Tra terra e mare: al Vittoriano un antologica di Irene Petrafesa
Tra terra e mare– Opere 2001-2014 è il titolo di un’interessante mostra personale della pittrice barese Irene Petrafesa che dal prossimo 17 luglio al 7 settembre approda nella capitale presso il Complesso del Vittoriano.
L’esposizione, che ha ottenuto il patrocinio della Regione Lazio, di Roma Capitale, del Presidente del Consiglio regionale della Puglia, della Provincia di Bari, della Provincia di BAT (Barletta, Andria e Trani) e del Comune di Andria, sarà presentata alla stampa il 16 luglio alle ore 18 in Via di San Pietro in Carcere, e nei giorni successivi sarà accessibile dalle 10.30 alle 19.30 con ingresso libero.
Il percorso artistico di Irene Petrafesa si sviluppa pienamente a partire dall’anno 2000, mosso da una naturale propensione alla pittura, da un contesto familiare incline e attento all’universo artistico, nonché da una fascinazione particolare per i colori e le cromie. Un percorso intrapreso per puro piacere ma che in poco tempo porta la Petrafesa a ricevere importanti riconoscimenti e a partecipare a eventi artistico-culturali di spicco del panorama nazionale e internazionale.
Dalle circa quaranta opere esposte al Vittoriano emergono la sperimentazione tecnica dell’artista e la sua ricerca interiore, i paesaggi della sua terra e l’attenzione alle tematiche sociali, il dialogo della Petrafesa con i suoi “padri spirituali” Pasolini, Moravia, Bertolucci e Antonioni.
La mostra, curata da Claudio Strinati e Nicolina Bianchi, permette di comprendere il percorso evolutivo dell’artista e guida il visitatore attraverso le diverse fasi e i cicli dell’opera della Petrafesa facendone emergere le diverse sensibilità. Nelle sue tele la pittrice traspone “materia, spazio, ricordo, istinto, immagini captate e sedimentate nella memoria”, la realtà non come appare direttamente ma come è percepita e vissuta, evocata e ricordata, filtrata dall’esperienza emozionale ed emotiva della pittrice. Così le gru e i paesaggi industriali della Puglia avvelenata dall’Ilva si fanno immagini rarefatte e fumose, “figure eteree, impalpabili, quasi celate a volte da cromie di perla, ma che conservano sempre all’interno importanti frammenti di vitali anatomie” come sottolinea la curatrice Nicolina Bianchi. Opere che, secondo la volontà dell’autrice, invitano l’osservatore a lasciarsi trasportare dai propri sensi, a cogliere l’anima della realtà, a scoprire la magia delle cose.
di Redazione
15 luglio 2014