Per comprendere quello che ci fa paura

“Per comprendere quello che ci fa paura”. Questo il claim dell’importante evento svoltosi ieri 5 dicembre 2018 al Circolo Filologico Milanese.
Un incontro per capire la tragedia dietro una realtà che noi Italiani non conosciamo fino in fondo: la fuga da guerre e persecuzioni. O meglio, una realtà che abbiamo voluto dimenticare, dato che in passato ha riguardato anche noi, e ovviamente riguarda tuttora ogni cittadino al mondo.
Tra gli ospiti della serata l’Arcivescovo di Milano Mario Delpini, Filippo Grandi dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e il Direttore dell’Espresso Marco Damilano.
Last but not least, l’attore di cinema e teatro Fabio Volo ha letto al pubblico brani tratti dal libro “Preghiera del mare“ di Khaled Hosseini. Brani che sono stati spunti di riflessione per comprendere un’emergenza umanitaria che uccide indistintamente uomini, donne, e bambini.
Il nuovo libro racconta le vicissitudini di un padre e del suo bambino in viaggio in mare per sfuggire dal proprio Paese.
“Mio caro Marwan… È l’inizio della lettera che un padre scrive al suo bambino, di notte, su una spiaggia buia, con persone che parlano “lingue che non conosciamo”. I ricordi di un passato fatto di semplici sicurezze, la fattoria dei nonni, i campi costellati di papaveri, le passeggiate nelle strade di Homs si mescolano a un futuro incerto, alla ricerca di una nuova casa, dove “nessuno ci ha invitato”, dove chi la abita ci ha detto di “portare altrove le nostre disgrazie”. Un futuro di attesa e di terrore, che comincerà al sorgere del sole, quando dovranno affrontare quel mare, vasto e indifferente. Questa lettera è un grande atto d’amore e nelle parole che la compongono c’è la vita. Speranza e paura, felicità e dolore.”
Hosseini è oggi un medico afgano, nonché inviato all’Onu per i rifugiati, che vive negli USA. Ma da figlio di un Diplomatico esiliato dal suo Paese, conosce molto bene ciò che racconta.
Il romanzo è curato anche da un altro scrittore impegnato in prima linea nella difesa dei diritti umani, il nostro italianissimo Roberto Saviano.