare alle sue opere una profondità unica mai raggiunta precedentemente. Il pittore olandese è certamente uno dei maggiori pittori di tutti i tempi, ed è interessante vedere come la sua produzione cambi, diventando più intensa proprio negli anni più difficili. Anni che lo vedono percorrere una parabola discendente che dalla morte prematura della moglie e di tre figli lo porterà, attraverso varie vicissitudini, a finire i suoi giorni in solitudine, costretto a svendere la sua collezione d’arte, sempre più misero ed ignorato. Eppure con la pittura sempre nel cuore, capace di produrre capolavori inimitabili dalla pennellata molto personale, rapida ed essenziale, e giochi di chiaroscuri eccezionali, come ne La Ronda di notte, La lapidazione di Santo Stefano e La sposa ebrea.
La serie degli autoritratti invece ci permette di vedere l’artista in abiti da lavoro, con tavolozza e pennelli, invecchiato ma nello stesso tempo con «occhi entusiasti e fermi, capaci di guardare fin dentro l’animo umano» (Ernst H. Gombrich).
Un uomo vero, in grado fino all’ultimo di compiere una rivoluzione artistica grazie al suo sguardo attento ed alle sue mani capaci. Irrequieto e segnato dalla sorte, non cede però mai alla rassegnazione, rimanendo sempre pieno di energia e pronto a sperimentare. Anzi, la quotidianità nella quale è immerso e le sue vicende personali conferiscono umanità alle sue opere. Considerato un gigante dell’arte, sfugge alle regole e alle formule, dimostrando nell’ultimo anno della sua vecchiaia di essere paradossalmente ancora più giovane e vitale dal punto di vista artistico.
Betsy Wieseman, curatrice della mostra «Rembrandt: the late works», sostiene che «anche dopo tre secoli e mezzo dalla sua morte Rembrandt continua a stupire e a sbalordire. Le sue invenzioni tecniche e la sua profonda conoscenza delle emozioni umane sono tanto fresche e rilevanti oggi quanto lo erano nel diciassettesimo secolo».
Un film che, come spiega il regista e produttore Phil Grabsky, «vi permetterà di partecipare ad uno di quegli appuntamenti che capitano solo una volta nella vita».
Paola Mattavelli
23 gennaio 2015