Presentazione THE GAME di Alessandro Baricco

Culturalmente parlando, ieri sera è stata una figata.
Mi si perdoni l’utilizzo di questo abusato neologismo. Se cerchiamo la parola nel dizionario, troveremo testualmente la definizione «Cosa eccezionalmente riuscita».
Già, è proprio così che è andata.
Teatro Franco Parenti, Milano. In un qualsiasi lunedì di ottobre, 2duerighe si reca all’evento un’ora prima del previsto (cioè all’orario di apertura della struttura) con l’intento di scegliere un buon posto in sala, bere un caffé, e godersi l’atmosfera suggestiva del classico teatro semivuoto che pian piano si riempie.
Io direi che non è andata per nulla come immaginavo. Sì, le porte sono state aperte in perfetto orario alle 20:30, ma davanti a me c’era già una fila che lasciava a dir poco a bocca aperta.
Una manciata di minuti dopo, la sala grande del Franco Parenti era sold out.
Con un pizzico di rabbia, una notevole folla digerisce lentamente la notizia ufficiale: In cinque minuti i 500 posti in sala sono stati già occupati.
Avremmo tutti voglia di insistere un po’, dire che ci siamo presentati all’ora giusta, dopo aver fatto tanta strada, attraversando il centro di Milano e impazzendo per il parcheggio.
Invece c’è ben poco da ribattere, è tutto più che regolare. Siamo tanti, tutto qui.
Ci accomodiamo nel Foyer, prestando attenzione a non farci soffiare via quei posti di fronte al megaschermo. Posti che adesso vanno a ruba.
C’è un angolo bar. Chi un prosecco, chi una birra fresca, sorseggiamo qualcosa di buono e ci rilassiamo.
A quel punto non manca molto. Una voce emozionata arriva d’improvviso da un altoparlante. E’ la responsabile dell’evento in Teatro. Con calore ringrazia per l’affluenza inaspettata e si scusa di non poter fare di più.
Il pubblico è sereno. Io mi guardo intorno e vedo che chi si siede chiacchiera col vicino sconosciuto.
Il potere del bello. Siamo tutti lì per la nostra rockstar. L’uomo più calmo del mondo.
Alessandro Baricco arriva. Si siede alla scrivania, vuota ad eccezione del libro The Game, che sembra più un curioso oggetto scuro trovato lì per caso, come in una sala d’attesa.
Questa sera la Cultura ha fatto il pienone. E’ oggettivo. Mille persone in totale, tra sala grande e foyer, sono accorse qui per un libro. Il fatto è già straordinario di per sé.
Lo scrittore ha uno stile peculiare e a detta del popolo inconfondibile. Baricco può piacere o non piacere, ma negli anni abbiamo imparato a conoscerlo e qualcosa gli è sempre stato riconosciuto all’unanimità. Sa parlare. Intrattiene una folla che adesso si suddivide tra chi è seduto, chi in piedi, chi accovacciato per terra. Tutti pendiamo dalle labbra di quest’uomo pacato, che ci mostra la sua geniale visione di questo mondo moderno e spaventoso. Una società digitale che nel migliore dei casi ci fa paura.
The Game
Prima scena
Calciobalilla, flipper, videogioco. Prendetevi mezz’ora e passate dall’uno all’altro, in quest’ordine. Pensavate di giocare, invece avete attraversato lo spazio che separa una civiltà, quella analogica, da un’altra, quella digitale. Siete migrati in un mondo nuovo: leggero, veloce, immateriale.
Seconda scena
Prendete l’icona che per secoli ha racchiuso in sé il senso della nostra civiltà: uomo-spada-cavallo. Confrontatela con questa: uomo-tastiera-schermo. E avrete di fronte agli occhi la mutazione in atto. Un sisma che ha ridisegnato la postura di noi umani in modo spettacolare.
«Qualsiasi cosa si pensi del Game, è un pensiero inutile se non parte dalla premessa che il Game è la nostra assicurazione contro l’incubo del Novecento. La sua strategia ha funzionato, oggi le condizioni perché una tragedia come quella si ripeta sono state smantellate. Ormai ci siamo abituati, ma non va mai dimenticato che c’è stato un tempo in cui, per un risultato del genere, avremmo dato qualsiasi cosa. Oggi, se ci chiedono in cambio di lasciare la nostra mail ci innervosiamo».
In libreria dal 2 ottobre 2018.
ALESSANDRO BARICCO
Nasce a Torino il 25 gennaio 1958. Si laurea in Filosofia con una tesi in Estetica e studia contemporaneamente al Conservatorio dove si diploma in pianoforte. L’amore per la musica e per la letteratura ispireranno sin dagli inizi la sua attività di saggista e narratore.
Nel 1994 ha ideato e fondato la Scuola Holden a Torino, di cui è preside, e dal 2005 è socio di Fandango Libri.