Naufragare nell’abisso dell’Io
Trovare un romanzo decente nelle librerie italiane non è proprio cosa facile; si scrive per vendere e non per bisogno artistico e per vendere si devono seguire alcuni dettami: stili precisi e paraculate narrative per far contento un pubblico addomesticato, praticamente un sano destro sinistro al motto “Genio e sregolatezza”. Per rendere la vita più facile al gregge ci pensano poi da una parte le classifiche marchette su alcune testate e dall’altra gli influencer che si sono fatti strada aprendo paginette sui social postando frasi o aforismi di autori che non hanno letto nemmeno per sbaglio sulla panchina del parco sotto casa (provate a chiedergli il reale significato di ciò che postano e vi farete una risata), una bella sponsorizzata, i numeri salgono ed un individuo ignorante diventa faro di cultura…se è vero che la libertà passa per la cultura, tu influencer da tonnellate di K su Instagram sappi che sei il cane da guardia di un sistema che odia la libertà individuale.
Fortunatamente ci sono eccezioni, non tantissime ma ci sono ed un esempio è il binomio tra Fazi Editore e Daniel Albizzati. Per pubblicare un romanzo come “Il Naufragio”, ci vuole tanto coraggio e un pizzico di strafottenza verso il mercato (finalmente una scelta che puzza di libertà) e l’autore del libro, sognatore di allunaggi con i piedi ancorati a terra è capace, nel suo secondo romanzo, di far diventare un coatto di periferia un elegante pensatore.
Trama semplice, contenuto profondo.
Il diario di un naufrago (sano coatto di una Centocelle qualunque) finito su un’isola di rifiuti in un posto indecifrato dell’Oceano, roba che per farsi un bagno deve attraversare la barriera corallina di bottiglie, pannolini e mascherine, niente Amazzoni a fargli da compagnia nelle fredde notti ma solo un container pieno di libri. Come lo stesso Albizzati scrive “la mente vuota è teatro dei demoni” e quella di un ragazzo cresciuto tra spaccio e vizi di ogni genere finito in un’isola deserta non deve avere proprio la capienza di un teatro ma di uno stadio probabilmente.
Solitudine ed un container di libri: il paradiso per una forbice di intellettuali, un fottutissimo inferno per un naufrago senza istruzione; le prime pagine del diario, infatti, sono un susseguirsi di frasi scritte male intervallate ogni tanto da una bestemmia ma tranquilli che con i mezzi giusti anche chi viene dalle periferie affina la favella e a metà libro circa ne avrete le prove. I libri possono essere un rifugio sicuro da una società nella quale non ci riconosciamo ma nel caso del protagonista del libro, Vadim, saranno qualcosa di più: ancora di salvezza per la convivenza con Nostra Signora Solitudine e mezzo per un’ascesi non possibile se passi le tue giornate tra cocaina e scampagnate notturne sulla Togliatti.
Ad ogni libro letto (tra le mani di Vadim capita un po’ di tutto, dal Piccolo principe al trattato filosofico) c’è un’evoluzione non solo culturale ma umana, l’abbandono del pensiero materiale, caso vuole che avvenga su un’isola piena di immondizia, per una vera e propria crescita spirituale attraverso la critica a quella che era la sua ex vita…morire per rinascere.
Albizzati riesce a scacciare i demoni mentali dal teatro del protagonista e lo fa con una coerenza spaventosa: riempie la mente di Vadim con i ricordi legandoli tra loro non solo ad immagini ma ad emozioni: c’è l’amore, c’è la violenza gratuita degna figlia dei blocchi delle borgate romane, c’è la completa assenza di pietà verso ogni cosa, animale, persona.
Come evolve la scrittura nel diario attraverso la cultura, allo stesso modo, pagina dopo pagina, lo spirito umano del naufrago passa da quel nero catrame al candore…nascere spacciati non vuol dire necessariamente morire spacciatori.
Definire “Il naufragio” semplicemente un romanzo è abbastanza riduttivo ma nell’era delle etichette ogni cosa va incasellata; Albizzati mischia le carte narrative con un’originalità di stesura completamente sua provando a rompere gli schemi di una narrativa imposta, che piaccia o no è uno dei libri più audaci che troverete nelle librerie, abbiate coraggio anche voi nel dare fiducia ai nomi emergenti e può succedere che ne sarete ripagati appieno.